Omelia (14-11-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Luca 18,35-38 Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: "Passa Gesù, il Nazareno!". Allora gridò dicendo: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!". Lc 18,35-38 Come vivere questa Parola? Nel decisivo viaggio verso Gerusalemme", Gesù fa tappa a Gerico. Alle porte della città si ferma, richiamato dal grido insistente di un mendicante che se ne stava seduto sul ciglio della strada. Quest'uomo è nel buio fisico e sociale: emarginato e solo. Ripiegato su se stesso, incapace di autogestirsi, di lavorare, di vivere dignitosamente, ora tende la mano e più ancora il cuore. Una cosa non ha però perduto: la fede. Una fede sofferta, che finalmente, dinanzi a Gesù, Figlio di Davide si esprime in grido fiducioso e tenace: "Abbi pietà di me!". Questo il messaggio della Parola di oggi: la fede gridata nel dolore, con insistenza e forza, spalanca a noi il cuore di Gesù. Egli non passa mai con indifferenza accanto al nostro dolore. Anzi si china a lavarci le ferite! Coraggio, dunque! Nel buio della nostra cecità, segnati nel corpo, nell'anima e nella psiche da malesseri che oggi, più che mai, disorientano sino a farci deprimere, Gesù, il Terapeuta per eccellenza, ci raggiunge mettendoci in piedi, guardandoci negli occhi con una domanda decisa: "Che vuoi che io faccia per te?". Come a dire: sei tu il protagonista della tua vita, solo tu puoi dirmi il tuo desiderio più profondo, quello che sta dietro ogni dolore e delusione! Gratuito Amore di Dio, che mi accarezzi misericordioso lenendo in me l'imbarazzo della colpa, fa' che possa "guardare in alto, levare gli occhi, recuperare la vista", per contemplare il tuo Volto, esultare nella lode e seguire Te fino a Gerusalemme. Le parole di un padre spirituale contemporaneo È fondamentale fare l'esperienza che da tutto noi siamo salvati in forza della resurrezione di Gesù. André Louf |