Omelia (17-11-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Luca 19,41-42 Quando fu vicino, alla vista della città [Gerusalemme] pianse su di essa dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi." Lc 19,41-42 Come vivere questa Parola? La profonda umanità di Cristo si rivela anche qui: nel rincrescimento che prova davanti alla città tanto amata dove la pace non è stata accolta. Ma per essere più precisi bisogna andare addentro alla sua espressione. Gesù parla non della pace, comunque, ma della "via della pace". Come se dicesse: in questo giorno (non ieri o domani) voi non avete capito qual è l'iter da percorrere per avere la pace. Il cardinal Martini ha scritto: "Siamo tutti d'accordo nel dire che la pace non è oggetto di un dibattito ma è un bene da chiedere e una via su cui camminare". Sì, la pace è anzitutto un "bene da chiedere" a Dio con preghiera perseverante: personalmente e comunitariamente; ma è anche "una via su cui camminare" ponendo, uno dietro l'altro, i passi di una vera e piena accettazione di me e dei miei limiti, delle cose che vorrei e non posso fare, degli eventi che desidererei in un modo e sono nell'altro. La prima accettazione è dentro di me e riguarda tutto il mio vissuto: da accogliere e consegnare a Dio in adesione alla sua volontà. Subito dopo (o in concomitanza) è accettazione dell'altro che mi vive accanto: il marito o la moglie, la suocera o il genero, il fratello o, in comunità, la consorella, il confratello. La pace - bisogna ficcarcelo bene in mente! - è un bene indispensabile, se non si vuole cadere in depressione. Ma è come il chicco di frumento: nasce da un processo di morte, cresce se sono disposto a morire al mio ego: in concreto a non voler cambiare nessuno tranne il mio cuore. Oggi, nella mia pausa contemplativa, invoco lo Spirito Santo e gli chiedo di rendere capace il mio cuore del dono della pace. E lo invoco perché, durante questo giorno, io ponga i segni della pace. Le parole di una grande donna dei nostri giorni Costruire la pace attraverso la fiducia vuol dire lavorare a conoscersi per scoprire il positivo che c'è in ciascuno; vuol dire ascoltarci e comprenderci. Vuol dire guardarci con amore, coprendo con la misericordia gli eventuali errori passati, e accettarci gli uni gli altri per costruire una base comune di rispetto, di stima e di fiducia reciproca. Chiara Lubic |