Omelia (01-01-2012)
padre Ermes Ronchi
La benedezione di Dio ci alimenta

La prima lettura biblica del nuovo anno fa scen­dere su di noi una be­nedizione colma di luce, in cui prendere respiro per l'av­vio del nuovo anno: il Signo­re parlò a Mosè, ad Aronne, ai suoi figli e disse: Voi benedire­te i vostri fratelli. Voi benedi­rete: per prima cosa, che lo meritino o no, voi li benedi­rete. Dio ci raggiunge non proclamando dogmi o im­partendo divieti, ma benedi­cendo. La sua benedizione è una energia, una forza, una fecondità di vita che scende su di noi, ci avvolge, ci pene­tra, ci alimenta. Dio chiede anche a noi, figli di Aronne nella fede, di be­nedire uomini e storie, il blu del cielo e il giro degli anni, il cuore dell'uomo e il volto di Dio. Mio e tuo compito per l'anno che viene: benedire i fratelli! Se non impara a benedire, l'uomo non potrà mai essere felice.
E come si fa a benedire? Dio stesso ordina le parole: Il Si­gnore faccia risplendere per te il suo volto. Che cosa è un vol­to che risplende? Forse poca cosa, eppure è l'essenziale. Perché il volto è la finestra del cuore, racconta cosa ti abita.
Brilli il volto di Dio, scopri nell'anno che viene un Dio luminoso, un Dio solare, ric­co non di troni, di leggi, di di­chiarazioni ma il cui più vero tabernacolo è la luminosità di un volto. Un Dio dalle gran­di braccia e dal cuore di luce.
La benedizione di Dio non è salute, denaro, fortuna, pre­stigio, lunga vita ma, molto semplicemente, è la luce. La luce è tante cose, lo capiamo guardando le persone che hanno luce, e che emanano bontà, generosità, bellezza, pace. Dio ci benedice po­nendoci accanto persone dal volto e dal cuore luminosi. Continua la bibbia: Il Signo­re ti faccia grazia. Cosa ci ri­serverà l'anno che viene? Io non lo so, ma di una cosa so­no certo: Il Signore mi farà grazia, che vuol dire: il Si­gnore si rivolgerà verso di me, si chinerà su di me, mi farà grazia di tutti gli sbagli, di tut­ti gli abbandoni; camminerà con me, nelle mie prove si ab­basserà su di me, mio confi­ne di cielo, perché non gli sfugga un solo sospiro, una sola lacrima. Qualunque cosa accadrà quest'anno, Dio sarà chino su di me e mi farà grazia.
Otto giorni dopo Natale ritor­na lo stesso racconto di quel­la notte: Natale non è facile da capire. Facciamoci guidare allora da Maria, che custodi­va e meditava tutte queste co­se nel suo cuore; che cercava il filo d'oro che tenesse insie­me gli opposti: una stalla e «una moltitudine di angeli», una mangiatoia e un «Regno che non avrà fine». Come lei, come i pastori, anche noi sal­viamo almeno lo stupore: a Natale il Verbo è un neonato che non sa parlare, l'Eterno è appena il mattino di una vi­ta, l'Onnipotente è un bimbo capace solo di piangere. Dio ricomincia sempre così, con piccole cose e in alto silenzio.