Omelia (25-12-2011) |
Ileana Mortari - rito romano |
Oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore La liturgia odierna ci propone, per la festa del Natale, la bellissima pagina di Luca sulla natività di Gesù. Forse qualcuno si sarà chiesto: "Ma com'è possibile tanta gloria, risonanza e splendore per la nascita del Redentore, se poi, all'inizio della sua vita pubblica, nello stesso vangelo di Luca, troviamo subito due episodi dai quali pare che la gente ignori completamente le straordinarie circostanze di quella nascita? Infatti in Luca 4,28-30 troviamo che a Nazareth tutti si indignano contro Gesù, definito solamente come "il figlio di Giuseppe" (v.22), lo cacciano dalla città e vorrebbero addirittura gettarlo da un precipizio! E in Luca 7, 18-23 vediamo un Giovanni Battista molto dubbioso nei suoi confronti, tanto che manda due suoi discepoli a informarsi se è lui quello che deve venire o un altro! La "contraddizione" si supera se si guarda con la dovuta attenzione ai primi due capitoli di Luca, definiti - come i paralleli di Matteo - i "vangeli dell'infanzia", pagine che mancano completamente negli altri due vangeli, quello di Marco, il più antico, e quello di Giovanni, che fa capo ad altre tradizioni. Questo significa che solo in secondo tempo, nella comunità cristiana, è nato il desiderio di saperne di più sulle origini e i primi anni di Gesù di Nazareth; il materiale di cui si sono serviti Matteo e Luca è derivato probabilmente dai diretti protagonisti delle vicende, cioè, oltre che da Gesù, da Maria e da Giuseppe, ma in modo indipendente; infatti Matteo narra episodi in cui è particolarmente sottolineata la figura del padre putativo; Luca ne racconta altri, diversi, dove prevale il punto di vista di Maria. Entrambi dunque utilizzano elementi storici, ma non espongono "una cronaca dei fatti", bensì li reinterpretano e rielaborano alla luce di tutta la vita di Gesù e soprattutto della sua morte e resurrezione, che Lo ha manifestato come il Messia atteso. "La stella, l'uccisione dei bambini di Betlemme, la fuga in Egitto..., la visita di Maria a Elisabetta, la presentazione al tempio, lo smarrimento di Gesù....sono fatti accaduti; i Magi, i pastori, Simeone e Anna...sono personaggi reali. Fatti e personaggi nella trama evangelica prendono tuttavia contorni più ampi e significato più profondo, perché vengono connessi con tutta la storia di Gesù e con quella dell'Antico Testamento" (M. Orsatti) Matteo e Luca vogliono soprattutto mostrare l'identità del Nazareno, Messia e Figlio di Dio, e dimostrare che in Lui si sono compiute le Scritture. Nel brano della liturgia odierna questo si vede bene nella comparsa di un angelo che avvolge di luce i pastori, ai quali annunzia: "Oggi è nato il Cristo Signore", e anche di "una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (v.14) Queste immagini non vanno prese alla lettera, perché rientrano nel genere letterario della "teofania", cioè della manifestazione di Dio; è l'occhio attento del teologo Luca che vede nella realtà un bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia di una stalla (perché Maria e Giuseppe non avevano trovato posto neppure nel caravanserraglio - l"albergo"! - disponibile per i forestieri in ogni grosso villaggio); mapiù in profondità lo stesso Luca coglie e descrive adeguatamente il significato teologico di questo bambino: egli, come dice l'angelo del Signore, è il Salvatore, il Cristo Signore. Si tratta di tre titoli solenni, densi di significato. Il "Salvatore" sulla scorta della letteratura e della fede veterotestamentaria, è colui che porta una salvezza e una liberazione, non politiche (come si aspettavano i Giudei), ma di ordine spirituale: la salvezza e la liberazione dal male e dal peccato. "Cristo" è la traduzione greca (Kristòs) dell'ebraico "mashiah" = Messia, che significa propriamente "unto"; nell'Antico Testamento l'unzione con olio si effettuava su persone destinate a svolgere un servizio importante, ad esempio di re, sacerdote, profeta; l'"unto di Dio" per eccellenza era il re del popolo ebraico. Dopo la caduta di Israele il termine "Messia" viene usato per indicare il futuro, misterioso e possente re che avrebbe liberato gli Ebrei dai nemici, attuando il regno di Dio in questo mondo. Con il Nuovo Testamento il titolo "Cristo" è passato quasi come un nome proprio a Gesù di Nazareth, vero liberatore di tutta l'umanità e fondatore autentico del regno di Dio. "Signore" è un appellativo per noi abituale e forse un po' logorato dall'uso, ma per la lingua biblica è il titolo solenne che indica esclusivamente Dio; nel greco della Settanta traduce il nome proprio di Dio, che in ebraico è impronunciabile, essendo il famoso tetragramma JHWH (= Jahvè = Io sono colui che è sempre a favore degli uomini); il titolo "Signore" (Kyrios in greco) viene dato a Gesù solo dopo la sua resurrezione, quando la comunità ha compreso in pieno la natura del Cristo risorto e Luca lo utilizza nel suo vangelo tutte le volte che vuole sottolineare che Gesù è uguale a Dio. Non si poteva rendere in modo più solenne e significativo questa irruzione del divino nell'umano che è la nascita in terra del Verbo (la 2° persona della SS. Trinità) incarnatosi in Gesù. Irruzione del divino che trova adeguata espressione sia nell'angelo annunziatore che nell'esercito celeste che canta le lodi di Dio e annunzia agli uomini che è giunta nel mondo la vera Pace. |