Omelia (02-11-2011)
don Alberto Brignoli
Gesù Cristo, la contraddizione di Dio sulla morte

Viviamo una vita fatta di contraddizioni, nella quale ci svegliamo al mattino pensando di poter fare una cosa e ce ne andiamo a letto la sera avendone fatta un'altra totalmente contraria. Potremmo ognuno citare vari episodi capitatici al riguardo.
Nessuno però potrà mai narrarci, quando capiterà a lui, la più grande delle contraddizioni della vita; l'unica cosa certa della vita della quale, però, non si può sapere nulla con certezza. La morte, la grande contraddizione, di cui sappiamo perfettamente e non sappiamo nulla al tempo stesso. Quella cosa che dice "no" dopo averci fatto dire "sì" a tante cose. Quella cosa che fa paura a tutti eppure tutti ne parlano, molti pure in maniera egregia, addirittura gettando ancor più luce e bellezza sulla vita. Perché una bella morte, vissuta con dignità, onora tutta la vita.
Di fronte a essa, pure i nostri ideali di vita acquistano importanza: se un uomo non scopre nemmeno una cosa per la quale valga la pena morire e sacrificare la vita, non riesce a dare senso neppure al suo vivere. Anche se è molto più facile trovare gente disposta a morire per degli ideali che a vivere per essi.
Ma la vita è segnata continuamente dalla morte. Non solo perché sperimentiamo la morte delle persone care sulla nostra pelle, o per le scene di morte che la cronaca ogni giorno ci racconta, ma perché il nostro quotidiano vivere è fatto di tante piccole sconfitte, di tanti piccoli momenti di insuccesso, di limite (come la malattia, ad esempio)...tutti preludi del grande limite della morte.
E la morte ci segna anche nel pensiero, soprattutto quello dei grandi pensatori: quasi tutti si sono cimentati con essa, pronti a definirla nelle più disparate maniere, eppure sempre in relazione alla vita e al senso dell'esistere.
Allora, la morte è vista come il passaggio all'immortalità, di cui la vita è solo il momento dell'infanzia: anzi, non siamo ancora completamente nati e già siamo destinati a morire, perché il tempo è maestro di vita, noi siamo suoi alunni, ma purtroppo siamo destinati ad essere da lui uccisi per morire prima di lui.
E questo tempo, non possiamo sprecarlo lasciandoci andare a leziosi discorsi o a conversazioni senza senso, aspettando - per fare pensieri profondi - la fine della nostra esistenza, che siamo certi verrà ma non sapremo mai quando.
Dobbiamo sfruttarlo in pienezza, perché la vita scivola via. Dobbiamo vivere come se tutto finisse domani, ed imparare a vivere come se ciò non terminasse mai. Perché la morte distrugge tutto, è vero, ma la coscienza della morte ci salva e ci rende più vivi. Non pensarci, non serve a nulla: così fa la maggior parte degli uomini, convinti che per essere felici è meglio non pensarvi mai.
Poi però da questo sogno di vita ci risveglia la morte: cosa tremenda, ma ancor più tremendo è sapere di morire senza aver vissuto per qualcosa di cui valeva veramente la pena. Nasciamo una volta sola, perché due non c'è concesso: e se rinviamo l'occasione che oggi abbiamo per vivere, a noi che non siamo padroni del domani ci toccherà giungere alla morte senza pace perché non avremo vissuto.
E poi c'è pure chi gioca d'anticipo, e non potendo comprendere la morte fa in modo di farla giungere il prima possibile. La tristezza ci porta spesso a pensare alla morte: siamo tristi e vorremmo morire, e non pensiamo a coloro che vorrebbero vivere e invece sanno di dover morire. Se avessimo questa coscienza, tutti quanto avremmo più gioia di vivere, e la noia non troverebbe posto nel nostro cuore. Ma finché abbiamo desideri e stimoli, abbiamo ragione di vivere. La loro soddisfazione è la morte.
Eccole, tutte le sue contraddizioni: vorremo non arrivasse, ma senza di lei non ce la sentiamo di continuare. E troviamo il senso della vita solo quando diamo un senso al morire.
Sembrano tutte grosse contraddizioni. Ed è la morte a provocarle in noi. Ma la morte stessa è stata contraddetta.
La contraddizione più grande al mistero della morte ha un nome, un volto, uno spazio e un corpo: Gesù Cristo. È lui la contraddizione di Dio sulla morte. Laddove la morte pensava di essere definitivamente vittoriosa per aver sconfitto il Figlio di Dio, Dio stesso si burla di lei, facendole credere di avercela fatta di nuovo, ma non né così.
Perché con Gesù Cristo non è stato possibile portare a casa i tre punti della vittoria. E per di più - contraddizione eterna - questo avviene nell'ora della sua morte, sul Calvario.
Morte apparente? No, per nulla. Morte reale e atroce, ma impotente. Impotente di fronte al mistero di un Dio morto e risorto, che risorge dalle situazioni di vita più drammatiche, che ci fa pregustare la resurrezione ogni volta che diamo un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano; che ci fa capire la bellezza del vivere grazie al quotidiano contatto con il morire, termine ultimo della nostra corsa, e mai parola definitiva sulla nostra esistenza.
Si può morire anche da vivi, quando si perde la capacità di stupirsi e di provare sorpresa di fronte alle cose: ci possiamo permettere di vivere anche avvolti e attorniati dall'ombra della morte, se abbiamo la certezza che l'ultima parola sull'uomo e sul mondo sarà di Dio.