Omelia (28-12-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Se la Parola di Dio è fuori moda... Ebbene restiamo antiquati! Tutte le volte che noi ci si trovi di fronte ad un evento di gioia quale la nascita di un bambino, non è affatto fuori luogo che il nuovo arrivato sia elemento di comunione familiare per noi: attorno al bambino appena nato ci si ritrova tutti, genitori, figli, parenti, dimenticando ogni sorta di malessere e di divisione ma condividendo in tutto e per tutto la letizia dell'arrivo. Ci si prodiga tutti, chi in un modo chi nell'altro, nell'assistenza del piccolo e ci si orienta in vista di programmi per il futuro. Insomma: almeno in quei momenti regna l'armonia e la concordia. Che dire poi di quei coniugi presso i quali la vita matrimoniale incipiente aveva riservato urti e dissapori, e che adesso nel primo figlio trova il monito agli accordi e alle intese: c'è un bambino, e per poter gestire assieme a lui la nuova dimensione familiare dobbiamo per forza riorganizzare la nostra vita cercando di andare d'accordo! Ben venga in questi casi, la nascita di un bambino. Stando alle riflessioni di cui all'inizio, non è affatto fuori luogo la presenza del tema della Santa Famiglia nel contesto del Tempo di Natale; soprattutto perché i personaggi di essa sono coloro che vivono uno spirito particolare che li accomuna maggiormente attorno alla figura del loro Bambino: lo spirito della fede e della vita secondo la Parola di Dio. Il Bambino che stringono fra le braccia e per il quale lotteranno assiduamente per la difesa e per la crescita umana, materiale e spirituale è il Figlio di Dio fatto uomo, che li aveva già interpellati a proposito della disponibilità all'ascolto di Dio quando aveva raggiunto Maria nella persona dell'angelo Gabriele e aveva convinto Giuseppe alla rinuncia al ripudio segreto della giovane donna, adesso lo stesso Figlio di Dio trova nei due coniugi la medesima disponibilità di fede e di speranza nei due sposi, perché noterà subito l'intraprendenza e le iniziative di essi nel realizzare la volontà di Dio in questa missione così difficile di "essere genitori". E sì... Perché essere genitori è sempre stato un impegno abbastanza impegnativo e non privo di acredini e di disfatte, specialmente nella nostra cultura contemporanea così distratta da tutto quello che allontana dalla concezione vera e propria della famiglia: se già la Tv toglie lo spazio al necessario dialogo in famiglia, che cosa si dovrebbe dire degli "abusi dell'informatica", per le quali i ragazzi sin da piccoli trascorrono 11 ore del loro tempo connessi ad Internet, molte volte esposti ai rischi della pornografia, della licenziosità delle immagini e delle conseguenti cattive abitudini? E quanto spazio si dedica nelle nostre case al raccoglimento e al confronto fra noi coniugi reciprocamente e con i nostri figli? Non è rara la situazione nella quale i nostri focolari domestici svolgano la funzione limitativa a quella di un "dormitorio", essendo solo quella dei pasti l'occasione per un confronto sincero sui nostri problemi e sulle nostre prospettive; e tuttavia questa è sempre fugace e (purtroppo) molte volte foriera di scontri e di amarezze banali, scaturenti dalla tensione e dal nervosismo che ci si trascina dall'ambiente lavorativo o professionale. Aprendo una parentesi, proprio questa potrebbe essere una delle soluzioni alle carenze del dialogo familiare: restare vincolati a tutti i nostri impegni ma allo stesso tempo essere alquanto distanti dai medesimi: in termini concreti, sul lavoro non pensare affatto alla famiglia e alla situazione domestica (se non per fattori di estrema gravità) e in ambiente casalingo non considerare i problemi del lavoro e la fatica professionale, ma piuttosto predisporsi al colloquio, all'ascolto, al dialogo.... Che termine difficile, questo. Che cosa comporta una dimensione dialogica? Semplicemente l'attitudine a non dire soltanto la propria su qualsivoglia argomento o deliberazione, ma ad ascoltare, accogliere e valorizzare le posizioni dell'altro senza critiche né pregiudizi, valutando la positività delle sue affermazioni anche quando non siano del tutto condivisibili; quindi proporre le proprie convinzioni, ma restando ben lungi dall'"imporle". Per quale motivo avvengono infatti numerosi scontri familiari (volte per banali motivi) se non per il fatto che si tende noi ad una certa "coercizione" nell'esporre le nostre opinioni e nel risolvere su certi argomenti decisionali? E' giusto, per dirne una, che i giovani apprendano dall'esperienza degli adulti non omettendo di far tesoro dei loro consigli; ma è altrettanto vero e fondato che da parte degli adulti si debba riscontrare la legittimità delle esigenze dei giovani e considerare la difficoltà del periodo che essi stanno attraversando. Ma se consideriamo le difficoltà di quanti vivono la vicenda familiare nella composizione effettiva dei membri, non possiamo trascurare d'altra parte che analoghe situazioni problematiche affrontano anche tutte quelle coppie a cui non è stato concesso, non per loro volontà, il dono dei figli: in questi casi non è raro l'abbattimento psicologico, il senso di smarrimento e di desolazione nel realizzare il confronto con quanti i figli li hanno avuti, e non di rado si soffre nell'abbattimento e ci si dà a manifestazioni di invidia e di gelosia... C'è chi, fra queste coniugi coltiva l'amore e l'oblazione verso altri bambini, ma la lacuna è ugualmente grande e l'unica consolazione è quella della speranza nelle parole della fede (A Dio nulla è impossibile!), sull'esempio della Parola di Dio. La Liturgia odierna sottolinea infatti che a prescindere da tutto, quello della famiglia resta sempre un valore irrinunciabile e dall'importanza non secondaria e suggerisce l'ottica migliore da adottarsi quale espediente per la conduzione efficace della vita familiare in tutte le circostanze: se prestiamo attenzione alla Prima Lettura noteremo che Anna, per la grazia di un bambino tanto atteso e tanto desiderato fra le lacrime, mostra come unica preoccupazione la riconoscenza verso il Signore, manifestando lo zelo nel "consacrare" il proprio figlio a Dio; il che equivale a dire che questa brava donna si affannerà affinché la crescita del proprio fanciullo possa muovere secondo i passi della fedeltà alla Parola di Dio e agli insegnamenti del Signore. Tale e quale è anche l'atteggiamento di Maria e di Giuseppe, che, sia pure nella momentanea esitazione, non disdegnano che Gesù si occupi delle "cose del Padre suo"... Prescindendo dalla personalità e dai ruoli che ricopriranno, i fanciulli una volta cresciuti godranno di ottima realizzazione...Se la Parola di Dio è fuori moda, ebbene meglio essere antiquati. LA PAROLA SI FA' VITA -Spunti per la riflessione- --Quali rapporti vivo con i miei genitori? Riesco ad andare d'accordo? --Nelle mie difficoltà e preoccupazioni, mi apro con fiducia ai genitori senza nascondere nulla, anche eventuali mie mancanze (es: marinare la scuola, ecc...) --Riesco a valorizzare gli insegnamenti degli adulti? Come reagisco di fronte alle loro obiezioni? --Come mi atteggio solitamente di fronte ad un diniego da parte loro? --"Se papà fosse... Se mamma fosse... facesse... dicesse... " ecc; Quante volte lo abbiamo detto! Ebbene, cosa vorremmo noi dai genitori perché si possa noi instaurare con loro un dialogo concorde e sincero? Cosa "rimproveriamo" loro? PER I GENITORI --Come vivo attualmente il mio rapporto con i figli? --Come mi dispongo di fronte alle loro richieste e pretese? --Sono solito comprendere i loro sbagli, le loro esigenze, le loro afflizioni...? --Come mi atteggerei qualora mi avessero nascosto un problema o un misfatto di grave portata? --Domandiamoci: quali ritagli di tempo potremmo dedicare alla famiglia. |