Omelia (01-11-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Matteo 5,3

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Mt 5,3


Come vivere questa Parola?

È questo l'inizio di quello che forse è l'annuncio più rivoluzionario mai udito sulla faccia della terra.

L'attenzione va messa su quel "beati" che è la parola chiave (ripetuta ben nove volte), per capire questo annuncio-sintesi alto e solenne di tutto, l'insegnamento di Gesù.

Quando io dico a una persona: beata te perché hai questo e quest'altro, mi congratulo con lei e nello stesso tempo le auguro che la sua beatitudine (= contentezza di fondo) perduri nei suoi giorni.

Quando Gesù, in questo suo manifesto che sono le beatitudini, pronuncia questa parola per proclamare qualcosa di fondamentalmente importante per la gioia piena dell'uomo di tutti i tempi e luoghi, fa un annuncio, realizza un'apertura di orizzonte dove tutta la felicità riposta erroneamente nell'avido accumulo di beni di questo mondo e nel loro egoico possesso si rivela per quello che è: un'illusione. Ecco perché la prima beatitudine non riguarda i nullatenenti ma proprio quelli che, tenendo molto o poco o nulla, sono però uomini coscienti di essere salvati da Dio e dunque da lui immensamente amati, abilitati non a trattenere ma a dare.

Beati i poveri in spirito significa: Siate felici in cuore voi che siete liberi da ogni attaccamento a persone, ad animali, a cose. E proprio perché non siete incollati a nulla, possedete l'affetto dei figli, dei genitori, degli amici, lo scodinzola mento amico del cane, le fusa allegre del gatto, il sorriso della rosa.

Signore, dammi di avere sempre più bisogno di te, della tua parola, del tuo amore, della tua gioia. Fa' che io sia sempre meno avido di accumulo e di possesso. Dammi in cuore il canto dell'uccello che quanto più è fuori da gabbie di ogni tipo, tanto più vola alto e canta gioioso nel sole.

La voce di un saggio

Il valore di un uomo si misura dalle poche cose che crea, non dai molti beni che accumula.
Kahlil Gibran