Omelia (11-11-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Sapienza 13,5 Dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. Sap 13,5 Come vivere questa Parola? Lo sguardo contemplativo che si posava sulla bellezza di una natura ancora verginalmente intatta, il timoroso stupore suscitato dalle manifestazioni di grandezza e di forza che da essa si sprigionavano portavano l'uomo primitivo a piegare riverente il ginocchio: manifestazione di un'inconsapevole religiosità, che ha lasciato traccia di sé nei reperti archeologici e che rivela quanto questa dimensione sia connaturale all'essere umano. Oggi, la scienza ci ha permesso di ampliare le conoscenze: sappiamo che il nostro universo non è che una marginalissima porzione di quello straordinario scenario che si dispiega nello spazio, e che non cessa di colmarci di gioioso stupore per l'ordine, l'armonia, la bellezza che ovunque regna sovrana. Ma stranamente la meraviglia non si coniuga più con l'adorazione. In questa immensità che ci trascende e in cui tutto appare regolato da leggi talmente logiche e sapienti che l'intelletto umano riesce a scoprirle, a comprenderne il meccanismo tanto da poter formulare ipotesi e previsioni, si fatica a leggere una Mente ordinatrice, suprema a cui dare il nome di Dio. Ateismo dichiarato, agnosticismo diffuso vanno a braccetto con una religiosità che non si rivela altro che un residuo di tradizioni a cui è venuto meno il supporto di una fede convinta e contagiante. Sì, anche contagiante, perché là dove il nostro dichiararsi credenti non contagia, vuol dire che manca di credibilità: è una fede asfittica! La Sapienza interpella innanzitutto e soprattutto ciascuno di noi, perché rifondiamo e rilanciamo la nostra adesione a Cristo. Non dimentichiamo che abbiamo il dovere di essere luce perché il mondo non naufraghi nelle tenebre, ma una luce fioca o spenta non illumina né scalda nessuno. Quanto c'è ancora in me di pagano e di agnostico, mi chiederò quest'oggi con il desiderio di rinvigorire la mia fede. Apri i miei occhi, Signore, perché sappia leggere in te in quanto mi circonda e vivo. La voce di un pedagogista So a chi credo. La mia fede in Dio perde ogni limite mediante la conoscenza di me stesso e grazie alla conoscenza derivata da questa, delle leggi del mondo morale. Johann Heinrich Pestalozzi |