Omelia (21-12-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Il leitmotiv che ci mette in discussione "In fretta". Maria si incammina immediatamente verso la casa di Elisabetta dopo aver accolto con gioia l'annuncio della sua prossima maternità e dopo avervi dato l'assenso; si muove con speditezza affrontando tutti gli imprevisti e i pericoli del viaggio non perché avrebbe omesso qualcosa alla sua attendibilità nei confronti del Signore qualora avesse esitato a mettersi in cammino, ma perché ormai era stata investita dalla presenza sconvolgente del Signore, con quale aveva instaurato un rapporto di reciproca stima e di dialogico rapporto e adesso si sentiva afferrata da uno slancio missionario che la conduceva a condividere con Elisabetta la gioia della maternità prossima medesima. Non c'è infatti missionarietà né attività di evangelizzazione o di apostolato alcuna che non parta innanzitutto dalla personale relazione con Dio, dalla consapevolezza di essere stati coinvolti in prima persona dal messaggio, di aver instaurato un dialogo filiale con lui; ora, come poteva Maria non avvertire la necessità di "partire" immediatamente dopo aver riflettuto ed esternato il proprio senso critico e le proprie capacità decisionali davanti alla proposta della visione angelica? Così si reca da Elisabetta. Altro aspetto caratteristico di tale slancio missionario è la permanenza di Maria nella casa della prossima madre di Giovanni: se è vero infatti (com'è vero) che la missione non comporta soltanto il partire per altri liti e per altre esperienze, ma anche il soffermarsi in esse allo scopo di apportarvi con la dovuta pazienza l'annuncio che ci è stato affidato, ebbene in Maria la missione è completa: restando nella casa di Elisabetta potrà infatti predisporre molto meglio lo spirito alle future peripezie che la sua maternità comporterà, e intanto Elisabetta avrà la possibilità di considerare maggiormente sulla figura del suo nascituro: Giovanni Battista, il precursore di Gesù. Potremmo dire che se nella decisione di Maria di partire dalla propria casa vi è la perentorietà della missione, nella persona di Elisabetta vi è invece la corrispondente, necessaria, attitudine all'accoglienza dell'annuncio nello spirito della fede; ella infatti esulta alla presenza della Vergine, che non esita a riconoscere "Madre del mio Signore", quindi ad intravedere in Lei il luogo in cui fra poco si realizzerà l'incarnazione del Verbo e questo è un atto di fede e di accettazione spontanea e indiscussa dell'annuncio. Missione, annuncio, accettazione... Ma qual è il litmotive di tutto questo? Senza dubbio Gesù. Tutti gli episodi si consumano infatti in vista di Lui e hanno in Lui la loro ragion d'essere: è Gesù infatti il Messia tanto atteso dalle genti, il Salvatore che verrà a liberare il popolo dalla schiavitù del peccato e ad instaurare il Regno di Dio e l'umiltà interpretata dal Salvatore e tanta e tale che perfino la cittadina nella quale verrà alla luce assume una grossa rilevanza: stando alla prima Lettura infatti Betlemme non è più l'ultimo dei centri, come si poteva opinare nel tempo, ma da essa nascerà il "dominatore di Israele." Gesù verrà a rinnovare il cuore dell'uomo e ad instaurare un nuovo programma di vita dell'umanità fondato sulle Beatitudini; ma già nella sua nascita codesto programma si realizzerà, coinvolgendoci tutti quanti nella gioia della grotta di Betlemme. Saremo in grado noi di "partire" da noi stessi, cioè di affrontare le fatiche e le privazioni di un viaggio parallelo a quello di Maria, per poter abbandonare le nostre presunte ambizioni di autoaffermazione per dischiuderci a beneficio degli altri? In forza dell'Avvento che ha accompagnato il nostro cammino abbiamo avuto la speditezza della conversione, unica atta a favorire in noi la convinzione della presenza di Dio nella nostra vita come è avvenuto in Maria? Se questo è avvenuto, l'evento di Betlemme apporterà in noi pace ed esultanza e ci condurrà ad esultare con gli altri, cioè a donarci nella gioia dell'oblazione e del servizio, dell'umiltà e della rinuncia a noi stessi; sperimenteremo l'emozione dell'imminenza, quella per la quale in tutte le circostanze affini l'animo esulta e si risolleva. Come al termine dell'anno scolastico prima delle vacanze estive. se invece abbiamo vissuto con freddezza l'Avvento, sulla scia delle sole prerogative del consumo e dello sfarzo, allora il Natale non potrà che essere per noi una... festa senza festeggiato, un motivo di condanna per noi stessi. A questa eventuale lacuna si potrà sempre rimediare successivamente, ma ci accorgeremo tuttavia di aver perduto un'occasione unica: quella dell'Avvento, che vuol dire preparazione, predisposizione e... pregustazione della gioia. E' vero infatti che il centro della nostra attenzione è il 25 Dicembre, tuttavia l'Avvento la importanza ce l'ha, e il fatto che sia giunto al termine non può che interpellarci tutti sul nostro stato spirituale. LA PAROLA SI FA' VITA -Spunti per la riflessione- --L'Avvento sta per concludersi: tiriamo le somme. Come l' ho trascorso? --Mancando pochi giorni al Natale, quali impressioni e sensazioni mi pervadono? --In quali modi, concretamente, potrei dare a tutti l'annuncio della gioia natalizia? |