Omelia (08-01-2012) |
Omelie.org (bambini) |
La Chiesa, in questa domenica, ci invita a celebrare il Battesimo di Gesù, un momento importantissimo nella vita del nostro Maestro e Signore, perché segna l'inizio della sua missione tra la gente per le strade di Israele. Ma come? - penserete tutti - Solo due giorni fa abbiamo adorato il piccolo Bambino Gesù insieme ai Magi, ed ora già comincia la sua missione? Ma non è troppo piccolo? No, tranquilli: non è più un bambino, ha ormai circa trent'anni, quindi un'età più che rispettabile per iniziare la sua predicazione. Trent'anni? - obbietterete ancora - E sono passati così, tutti d'un soffio? Sì, effettivamente nel Vangelo questi trent'anni passano via con un solo punto e a capo. Gli evangelisti non ci raccontano praticamente nulla della vita di Gesù fanciullo, ragazzo e giovanotto, ma non è che tacciano per fare i misteriosi, per lasciarci con la curiosità: semplicemente hanno ritenuto che non ci fosse nulla di così importante da meritare di essere inserito nel loro Vangelo. Ricordiamoci che i Vangeli non sono la biografia di Gesù: non sono stati scritti per raccontarci la sua storia, ma per conservare e tramandare nel tempo l'insegnamento di Gesù, reso con le parole e poi con il dono della sua vita, fino allo stupore senza fine della Risurrezione. Capiamo bene che, rispetto a questi elementi fondamentali, i quattro evangelisti abbiano trovato davvero secondario soffermarsi sul primo dentino di Gesù o su come andasse a scuola a Nazareth! Per questo, dopo aver raccontato della sua nascita prodigiosa, che testimonia il suo essere Figlio di Dio, fanno un salto nel tempo, lungo i giorni, i mesi e gli anni, ed ecco che ci troviamo davanti la pagina che abbiamo appena ascoltato, con un Gesù ormai uomo adulto, che sta per dare una grande svolta alla sua vita. Siamo sulle rive del Giordano, in mezzo alla folla che chiede a Giovanni di ricevere il Battesimo. Ormai, noi siamo abituati a considerare questo sacramento rivolto ai piccoli, perché quasi sempre i genitori scelgono di far battezzare i loro figli quando sono ancora piccolissimi, così da farli entrare subito nella grande famiglia dei cristiani. Ma il Battesimo di cui parla oggi il Vangelo di Marco, è diverso: non è pensato come ingresso nella famiglia dei figli di Dio, ma è il segno di una conversione, di un profondo cambiamento di vita, cioè di un ritorno ad una vita secondo il cuore di Dio. Chi, per mano di Giovanni, compiva questo gesto di immersione nella acque del Giordano, mostrava a tutti di aver deciso di prendere sul serio la Parola di Dio; di aver deciso di renderla viva in ogni situazione della sua esistenza. Già durante l'Avvento, abbiamo ricordato che erano in molti ad accogliere l'invito di Giovanni Battista ed a farsi battezzare: in un giorno simile a tanti, lì sulla riva del fiume Giordano, si presenta anche Gesù. Nessuno lo conosce, nessuno sa nulla di lui; anche per Giovanni, fino a quel momento, è stato semplicemente suo cugino: "In quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni." Niente di speciale, sembra, ma qui accade qualcosa di unico ed inatteso: "E, subito, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere sopra di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento." Questo sì che è un evento specialissimo! Per nessun altro, lì al Giordano, è capitato qualcosa di simile! In tanti hanno ricevuto il Battesimo, ma per nessuno, prima di quell'istante, si sono aperti i cieli e si visto lo Spirito Santo dicendere. Per nessuno, mai, si è udita la voce del Padre che lo proclama figlio amato! Questo è un avvenimento talmente eccezionale che tutti e quattro gli evangelisti lo raccontano, anche se con alcuni particolari differenti. Perché è tanto speciale? Per riuscire a capirlo fino in fondo, dobbiamo, per un istante, considerare l'intera Bibbia: per tutto l'Antico Testamento, molte volte Dio Padre dialoga con le sue creature. Sappiamo che passeggiava nell'Eden con Adamo e parlava con lui; sappiamo che si è rivolto a Noè direttamente per spiegargli come realizzare l'arca; poi con Abramo conversava amabilmente e a volte persino discuteva; a Mosé ha parlato dal roveto e poi sul monte Sinai; i profeti hanno ricevuto da Dio Padre il compito di farsi suoi portavoce... e così via. Ma, se ci fate caso, lungo tutti i Vangeli, Dio tace, non parla più in prima persona. È l'angelo Gabriele che porta l'annuncio a Maria; sono i sogni che guidano le scelte di Giuseppe; è la stella che conduce i Magi fino a Betlemme... Dio non fa udire la sua voce direttamente, perché è il suo Figlio Gesù a parlare per lui! Ogni parola che Dio Padre voleva ancora rivolgere all'umanità, l'ha pronunciata per bocca del suo Figlio, o tramite le sue azioni e le sue scelte: miracoli, guarigioni, prodigi, sono un altro modo che Gesù ha usato per mostrare e raccontare l'Amore di Dio Padre. Non c'è bisogno, perciò, di altre parole, perché già la vita di Gesù, la sua morte e la sua Risurrezione, parlano senza lasciare dubbi o incertezze. Eppure in due occasioni, due soltanto, nei Vangeli risuona direttamente la voce di Dio Padre: la prima volta è presso il Giordano, il giorno del Battesimo di Gesù; la seconda è sul monte Tabor, il giorno della Trasfigurazione. In entrambe le occasioni la voce del Padre dice semplicemente una cosa: - Gesù, sei proprio il mio figlio amato, amatissimo, infinitamente caro e voi tutti dovete ascoltarlo. - Queste poche parole le abbiamo ascoltate: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento", cioè: tu dei davvero il mio tesoro grande, tu sei la mia gioia, tu sei il mio orgoglio! Tu sei il Figlio che amo immensamente e che mi riempie di consolazione, che mi rallegra, mi fa sentire fiero! Credo che ognuno di noi si sente strafelice quando il proprio papà gli dice quanto gli vuole bene, quanto è orgoglioso di averlo come figlio... E anche per Gesù è la stessa cosa: il suo cuore si riempie di gioia, nel sentire che il Signore Dio, Padre dell'Universo, proclama a tutti il suo amore per questo giovane figlio! Parla solo due volte, il Padre nei Vangeli, è vero, ma dice esattamente quel che il cuore di ogni figlio ha bisogno di sentire: - Ti voglio bene e tu sei proprio il figlio che ho sempre sognato!- E per dire queste parole essenziali Dio, da vero Padre, sceglie due occasioni particolari, due momenti di svolta, di cambiamento, nella vita di questo suo Figlio tanto amato: il Battesimo, che segna l'inizio della predicazione di Gesù, l'inizio della sua missione; e poi la Trasfigurazione, quando Gesù sta andando a Gerusalemme e sa che lo aspettano la sofferenza e la morte. Non è certo un caso che la voce di Dio Padre si faccia udire proprio in questi due momenti: questa voce che scende dall'alto, dal cielo, è come una carezza che va a confortare il Figlio Gesù, che va a rassicurarlo: non sei da solo, io che sono tuo Padre ti sono accanto, ti accompagno, ti sostengo. Di fronte al cambiamento di vita che Gesù sta per vivere, lasciando Nazareth, la sua famiglia, la sua casa, la sua vita di sempre... certamente avrà provato timore, solitudine, qualche incertezza. Allora comprendiamo tutta la tenerezza di Dio che gli dimostra il suo amore pubblicamente, facendo udire da tutti la sua voce, per confermarlo nella decisione presa e per rendere chiaro che quella missione non è un capriccio di un giovane, ma è un incarico preciso, ricevuto dal Padre. In questa Eucaristia ringraziamo il Signore per tutte le volte che i nostri genitori ci hanno detto il bene che ci vogliono, per tutte le volte che ci dimostrano il loro amore per noi, per quando ci fanno sentire che sono orgogliosi di averci come figli. E poi, nel segreto del cuore, affidiamo a Dio Padre tutte le piccole e grandi scelte della nostra vita; affidiamogli gli impegni che ci spaventano; le situazioni della nostra famiglia e del mondo, che ci preoccupano, la pagella in arrivo, le gare sportive, le interrogazioni... affidiamo ogni cosa a colui che ci ama tanto e non ci lascia mai soli, ma ci accompagna in ogni situazione. Commento a cura di Daniela de Simeis |