Omelia (16-11-2003)
don Romeo Maggioni
Allora vedranno venire il Figlio dell'uomo venire con grande potenza e gloria

A conclusione quasi dell'anno liturgico lo sguardo corre al futuro. Di un viaggio è il traguardo che conta; di ogni impresa è il fine che la qualifica. Della storia umana e della nostra vita personale è lo sbocco finale che determina il senso. Il pensiero va al giorno della manifestazione gloriosa di Cristo Signore e Giudice, quando dirà "Basta!" al tempo della nostra libertà di uomini, e apparirà nella sua pienezza ed esclusività lo splendore del Regno, dove "Dio sarà tutto in tutti".

Siamo così invitati a cogliere i segni della novità del Regno e a fare le nostre scelte. Ecco il senso globale delle letture di oggi.

1) IL GIORNO DEL SIGNORE

Quando la Bibbia parla della creazione del mondo da parte di Dio, continuamente sottolinea la regolarità dei ritmi di natura e stagione, a dire la stabilità del creato, casa serena per l'uomo. Oggi questo ordine cosmico è detto scombussolato e interrotto: "In quei giorni il sole si oscurerà, la luna non darà più il suo splendore, e gli astri si metteranno a cadere dal cielo, e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte". E' il segno di un nuovo intervento di Dio a dare una svolta alla creazione, per iniziare cioè quel "nuovo cielo e una nuova terra, dove non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate" (Ap 21,1-4).

Anche al momento della morte di Cristo si dice che "la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono" (Mt 27,52-52). Allora era stato posto il segno e l'inizio della nuova creazione. Ma il giorno del compimento verrà a rendere esplicita e definitiva quell'opera di restaurazione che Cristo risorto da allora porta avanti nel mondo. E' la sua seconda venuta, nella gloria. Quella che proclamiamo ad ogni messa, dicendo...: "Nell'attesa della sua venuta".

"Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria". Cristo quel giorno apparirà glorioso e vincente, giudice e Signore. San Giovanni se l'è immaginato con vivacità quel giorno, e così lo descrive nell'Apocalisse: "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalca si chiama "Fedele" e "Verace": egli giudica e combatte con giustizia. E' avvolto in un mantello intriso di sangue (quello della croce) e il suo nome è Verbo di Dio. Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente. Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori" (19,11-16). La storia vede gli uomini protagonisti; ma per delega. Dio li ha voluti liberi per affidare loro una amministrazione; ma ad tempus, con rendiconto! Il Signore della storia è un altro: "Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine" (Ap 21, 6).

Quel giorno sarà giorno di bilanci!
"Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo". La prima cura è per i giusti; per loro sarà giorno di rivincita e di premio. "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre. In quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro" (I lett.). Ma il giudizio è per tutti: "Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna" (I lett.). Prosegue Giovanni nell'Apocalisse: "Chi sarà trovato vittorioso erediterà questi beni: io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio.

Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i fattucchieri, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e zolfo. E' questa la seconda morte" (Ap 21,7-8). Sarà bene aggiungere subito - perché queste non appaiano fantasie di uomini - quel che Gesù oggi afferma con forza: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno".

2) I SEGNI DA RICONOSCERE

Noi allora cosa dobbiamo fare? Aprire gli occhi, capire quel che succede della storia, cogliere i segni di novità posti dal Regno di Dio. "Dal fico - ci dice Gesù - imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l'estate è vicina; così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino". Queste cose sono anzitutto i segni di crisi e di disfacimento di questa nostra umanità che si costruisce con orgoglio e incoscienza lontana da Dio. Aprire gli occhi sulle nostre incapacità, sui nostri limiti, sulle nostre insufficienze, per capire che non è qui la nostra pienezza di vita; aprire gli occhi sui nostri delitti, sulle nostre ingiustizie, sulle nostre distruzioni per cogliere la debolezza del nostro agire, le corte prospettive delle nostre vedute, l'inefficacia dei nostri strumenti per fare di noi e del mondo una umanità pienamente vivibile.

Se Cristo è venuto come Salvatore è perché qualcosa di interiormente e profondamente rotto nel cuore dell'umanità va aggiustato!
Ma i segni da riconoscere sono soprattutto quelli positivi, come una primavera che preannuncia l'estate, posti da Cristo. La sua morte e risurrezione hanno vinto la morte, dando inizio alla nuova vita; la sua lotta contro il male, la menzogna, il peccato, contro satana, il principe di questo mondo sconfitto, hanno aperto alla storia prospettive, speranze e un futuro diverso. Sono questi fatti oggettivi che giudicano già da adesso le opere degli uomini e, come nuovo lievito, fermentano l'umanità a divenire diversa.

Certo, "il regno dei cieli è simile a un granellino di senapa; esso è il più piccolo di tutti i semi, ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero" (Mt 13,31-32). Oggi è qualcosa di piccolo, di discreto, la novità di Cristo. Non si impone, per rispettare la libertà degli uomini e far fare da loro i passi necessari. Ma alla fine sarà quell'albero "dove vengono gli uccelli del cielo e si annidano", dove cioè fortunati sono quelli che vi trovano casa definitiva!
"Il mondo sarà di chi gli saprà dare la più grande speranza". Di fronte alle catastrofi o alle tragedie umane, quando la ragione tocca l'assurdo, solo la certezza della vittoria finale di Cristo sul male e sulla morte può fondare una seria speranza, l'unica razionale risposta.

Come è capitato di sentire al trapasso del Millennio quando si sono alzate voci di sventura che agitano il mondo! A noi cristiani è dato di divenire seminatori di speranza perché radicati sulla signoria di Dio sulla storia e sulla sua fedeltà ad un amore che salva. Forse ci attendono tempi di forte testimonianza, semplicemente col credere e vivere quella verità sulla storia e il suo destino che l'evangelo di Gesù ci ha consegnato!

"Quanto poi al giorno e all'ora - dice Gesù - nessuno li conosce, se non il Padre". "Come un lampo da oriente ad occidente, tale sarà il ritorno del Figlio dell'uomo. Vegliate tutti e pregate: non sapete né il giorno né l'ora quando il nostro Signore metterà fine al mondo". Certo che la venuta di Cristo per noi sarà alla nostra morte; e sappiamo quanto questa sia imprevista. Vegliamo allora e preghiamo per rimanere fedeli al Signore che viene!