Omelia (06-01-2012) |
padre Paul Devreux |
Oggi festeggiamo l'Epifania, cioè la manifestazione di Dio tramite l'incarnazione di suo figlio Gesù; in altre parole rifesteggiamo il Natale, perché è un evento di capitale importanza. I Magi erano semplicemente magi, e ce n'erano tanti, come oggi. Non bisogno leggere questo testo come se fosse un racconto storico né tanto meno come se fosse una favola, perché perderebbe il suo significato e la sua credibilità. Matteo lo costruisce prendendo spunto da una profezia dell'Antico Testamento (Num. 24,17) la profezia di Balam. Sono uomini in cammino, alla ricerca di una stella che orienti la loro vita, che le dia senso, e per questo cercano un re buono, capace di guidarli; come oggi si cerca una star da imitare o seguire. I Magi sono persone insoddisfatte, che vogliono di più dalla vita, come tutti. Sono stati rappresentati come tre persone, una giovane una matura e una anziana, per dire che rappresentano tutte le età e nazioni; rappresentano tutti noi. Poi si parla di Erode e della sua corte, che sono quelli che stanno bene e non vogliono che cambi nulla; hanno il terrore della novità. Sanno tutto anche di Nazareth, ma perdono l'occasione di incontrare il Signore, perché non gli interessa. Erode preferirebbe distruggere la stella, i sacerdoti stanno bene cosi. Ma la stella cos'è? Non va cercata in natura, ma nelle scritture, come tutto il resto. Balam vede spuntare in un lontano futuro un re che sarà una stella perché farà da guida a tutto il popolo. Per Matteo chiaramente questo re è Gesù. I Magi offrono oro, incenso e mirra. La tradizione dice che l'anziano offre l'oro perché lo riconosce re, il giovane offre l'incenso che si dà alle divinità, e l'uomo maturo offre la mirra, profumo per le nozze offerto allo sposo dell'umanità. Poi ripartono per un'altra strada; una strada nuova, illuminata dalla presenza del Signore. E' questo è l'augurio che ci facciamo tutti quanti. (spunti elaborati dal commento di padre Fernando Armellini) |