Omelia (08-01-2012) |
mons. Roberto Brunelli |
Sulle rive del Giordano un'altra epifania L'epifania, celebrata l'altro ieri, a differenza di quanto comunemente si pensa non è la festa dei Re Magi. Epifania significa manifestazione; la festa - dopo il Natale che celebra il fatto della nascita di Gesù - vuole ricordare il perché egli è nato: non per restare nascosto, o per rivelarsi a qualche privilegiato, ma per farsi conoscere da tutti, perché tutti possano beneficiare di quello che il Figlio di Dio è venuto a compiere. Vuole manifestarsi: l'ha fatto con i Magi, ma prima di loro con i pastori, e dopo di loro con i dottori nel tempio, e con le folle... Anche la festa di oggi è una epifania, anzi una delle principali. Si celebra il Battesimo del Signore, cioè l'episodio con cui Gesù diede inizio alla sua vita pubblica. Lasciata Nazaret, dov'era vissuto, per così dire, in incognito sino all'età di circa trent'anni (così si esprimono i vangeli; in realtà doveva averne 33 o 34), egli scese sulle rive del Giordano dove Giovanni Battista preparava le folle all'imminente arrivo del Messia, e quando lo vide arrivare lo indicò ai presenti con parole che esprimevano la sua missione: "Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" Giovanni ne aveva preparato la venuta, invitando tutti a pentirsi delle proprie colpe e manifestarlo pubblicamente col ricevere da lui il battesimo, ma avvertendo (Marco 1,7-11): "Viene dopo di me colui che è più forte di me" (vale a dire più grande, più importante); "io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo". Gesù poteva "togliere il peccato" perché lui non aveva peccati; non aveva dunque bisogno del battesimo che impartiva Giovanni; nondimeno, vincendo le resistenze di quest'ultimo, volle anche lui sottoporsi al rito. Alla luce di quanto è successo poi, si comprende il perché: mettendosi tra i peccatori, Gesù voleva significare che assumeva su di sé le loro colpe, per espiarle col sacrificio della croce. L'episodio però dice anche altro. "Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: ‘Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento'". Dietro queste parole si intuisce la difficoltà di tradurre nel linguaggio umano un'esperienza ineffabile; si comprende tuttavia che vogliono esprimere una epifania. E' la manifestazione delle due basilari verità cristiane. La voce è quella del Padre, che si rivolge al Figlio, presente lo Spirito Santo: ecco la Trinità, l'unico Dio è tre Persone. Quell'uomo che esce dall'acqua è riconosciuto dal Padre come il suo amato Figlio: Gesù è uomo e Dio. L'adesione alla fede avviene con il battesimo: non quello dato da Giovanni Battista là sulle rive del Giordano, ma quello da lui stesso preannunciato, il battesimo "in Spirito Santo", che poi effettivamente Gesù ha istituito ("Andate, fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo"). I due riti hanno lo stesso nome, ma tra essi corre un radicale differenza. Il primo era esclusivamente opera umana: chi si avvicinava al Battista per farsi versare da lui acqua sul capo, semplicemente dichiarava di riconoscersi peccatore e di voler cambiare vita; poteva solo sperare che Dio accogliesse benevolmente i suoi propositi. Nel battesimo voluto da Gesù prevale invece l'opera di Dio, che per i meriti del suo Figlio cancella le colpe di chi glielo chiede. Di più: liberato dal male, il battezzato viene ricolmato della grazia di Dio, cioè della sua stessa vita: Dio può così compiacersi di lui, amarlo e adottarlo come figlio. Il cristiano può davvero vantarsi di essere figlio di Dio: figlio adottivo, ma pur sempre figlio, e come tale amato e invitato a condividere un giorno la vita stessa del Padre. Figli di Dio! Se i cristiani ricordassero la dignità ricevuta con il battesimo, forse avrebbero non poco da cambiare nella propria vita. |