Omelia (25-12-2011) |
mons. Gianfranco Poma |
Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore Nell'Avvento abbiamo risvegliato in noi il desiderio, l'attesa di Dio: il Natale è la risposta di Dio che viene incontro alla nostra sete, al nostro bisogno di lui. Vivere il Natale significa percorrere, con il Vangelo, tutto il cammino interiore dell'uomo in ricerca di senso, incrociare gli idoli che gli si offrono, sperimentarne la radicale insufficienza e poi d'improvviso incontrare la luce: il Vangelo di Luca è quello più coinvolgente, con la sua bellezza che irrompe nelle zone più oscure, la gioia dentro l'angoscia, la forza dentro la debolezza, la ricchezza dentro la povertà, perché Dio è con gli ultimi, perché dal cielo è venuta una luce che ha rischiarato la notte oscura della solitudine umana e un angelo ha parlato ai pastori: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, è stato generato per voi un Salvatore, che è Cristo, Signore" (Lc.2,10-11). Nella Bibbia l'angelo del Signore annuncia una notizia che non può venire che dal cielo: il messaggero di Dio è portatore di una parola che rivela ciò che l'uomo da solo non può scoprire. Così i pastori ascoltano una novità meravigliosa "al di là di tutto ciò che l'uomo può concepire o immaginare" (Ef.3,20): a loro è annunciato il "Vangelo di Natale". Luca ha appena narrato che "mentre (Giuseppe con Maria) si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto: diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia". E San Paolo dice: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, perché ricevessimo l'adozione a figli" (Gal.4,4). Maria, una ragazza di Nazareth, ha partorito il suo figlio, e l'angelo ha annunciato: "è stato generato per voi un Salvatore". Nel parto di Maria, si realizza il mistero di Dio che si incarna: "la pienezza del tempo" è il compimento del progetto di Dio. Ciò che Paolo dice con un linguaggio teologico, Luca l'annuncia con un linguaggio narrativo, ma nel messaggio dell'angelo ai pastori risuona l'annuncio cristiano fondamentale, il kerigma essenziale della fede: nel figlio generato da Maria si è incarnato il Figlio di Dio; la carne umana è piena di Dio. E' accaduto un evento: l'angelo di Dio ne rivela il senso inimmaginabile. Il Figlio di Dio nato da donna è il Salvatore: scendendo nella carne dell'uomo, la debolezza dell'uomo è riempita della grandezza di Dio; è il Cristo, il Signore: è il Messia che porta Dio stesso all'umanità, che scendendo nella fragilità umana, la innalza all'altezza di Dio. L'angelo è il primo "evangelizzatore": "Non temete, dice infatti: ecco, vi porto il lieto annuncio ("vi evangelizzo"), una grande gioia che sarà per tutto il popolo. Oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo, Signore": il messaggio è estremamente preciso, certamente è l'annuncio che la comunità cristiana fa risuonare in tutto il mondo. Ed è per noi, oggi: noi che riteniamo di essere cristiani di lunga data, cristiani più per ormai tenue appartenenza sociologica che per accoglienza personale della fede, cristiani spesso annoiati e intristiti, ben lontani dall'essere esultanti per la gioia del lieto annuncio ricevuto, siamo invitati a riascoltare l'annuncio fondamentale della nostra fede. Se non siamo adagiati ormai nella nostra annoiata banalità, se abbiamo risvegliato il bisogno di senso, il desiderio di Dio, a noi è dato un annuncio e poi l'invito: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". Attorno all'annuncio dell'angelo, Luca costruisce tutta una scena che svolge il ruolo di un discorso sulla salvezza, delineando tutta la teologia di Paolo: "Io non mi vergogno del Vangelo perché è potenza di Dio, per la salvezza di chiunque crede" (Rom.1,16). Se Luca colloca l'evento della nascita di Gesù, nel contesto "dell'editto di Cesare Augusto che ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra" "quando Quirinio era governatore della Siria", non è tanto per la sua sensibilità storica, quanto piuttosto per la sottile ironia con cui vuole contrapporre l'orgoglio del potere umano che si innalza nella sua illusione di dominare il mondo, all'onnipotenza di Dio che si abbassa per salvare il mondo, amandolo. Ma nella stesso tempo Luca guida la nostra ricerca di verità: per noi chi conta veramente, l'imperatore di turno, o Dio? E Dio dove sta veramente: in chi pensa di avere il mondo nelle proprie mani o in chi è a servizio di tutti? Evidentemente parlando di censimento, Luca non può non pensare a Davide ripreso da Dio per il suo grande peccato di volere conoscere esattamente la grandezza del suo potere (1 Cron.21,8): Davide deve imparare ad essere strumento nelle mani di Dio, servo di un Dio che va sempre più rivelandosi come "Colui che discende per liberare il suo popolo". A Davide, Dio ha promesso "una casa, una famiglia, un regno che non avrà fine" (2Sam.7): adesso, nelle trame del potere intessute dai politici, si innesta la forza irresistibile di Dio che agisce attraverso l'ubbidienza di Giuseppe che dalla Galilea, da Nazareth "sale" verso la Giudea: è della casa e della famiglia di Davide, ma ormai è ben lontano da ogni forma di potere. E Dio agisce attraverso Maria, "la sua sposa che era incinta": di lei Luca non dice nulla se non che "Dio ha guardato la piccolezza della sua serva.ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili". Tutto converge verso la grande rivelazione: Dio è Colui che si abbassa, si annienta, si incarna perché Dio è Amore. E tutto questo non è un mito: è un evento reale. "Maria ha partorito il suo figlio, lo ha avvolto in fasce, l'ha deposto in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio": "E' nato per noi un salvatore, Cristo, Signore": tutto è solo e semplicemente umano, spogliato da qualsiasi sovrastruttura. Dio nell'uomo: non ci sono privilegi, orpelli, distinzioni che attirino l'attenzione. La gloria di Dio sta nell'uomo: Luca costruisce una festa in cielo e nel cielo sono portati i pastori, i poveri, gli esclusi, i peccatori. E' una liturgia nuova, più grandiosa di quella del Tempio: il luogo ordinario della vita dei pastori è diventato il luogo della presenza di Dio. Tutto questo è annunciato a noi, oggi, perché riviviamo l'esperienza dei pastori: " Si dicevano l'un l'altro: andiamo a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono, trovarono Maria e Giuseppe e il bambino adagiato nella mangiatoia". Hanno visto un bambino simile ai loro bambini: ma l'angelo ha rivelato che Dio ha preso il posto dell'uomo per dargli il suo posto in cielo, ha preso la vita dell'uomo per dargli la sua, Dio si è fatto uomo perché l'uomo diventi Dio. Tutto è così normale, piccolo, umile eppure tutto è infinito come Dio: sperimentare Dio nella fragilità del bambino è l'esperienza dei pastori che hanno cominciato ad annunciare al mondo. E' l'esperienza di Maria che "custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore", è l'esperienza della Chiesa lungo i secoli, è la nostra esperienza oggi: abbiamo ricevuto l'annuncio che Dio sta dentro la nostra carne, ogni giorno ne scopriamo il significato e ne gustiamo la gioia. Non possiamo non condividere la gioia con tutti i nostri fratelli e sorelle. |