Omelia (16-11-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Luca 19,12-14

Disse dunque: "Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d'oro, dicendo: "Fatele fruttare fino al mio ritorno". Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: "Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi".
Lc 19,12-14


Come vivere questa Parola?

"Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi" - ecco il dramma che Gesù ci lascia intravedere attraverso la parabola delle mine. Ed è il dramma del rifiuto di Dio. Sembra, a prima vista, che questa sia una nota secondaria rispetto all'evolversi del racconto della parabola caratterizzato dalla necessità di impiegare bene le mine, ossia i doni di Dio. Invece questa nota potrebbe essere il perno di tutto. Sì, perché impiegare bene le mine significa accettare innanzi tutto di essere "servi". Ma per accettare di essere servi bisogna maturare la consapevolezza del nostro dipendere da Dio, percependo di essere innestati in Lui come il tralcio alla vite, dunque a Lui uniti e sottomessi, senza per questo sentirsi dimezzati.

Ma concretamente come devo accogliere la signoria di Dio nella mia vita? Cosa devo mettere in atto? Il testo dice che "i cittadini odiavano quest'uomo di nobile stirpe". Non solo: si rifiutavano di contattarlo direttamente, gli mandavano ambascerie. Dunque, far regnare Dio su di noi, significa amarlo e contattarlo. Amarlo con tutto il cuore, senza finzioni, e contattarlo nella Sua Parola, fedelmente e direttamente, ogni giorno, come faremo anche oggi, con gli occhi puntati sulla splendida icona della lavanda dei piedi per contemplare la sua divina regalità china sull'uomo, a servire, "fino alla fine".

Noi vogliamo, Signore, che Tu solo regni su di noi! E come Te, vogliamo regnare nel servizio, chini sui nostri fratelli, nell'umile gesto della lavanda dei piedi.

Le parole di una mistica

Perché Dio sia veramente il nostro re, eclissiamoci, dimentichiamoci, siamo soltanto la lode della sua gloria.
Sr Elisabetta della Trinità