Omelia (02-11-2011)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Francesco De Franco

Celebriamo oggi la commemorazione dei fedeli defunti. Una memoria che trae le sue origine nel X sec. d.C. "Nel convento di Cluny viveva un santo monaco, l'abate Odilone, che era molto devoto delle anime del Purgatorio, al punto che tutte le sue preghiere, sofferenze, penitenze, mortificazioni e messe venivano applicate per la loro liberazione dal purgatorio. Si dice che uno dei suoi confratelli, di ritorno dalla Terra Santa, gli raccontò di essere stato scaraventato da una tempesta sulla costa della Sicilia; lì incontrò un eremita, il quale gli raccontò che spesso aveva udito le grida e le voci dolenti delle anime purganti provenienti da una grotta insieme a quelle dei demoni che gridavano contro lui, l'abate Odilone.
Costui, all'udire queste parole, ordinò a tutti i monaci del suo Ordine cluniacense di fissare il 2 Novembre come giorno solenne per la commemorazione dei defunti. Era l'anno 928 d. C. Da allora, quindi, ogni anno la "festa" dei morti viene celebrata in questo giorno"
(dal sito www.santibeati.it).
Siamo invitati oggi a "commemorare" i nostri cari defunti. Il termine è composto da due parole "cum" (con) e "memorare" (ricordare). Ci è chiesto di non dimenticare tutti coloro che il Signore ha chiamato a se e a farlo insieme. La liturgia ci invita in questo giorno a fare festa e a gioire per coloro che sono alla destra di Dio e partecipano al banchetto "di grasse vivande" che il Padre ha preparato per i suoi figli (Is 25).
In questa giornata la chiesa ci propone tre schemi per le celebrazioni delle Messe. La scelta è caduta su alcuni di questi testi: Sap 3,1-9, Sal 41-42, Mt 25,1-13, in quanto penso che la celebrazione odierna sia un inno alle virtù teologali: la fede, la speranza e la carità, un inno alla vita in Dio.
Il testo della Sapienza afferma con fermezza quello che la chiesa crede e spera "le anime dei giusti sono nelle mani del Signore nessun tormento le toccherà" e "essi sono nella pace" in contrasto con il pensiero degli stolti " ai loro occhi la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro dipartita da noi una rovina". Il testo di Matteo sottolinea come il premio dei giusti, "coloro che saranno chiamati a stare alla destra del Padre" scaturirà dalla carità, cioè dalla capacità di servire Gesù nei fratelli che sono nel bisogno e nella necessità. In un mondo in cui si tende ad esorcizzare la morte, cercando di allungare il più possibile la vita (la clonazione, la chirurgia estetica) o a non prenderla in considerazione e a banalizzarla (droga. alcool, vita senza freni) noi credenti non riusciamo ad essere testimoni della bellezza dello stare con Dio oggi e per l'eternità. Pensiamo e parliamo poco della morte se non quando ci tocca personalmente o in qualcuno dei nostri cari. L'esperienza che quotidianamente vivo nel ministero è quella di anziani e ammalati che muoiono senza il conforto di Dio per evitare che la vista del sacerdote turbi l'infermo. Si ricorre al sacerdote per tante cose ma raramente lo si chiama per accompagnare un morente tra le braccia di Dio. Penso a tutte quelle volte che recitando la professione di fede diciamo "Credo la comunione dei santi" e mi chiedo se realmente crediamo che esista una vita dopo la morte, che i nostri cari siano con Dio e se questa sia l'aspirazione per ogni credente, per noi che abbiamo ricevuto il battesimo.
Concludo invitandovi a far nostra la richiesta del salmista "l'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente, quando vedrò il volto di Dio?"... e a non cadere nello sconforto, "perché ti rattristi anima mia, perché ti agiti in me?" ma a vivere nella speranza " Spera in Dio, ancora potrò lodarlo, lui salvezza del mio volto e mio Dio" (salmo 41-42).
Questa è la nostra fede, questa è la fede della chiesa e noi dobbiamo gloriarci di viverla in Cristo Gesù nostro Signore.