Omelia (25-12-2011)
Gaetano Salvati
La celebrazione della certezza

Le tappe dell'Avvento conducono il credente alla considerazione approfondita che il Verbo fatto carne, venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14), è il desiderio di ogni uomo di essere di Dio e con Dio. Ancora, è la celebrazione della certezza che tutto, se viene dal Signore, si compie. Ciò che il Verbo incarnato ha realizzato nella storia del mondo è la possibilità di rendere partecipe l'uomo della vita divina. Questo è l'annuncio inaudito del memoriale del Natale: Dio desidera incontrare l'umanità, perché quest'ultima possa tornare a Dio. Fra l'avvento di Dio nella storia e l'esodo del ritorno dell'uomo (Dio chiama e l'uomo, se vuole, risponde), ognuno può essere coinvolto, può partecipare delle meraviglie che il Signore ha preparato "per noi". Tali splendori riguardano la nostra storia. Il Verbo incarnato, infatti, ha dato una nuova direzione alla storia umana: se nel mondo regnava la paura dell'incertezza, ora, penetrando e trasformando l'uomo (v.12) in testimone della luce (vv.8-9), Egli desidera (grazia) accogliere tutti nell'eternità (Natale). Il memoriale dell'incarnazione del Verbo, allora, è l'esaudimento delle angosce di tutti i disperati di ogni tempo e di ogni luogo che aspettano la pace; è la fine dell'inquietudine, e l'inizio della salvezza e della gioia.
Fratelli, il Natale del Signore, compimento delle attese del mondo, converge con la perseveranza al dono che Egli fa al credente. Infatti, la celebrazione dell'incarnazione ci viene offerta ogni anno per constatare quanto il Cristo è maturato dentro di noi; per riscontrare quanto il nostro desiderio di Dio, alimentato dall'ascolto della Parola e dalla partecipazione ai sacramenti, si stia trasformando in presenza di Cristo in noi. Non accada che la parola di san Giovanni comprenda anche noi: "Venne fra i suoi e i suoi non lo hanno accolto" (v. 11). Non lasciamoci ingannare, perciò, dal pregiudizio, ostacolo all'amore gratuito, di non riuscire a riconoscere la presenza del Signore fra di noi (in noi). Il Bambino divino cerca un posto negli spazi che concediamo agli altri. Ci insegna che saremo Chiesa, comunità che si arricchisce d'amore e testimonia la pace, solo se vivremo nella solidarietà, cioè concedendo tempo ai fratelli. Nell'ascolto e nella carità verso il prossimo, riusciremo a contemplare il Verbo eterno del Padre, fattosi carne per insegnare all'uomo la via semplice e straordinaria dell'essere minimi (umili): unico comportamento che ci permette di ricambiare l'amore di Dio "per noi" (la salvezza).
Accogliamo Dio divenuto bambino "per noi", per accoglierci nella pienezza della vera vita. Mettiamoci in cammino, come i pastori, per adorare l'unico Re, nato nella grotta di Betlemme e nei nostri cuori: prostriamoci dinnanzi a Colui che ha avuto tempo "per noi". Amen.