Omelia (06-01-2012) |
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Prima lettura Is 60,1-6 Nel 538 a.C. i giudei tornarono dall'esilio di Babilonia. Tuttavia, molti rimasero nel paese straniero. Gerusalemme, dove ancora non era stato ricostruito il tempio, era ormai solo la capitale di un piccolo staterello posto in un angolo sperduto dello sterminato impero persiano. Prolungando l'opera di Isaia, un profeta anonimo mantiene viva la speranza. Un giorno la città diventerà il centro dell'universo. Il popolo giudaico, ricostruito, trionferà ed attrarrà a sé gli altri popoli della terra. Seconda lettura Ef 3,2-3.5-6 Verso la fine della sua vita, Paolo, allora in prigione, medita sul senso del disegno divino. Era necessaria una lunga maturazione, perché l'uomo accogliesse il mistero di Dio in tutto il suo splendore, così l'Apostolo chiama il progetto divino di salvezza che Gesù è venuto a svelare e ad attuare. Questo mistero si compie mediante la riconciliazione di tutti gli uomini, al di là di tutti i loro conflitti, di cui la divisione fra Giudei e pagani è il simbolo privilegiato. E' lo Spirito Santo che soprattutto opera diffondendo la luce dalla salvezza in tutto l'universo. Vangelo Mt 2,1-12 Fin dal vangelo dell'infanzia Matteo, vuole introdurci nel mistero del Messia, del Figlio di Dio in tutta la sua interezza e particolarmente centrato sull'annuncio della morte e resurrezione. Per questo quello dei Magi è un racconto drammatico e per tanti versi provocatorio, tutto fondato su un contrasto stridente tra apertura e chiusura. Esso mette a confronto l'atteggiamento dei magi contrapposto a quello di Erode, della città e dei suoi rappresentanti culturali e religiosi. Il racconto si centra sulla domanda: "Dov'è colui che è nato?" Tutti sono determinati a sapere dove sia nato il Messia, ma con intenzioni opposte. I magi perché vogliono adorarlo e offrire i loro doni alla sua regalità divina; gli altri perché lo temono come scomodo concorrente, disturbatore delle loro abitudini di potere. I magi sono così modelli dell'obbedienza perfetta a Dio. Dio ha parlato al loro cuore, attraverso una stella che li ha accompagnati nel lungo e rischioso viaggio dal lontano Oriente fino a Gerusalemme, dove scompare per tornare a risplendere e a guidarli alla casa in cui si trovano il Bambino con la Madre. Allora provano una grandissima gioia, che ricorda la gioia degli apostoli per la risurrezione di Gesù descritta da san Giovanni: "E i discepoli gioirono al vedere il Signore" (Gv 20,19). E' la gioia che premia la fede e l'obbedienza dei Magi e di quanti, come loro, pur appartenendo a un popolo pagano, si affideranno ai segni mandati da Dio, in particolare la Parola di Dio, e si prostreranno ad adorare Gesù riconoscendolo Re, Signore, Salvatore, luce del mondo. Ma non tutti sono ben disposti ad accogliere la salvezza. La domanda dei Magi sul luogo della nascita del bambino turba Erode, suscita inquietudine nella città, mette in guardia i sommi sacerdoti e gli scribi, per il titolo di re che gli viene attribuito. Erode teme di essere spodestato; la gente, abituata a un certo sistema di dittatura, ha paura che avvenga qualche cambiamento scomodo; i sommi sacerdoti e gli scribi, che conoscono e interpretano le Scritture, si spaventano all'idea del nuovo che potrebbe verificarsi. Il dramma del rifiuto e della soppressione di Gesù che si compirà nella passione è qui anticipato da S.Matteo. Il sospetto verso la sua regalità continuerà a crescere, accompagnerà ogni suo gesto e ogni sua parola fino a diventare il principale capo d'accusa che lo porterà alla morte di croce. Anche oggi si ha paura di Gesù, della sua unicità e singolarità, della dichiarazione di Pietro che "in nessun altro c'è salvezza e non vi è altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (Atti 4,12). Si accusa tale affermazione come una manifestazione di prepotenza, una pretesa di colonialismo religioso e non si vede come Gesù nella sua infermità e debolezza riveli la vera via della pace. Il racconto si chiude con una notazione pratica: i Magi "avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese". Dio tutela il Bambino ed i Magi saggiamente evitano i problemi di un uovo incontro con Erode: ma nel cambio della via del ritorno si visualizza un cambio ben più profondo una volta incontrato Cristo, non si può più tornare indietro per la stessa strada. L'incontro con Cristo, quando è vero, determina sempre una svolta, una conversione, un cambiamento di abitudini. In famiglia La festa dell'epifania è soprattutto festa della manifestazione gloriosa della presenza di Dio in mezzo a noi. Per viverla bene in famiglia è importante dare tempo alla preghiera e magari ad una preghiera comunitaria davanti al presepe. Commento a cura di Nazzareno Marconi |