Omelia (01-01-2012) |
don Luciano Cantini |
Giustizia e pace [i pastori] trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. Maria è con Giuseppe ed il bambino, ricevono la visita dei pastori, tutti e due "si stupirono delle cose dette loro dai pastori". Eppure avevano vissuto in prima persona quanto era stato raccontato loro. La loro esperienza aveva travalicato la comprensione della storia che stavano vivendo. Il mistero della salvezza li aveva coinvolti e sconvolto la loro vita eppure lo hanno accettato senza comprenderne fino in fondo il senso. Per questo l'evangelista Matteo ha chiamato Giuseppe "Giusto". L'uomo confonde la giustizia con l'equità. Il giudizio umano si basa sul passato, il bene o il male compiuto. L'equità - o la giustizia - vuole che le azioni passate siano punite o premiate. Maria sarebbe dovuta essere ripudiata per aver concepito fuori dell'ambito matrimoniale. La giustizia per Dio non guarda al passato, ma al futuro. L'uomo è giudicato per dove sta andando e per il traguardo che ha davanti agli occhi. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. Se di Giuseppe è detto Giusto perché si è posto nella prospettiva del progetto di Dio, di Maria si dice che costudiva tutte queste cose. Non è una mera conservazione della memoria di quanto accaduto, quella di Maria è una custodia dinamica, che mette in moto il suo spirito - il cuore - cerca una sintonia con il Creatore, per entrare sempre più profondamente nel mistero che l'ha coinvolta. Maria non è una semplice prestatrice di opera, mette il suo cuore nella direzione di Dio, di lei si può dire la stessa cosa di Giuseppe gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. L'imposizione del nome non va letta come una forma di obbedienza alla richiesta dell'angelo. Non è la scelta di un suono piacevole, ma un atto di responsabilità perché consegna una vocazione: è segno di Giustizia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Ai pastori il coro angelico aveva detto: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». La pace, umanamente parlando è, da sempre, l'illusoria aspirazione dell'uomo costantemente in ricerca di una tranquillità personale, mentre sfoga la voglia di guerra in altri ambiti e in altri luoghi con una tenacia ed una fantasia senza pari, utilizzando ogni pretesto. La Pace, invece, è l'opera di Dio nell'uomo docile alla sua volontà. L'uomo che ricerca la Giustizia si rende libero da ogni forma di peccato e si apre all'amore per il prossimo fino all'amore per il nemico. La Pace non può essere una categoria umana che l'uomo si autodetermina. La Pace è Giustizia di Dio, è il dono a chi, come Maria e Giuseppe, sono capaci di lasciarsi coinvolgere nel Mistero della salvezza. |