Omelia (02-12-2011)
Monaci Benedettini Silvestrini
Il Libano si cambierà in frutteto.

I profeti, perché ispirati e inviati da Dio, hanno la capacità di guardare lontano oltre il tempo. Non potendo però definire date certe usano i verbi al futuro o si limitano a dire in "quel giorno". Senza distogliere lo sguardo dagli eventi quotidiani essi contemplano l'evento per eccellenza: addìtano e intravedono una venuta per una promessa sancita sin dal principio, una universale e definitiva liberazione a lungo agognata. Sanno che l'attesa finirà e l'Atteso verrà: "Certo, ancora un po' e il Libano si cambierà in un frutteto", - da ciò che è sterile e infecondo sgorgheranno frutti abbondanti - in quel giorno, San Paolo dirà: "nella pienezza dei tempi, "Udranno i sordi le parole di un libro; ... gli occhi dei ciechi vedranno. Gli umili si rallegreranno, i più poveri gioiranno nel Santo di Israele. Perché il tiranno non sarà più, sparirà il beffardo". E Gesù per rispondere al dubbio se è Lui il Messia o bisogna ancora attendere, attualizzando in sé tutte le profezie, così risponde ai discepoli di Giovanni: "I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella". La prodigiosa guarigione dei due ciechi, che oggi implorano la pietà di Gesù, assume un chiaro significato messianico. L'Atteso delle genti viene a portare la luce della fede, a ridare la vista ai ciechi. Quelle guarigioni sono l'anticipazione di quella universale irrorazione di grazia che Gesù, Luce del mondo, viene a donare a tutti gli uomini. Il nostro personale recupero della vista dell'anima è avvenuto nel giorno del nostro battesimo: i nostri cari hanno attinto la luce al cero pasquale per far ardere la nostra candela, la fede della vita. È simile alla lampada della dieci vergini quella candela; per ardere deve essere rifornita di olio in continuità, altrimenti si spegne. Il santo Natale è un ottima occasione per fare un abbondante e gratuito rifornimento.