Omelia (01-01-2012) |
mons. Gianfranco Poma |
Maria conservava tutte queste parole meditandole nel suo cuore L'inizio del nuovo anno è collocato dalla Liturgia nel segno di Maria Ss. Madre di Dio: Maria la donna, la madre, la Chiesa e noi siamo invitati ad entrare nell'esperienza nuova, tipicamente cristiana, del tempo, dello spazio, della vita, per la quale la Parola per la potenza di Dio che la dice diventa realtà, e la realtà è manifestazione della Parola; la Parola di Dio accolta da Maria diventa carne e la carne del Figlio di Maria rivela lo splendore della gloria di Dio e l'umanità che in Maria è diventata accogliente della Parola di Dio vive nel tempo e nello spazio, la meraviglia continua di percepirsi come l'incarnazione della Parola. Così, ogni esperienza concreta, anche la più piccola, si apre e diventa simbolica dell'infinita bellezza e ricchezza di Dio: se Dio si è incarnato, questa nostra carne, fragile e umile, per chi ha gli occhi della fede, si apre e sempre più si illumina dell'infinito di Dio. Il mistero è proprio questo: tocchiamo la carne e percepiamo la gloria. E' quello che vuole comunicarci il Vangelo e poi la prima lettera di Giovanni con il suo linguaggio teologico e spirituale ed è ciò che vuol farci sperimentare Luca "narrandoci" la nascita di Gesù: ci dice che è accaduto un fatto, Maria ha partorito il figlio suo primogenito, e poi ci comunica l'annuncio dell'angelo che ne svela il significato, nascosto alla conoscenza dell'uomo se Dio stesso non lo svelasse. "Oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore": per amore nostro un Salvatore è nato, la sua nascita, il suo essere diventato partecipe della nostra umanità, il suo amarci condividendo la nostra esistenza umana è la nostra salvezza. E comincia una festa infinita: la danza nel cielo e la luce nel campo dei pastori, cielo e terra si toccano. E comincia pure un viaggio nuovo: dalla "cosa" al "significato" per poter vedere il "segno". Vedere nel bambino Dio che "per noi" nasce: nasce perché noi ci prendiamo cura di lui come di un bambino; perché noi impariamo a vivere per lui, si fa piccolo per noi. E comincia una stupefacente, inimmaginabile via nuova per la ricerca di Dio: Dio nel bambino che nasce per noi, partorito da Maria, avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, perché per loro non c'è posto dentro i luoghi della prestigiosa logica umana, Dio che ci ama sino ad annullarsi nell'impotenza perché noi potessimo amarlo e fare qualcosa per lui. E comincia questo grande "movimento", che è la Chiesa: movimento di angeli che scendono dal cielo e di pastori che salgono in cielo; di pastori che vanno a Betlemme a vedere Maria e Giuseppe, e il bambino adagiato nella mangiatoia (è l'evento concreto) e poi tornano ai loro campi annunciando a tutti "quello che hanno udito e visto, come era stato detto loro" (è l'interpretazione della fede); movimento che genera stupore in tutti coloro che ascoltano l'annuncio e che a loro volta si mettono in cammino per "vedere" e diventare a loro volta annunciatori. Al centro di questo grande movimento c'è Maria, la giovane ragazza di Nazaret, a cui nessun uomo guarda ma Dio sì: lei ha compiuto il viaggio dentro se stessa; lo stupore lo ha provato guardando ciò che accadeva dentro se stessa: la Parola è diventata carne e lei ha partorito il figlio. Maria è la Chiesa nascente: la Chiesa di oggi è Maria. "Maria conservava tutte queste parole (cose) meditandole nel suo cuore". Maria ha vissuto l'esperienza che la Chiesa è chiamata a rivivere e a riattualizzare in ogni momento della storia: il verbo all'imperfetto significa che ciò che è iniziato nel passato continua a realizzarsi nel tempo che prosegue. "Conservava": il verbo greco significa "mettere in relazione", "accordare" tutte queste parole che (secondo l'espressione ebraica) sono anche cose, avvenimenti, ciò che lei sa e quello che apprende da altri; "meditandole nel suo cuore": significa "conservando una memoria che rinnova continuamente gli eventi, mediante un'operazione di ripensamento intellettuale e di rinnovamento esperienziale che avviene nell'intimo della persona, dove si stringe la relazione tra l'uomo e Dio. Nel suo cuore "integro e buono", Maria accoglie e "custodisce" la Parola-seme che può crescere e portare frutto: la sua conoscenza, la sua fede cresce e progredisce secondo tappe che Luca sottolinea ripetendo questo ritornello (Lc2,51) che dice che Maria, per prima, fa ciò che la Chiesa continua a fare. E scopriamo così l'infinita bellezza di Maria e della Chiesa: la fede intelligente e profondamente intima di Maria genera la novità del Figlio di Dio; la fede della Chiesa, nella quale si fa memoria della fede di Maria, genera l'umanità nuova, libera e appassionata della vita. Abbiamo bisogno di una Chiesa che riscopra e riviva la sua identità essenziale, la sua identità "mariana": una Chiesa che non si accontenti di essere la conservatrice delle cose antiche, ma che fa memoria di tutto ciò che è avvenuto in Maria meditandolo nel proprio cuore, per diventare generatrice giovane, intelligente e libera, di un uomo nuovo e di un mondo nuovo. Il brano del Vangelo di Luca che la Liturgia della solennità dell'inizio dell'anno ci fa leggere (Lc.2,16-21) si conclude con un versetto che in genere i commentatori trascurano e che invece è importante perché porta a termine la presentazione dell'identità di Gesù. "Quando furono compiuti gli otto giorni della sua circoncisione, il suo nome fu chiamato Gesù, quello chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo". Luca ha sottolineato che nella nascita di Gesù, per Maria "si compirono i giorni del suo partorire": adesso dice che "si compirono gli otto giorni della sua circoncisione". Con una frase difficile anche da tradurre, Luca vuole avvertirci che "negli otto giorni" si compie quella che Paolo chiama "la pienezza del tempo", il tempo della discesa del Figlio di Dio nella carne umana, nel suo popolo. Luca anticipa il mistero della salvezza: Dio si è incarnato, è stato partorito, è nato, è stato avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, ha condiviso tutta l'esperienza fragile dell'uomo. Nell'ottavo giorno Luca anticipa il "giorno pieno", la Pasqua quando gli è dato il nome "Gesù", "Dio salva" perché la sua identità, quella che gli viene da Dio, è di essere precisamente "Dio salva" e come precisa Matteo, Dio salva perché è "Dio con noi" diventato "Dio in noi". "Dio salva" scambiando con noi il dono della vita: assume la nostra per donarci la sua, si abbassa per innalzarci. Dio è Gesù: in lui si incontra l'annientamento e la gloria. Maria ha iniziato a conservare e a meditare nel suo cuore tutte queste cose: oggi è la Chiesa e siamo noi chiamati a vivere e a lasciare che il mistero dell'Amore ci salvi assumendo la nostra carne. |