Omelia (06-12-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Isaia 40,8

Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre.
Is 40,8


Come vivere questa Parola?

La fede non è un infantile chiudere gli occhi per immergersi nel sogno di un mondo ovattato, dove tutto giunge a buon fine grazia alla bacchetta magica di una fata condiscendente, chiamata Dio.

Il credente è un realista che sa dare un nome a ciò che vive, è cosciente del limite che segna la situazione creaturale e non si lascia così affascinare ed esaltare dalle conquiste dell'ingegno umano, fino a perderlo di vista. Però è sorretto da una certezza: tutto passa, ma la parola di Dio dura per sempre. Anche Gesù nel vangelo conferma questo dato: Cielo e terra passeranno, le mie parole non passeranno. E convalida la sua affermazione, mantenendo la predizione più inaudita: risorge dai morti!

Il cristiano, allora, è uno che vede l'erba seccare e il fiore appassire, senza lasciarsi sgomentare, perché ha fondato la sua casa sulla roccia di una Parola che nulla potrà mai affossare. Sa cogliere il fiore là dove lo scorge, sa gioire di quanto la vita gli offre, ma con la consapevolezza che non sono beni definitivi. E quando questi vengono meno non se ne meraviglia né angustia più di tanto. Ciò che non perde mai di vista è l'orizzonte di cui Dio stesso si è fatto garante. Quell'orizzonte in cui sa cogliere il profilarsi di Colui che ha detto: Vengo presto! (Ap 22,20).

Avvento non è solo un periodo liturgico, ma il protendersi della mia vita verso la realizzazione di un appuntamento che Gesù stesso mi ha fissato. La mia fede è così viva da mantenermi in questo atteggiamento? Me lo chiederò quest'oggi, nel mio rientro al cuore.

Concedimi, Signore, di riattizzare il fuoco dell'attesa, fidando della tua Parola che non verrà meno.

La voce di un cultore della Parola di Dio

Studiamo ora che siamo sulla terra quella Realtà la cui conoscenza resterà anche quando saremo in cielo.
S. Girolamo