Omelia (01-11-2011)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Padre Alvise Bellinato

LODARE DIO FA BENE ALLA SALUTE

Forse qualche volta ci sarà capitato di chiederci perché in chiesa lodiamo Dio.
Cantiamo "Gloria a Dio nell'alto dei cieli", celebriamo le "Lodi mattutine", gli facciamo... un sacco di complimenti.
Chiedergli perdono... si capisce perché.
Chiedergli un favore... mi pare che sia comprensibile.
Ma perché Dio bisogna lodarlo? Voi sapreste rispondere a questa domanda?
Sarà che Dio ha bisogno di queste lodi?
Oppure speriamo, dicendogli delle cose belle, che lui ci "prenda in simpatia" e ci dia in cambio qualcosa?
A cosa serve lodare? O meglio: a chi serve lodare?
La Messa, tra un po', ci offrirà una prima risposta, magari un po' difficile da mettere in pratica: "È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie, sempre e in ogni luogo, a te, Signore, Padre Santo, Dio Onnipotente ed eterno".
Lodare Dio è una cosa buona: su questo credo che non abbiamo dubbi. Non combiniamo nulla di male quando lo facciamo.
È anche una cosa giusta; e probabilmente fin qui ci possiamo arrivare pure. Se crediamo che Dio ci ha dato il dono più bello, la vita, possiamo forse arrivare ad accettare che dirgli "grazie" sia quanto meno un segno di buona educazione. E va bene.
Se diciamo che lodare è fonte di salvezza, allora qui iniziano probabilmente i problemi. In che senso la lode può salvarci? E da che cosa ci salva?
E, soprattutto, come è possibile lodare "sempre" e "in ogni luogo"? Dobbiamo lodare anche quando ci cade una tegola in testa, oppure quando ci troviamo in un luogo come il cimitero? "Sempre e in ogni luogo" ci ripete, ogni domenica il prete nella Messa...
Anche la Bibbia dà ragione al prete: "Fratelli, in ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi " (1 Tess 5, 18).
Il Prefazio Comune IV, all'interno della Messa, ci aiuta a rispondere a queste domande difficili e, credo, imbarazzanti:
"Tu, o Dio, non hai bisogno della nostra lode, ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie; i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza,
ma ci ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signore".
Dio non ha bisogno che lo lodiamo, e certamente non diventa più Dio con le nostre Lodi.
La gratitudine nel cuore dell'uomo, che si manifesta nell'atteggiamento della lode, del ringraziamento, del "dire bene" di Dio (benedire), sono invece cose importanti per l'uomo: esse gli ottengono una grazia particolare, che lo salva, cioè lo rende sereno, con il cuore in pace, lo mette in una relazione giusta con Dio.
Laddove l'indurimento del cuore, il rancore, la mancanza di perdono, l'incomprensione di ciò che Dio ha permesso e la durezza possono anche somatizzarsi oltre che in malattia spirituale, anche in sofferenza fisica, la lode porta gratitudine, serenità, pace, guarigione (spirituale e, a volte, anche fisica).
Potremmo dire che l'uomo ha bisogno di lodare Dio. Quando riesce a farlo con tutto il cuore, perché ha capito che Dio lo ama infinitamente, ha compreso con il cuore che tutto ciò che accade non è frutto del caso ma di un piano benevolo che ha come fine la nostra crescita e il nostro vero bene, allora inizia a sperimentare la salvezza: inizia a vivere con Lui in un rapporto nuovo, riconciliato, pieno di gratitudine e di pace.

LODARE I SANTI FA BENE ALLA SALVEZZA
A questo punto, dopo questa introduzione sul senso della lode, potremmo chiederci perché la Chiesa dedica il 1° Novembre alla celebrazione dei Santi.
Per analogia, potremmo applicare ai Santi il discorso che abbiamo fatto sulla lode a Dio.
S. Bernardo lo dice con una chiarezza straordinaria, in una sua famosa omelia
: "A che serve dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità? A che i nostri encomi per essi? I santi non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. É chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri interessi, non i loro" (Disc. 2; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 364-368).
La celebrazione di questa solennità "fa il nostro interesse" -sempre secondo S. Bernardo- in tre modi.
Aumenta la volontà di raggiungere la salvezza
"La memoria dei santi suscita o stimola maggiormente in noi la volontà di godere della loro tanto dolce compagnia e di meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, di trovarci insieme all'assemblea dei patriarchi, alle schiere dei profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi.
Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a loro, stimoliamo nel nostro cuore l'aspirazione più intensa a condividerne la gloria. Questa bramosia non è certo disdicevole, perché una tale fame di gloria è tutt'altro che pericolosa" (ibid.).
È un po' quello che abbiamo ascoltato a conclusione del Vangelo odierno: "Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".
Questa festa ci aiuta a guardare alla "grande ricompensa dei cieli", a ravvivare il desiderio di raggiungerla.
Gli esempi dei santi rinvigoriscono in noi la volontà di raggiungere il cielo, a cui siamo stati chiamati fin dal giorno del nostro Battesimo.

Stimola il desiderio di vedere Cristo
"La commemorazione dei santi stimola il desiderio che Cristo, nostra vita, si mostri anche a noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come è ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere per noi qui in terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria, ma circondato dalle spine dei nostri peccati.
Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto un capo coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli fanno onore, ma lo espongono al ridicolo.
Giungerà il momento della venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua morte. Allora sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta con lui in Dio.
Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui brilleranno le membra glorificate. Allora trasformerà il nostri corpo umiliato, rendendolo simile alla gloria del capo, che è lui stesso" (ibid.).
Lo abbiamo sentito chiaramente nella seconda lettura: "Sappiamo che quando Cristo si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è".
I Santi ci mostrano, con la loro vita, che vale la pena affrontare anche qualche sofferenza, per arrivare a vedere il Cristo faccia a faccia.
Ci ricorda che dobbiamo chiedere il loro aiuto
"Perché la speranza di una felicità così incomparabile abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi. Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione, arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere" (ibid.).
È questo il messaggio che ci è stato comunicato dalla prima lettura: "Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani".
Proprio perché i Santi stanno davanti al trono di Dio e sono vittoriosi, essi possono intercedere per noi: la Chiesa li invoca e chiede il loro aiuto.
Preghiamo perché questa celebrazione aumenti in noi la volontà di essere santi, stimoli il desiderio di vedere Cristo glorificato, infonda in noi maggiore confidenza nella comunione dei Santi.