Omelia (08-12-2011) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Un Avvento prettamente mariano Mentre abbiamo iniziato il percorso dell'attesa e della speranza per il quale andiamo incontro con sollecitudine al Signore che viene, ecco che il nostro itinerario viene incoraggiato da una figura illuminante e persuasiva, che ci si offre come archetipo, sprone e motivazione. Maria ha vissuto infatti lei per prima il suo Avvento di fiduciosa speranza, avendo atteso con pazienza che si adempisse nel suo grembo l'antica promessa di redenzione e di salvezza nell'Incarnazione: aspettando il parto verginale preannunciatole dall'Angelo, ha avuto occasione di sperare e di affidarsi a Dio, che le aveva già manifestato la sua presenza per mezzo di tante grazie e di favori e che adesso le manifestava fiducia piena e rinnovato sostegno, nell'affidarle la missione di Madre di Colui che doveva entrare nella storia umana per attraversarla. La fiducia e la speranza sono state per questa fanciulla occasione di ascolto, orazione e umile sottomissione, che sfociavano nell'esercizio della carità, perché se il Cristo è il dono più grande che Dio poteva fare all'uomo, Ella di questo dono è stata intermediaria per tutti, offrendo se stessa per la causa della salvezza. Nell'episodio dell'annuncio dell'angelo si riscontrano quindi tutti gli elementi peculiari e irrinunciabili dell'Avvento e per questo motivo anche Ratzinger e Von Balthasar affermano che l'Avvento è un tempo mariano: il tempo dell'attesa di Colui che viene e del quale Maria è testimone e protagonista, ovviamente dopo Dio e lo stesso suo Figlio. A proposito della Solennità di oggi, che proclama Maria concepita senza peccato, essa ci rammenta, sempre nel tempo di Avvento, le meraviglie compiute da Dio a vantaggio dell'uomo e a favore anche della stessa fanciulla di Nazareth: Dio, atteso dalle genti come il Messia e Salvatore, destinato a nascere da una vergine per essere l'Emmanuele (Is 7, 14; Mt, 1, 7-23)ci è venuto incontro nel preservare Maria dalla comune macchia di peccato, mostrandosi quindi come il Futuro da noi atteso che si rende presente in un solo atto di grazia. La solennità dell'Immacolata concezione, ratificata nel 1854 dal dogma di Pio XI, ci informa che in vista dell'Incarnazione del Verbo, Maria doveva essere predisposta integra e immacolata prima ancora del suo concepimento e pertanto è stata preservata dal peccato di Adamo, comune eredità dell'uomo. Maria è nata senza peccato, essendone stata preservata prima di venire al mondo e questo perché potesse adeguatamente ospitare il Figlio di Dio, l'Assoluto preesistente che si incarnava per raggiungere la precarietà dell'uomo pur restando sempre il Perfetto Assoluto. A far fede a questa verità è il termine "piena di grazia" (kekaritomène) che avalla la convinzione di un intervento specialissimo di Dio che ha reso Maria destinataria dei più alti favori divini: è stata ricolmata di tutte le grazie. Un antico autore del 1100 (Eadmero) delineava il parto immacolato di Maria con l'esempio della castagna che esce indenne dall'involucro di spine: pur essendo soggetto ai pericoli delle spine del peccato, il corpo di Maria Vergine è uscito libero e protetto da ogni puntura, questo ovviamente per lo speciale intervento preservativo di Dio. Abbiamo finora descritto, tuttavia, le sole opere di Dio nei confronti di questa esile e semplice creatura. Occorre che ci rendiamo conto però che di fronte ad esse Maria non è stata spettatrice passiva, ma che vi ha partecipato con assiduo interesse e spontanea iniziativa, per condividere in tutto e per tutto i progetti divini su di lei. Già nell' ascolto attento della parola dell'angelo ella assume un fare critico e razionale, tipico di ogni uomo o donna che voglia rendersi conto di una proposta che viene rivolta, proprio di ogni persona dotata di buon senso e di giudizio obiettivo. Maria valuta, soppesa e scruta ogni cosa, ponendo anche delle domande: "Com'è possibile? Non conosco uomo" e realizza un dialogo franco e aperto con l'angelo, ottenendo le dovute delucidazioni: "Lo Spirito Santo (e non una relazione umana) provvederà a questo. Maria adopera poi ogni intraprendenza nel mettersi in viaggio per la terra di Elisabetta, nel vedersi da questa proclamare come la Madre del Signore, nel riconoscere se stessa come la destinataria di grandi cose che Dio ha fatto su di lei. Ma soprattutto si mostra attiva e partecipe nel prolungare la sua concezione immacolata in una vita perfetta, casta e caritatevole attestata anche dalla sua verginità perpetua. Relativamente a questo assunto, alcuni teologi lamentano che si faccia eccessiva confusione fra l'Immacolata concezione e il parto verginale. Eppure sono due realtà che non possono essere disgiunte: Maria, per uno speciale privilegio divino finalizzato all'opera della salvezza, è stata preservata, prima della sua nascita carnale, da ogni macchia di peccato, anche la più minima e insignificante per essere in sé perfetta affinché la Perfezione assumesse forma umana nel suo grembo. Tuttavia Maria ha dovuto mantenere e coltivare siffatta perfezione attraverso una vita monda e illibata, che escludesse ogni manchevolezza ed escludesse anche la minima idea di peccato o di imperfezione; di conseguenza doveva optare per la verginità prima, durante e dopo il parto. Oltretutto, colei che aveva accettato di restare gravida "senza conoscere uomo" non poteva che mantenere tale proposito anche successivamente, in tutte le restanti tappe della sua vita. Il che vuol dire, effettivamente, che l'immacolata concezione di Maria si protrae per tutto il resto della sua vita e di questo è testimonianza la verginità e l'illibatezza. Proprio questi aspetti ravvivano in noi la certezza di un Avvento necessariamente "mariano": Maria spera nel Signore, cioè si impegna nel presente ostile e avverso sempre orientata verso l'avvenire glorioso che è il Signore stesso e la fede nel Dio Salvatore Fanciullo che recherà nel suo grembo e poi fra le braccia è attualizzata dalla speranza continua nello stesso Signore che le donerà il gaudio futuro conseguente alle sue sopportazioni. E intanto la sua disponibilità la rende pronta all'ascolto, alla preghiera e alla fiducia per essere pronta successivamente alla carità effettiva mentre perdura la sua immacolatezza e la sua perfezione. Preghiera, ascolto, speranza e attesa nella conversione e nelle opere di carità sono prerogative che questo tempo di Avvento chiede a tutti noi per una predisposizione sia al Natale del Signore sia alla venuta finale del Cristo Glorioso che giudicherà il mondo. Maria, nella sua persona di donna semplice e dimessa che potrebbe confondersi con qualsiasi altra ragazza del comune popolino, ci assicura che tali prospettive sono possibili a realizzarsi. |