Omelia (08-01-2012) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Marco 1,7-11 Sulle rive del Giordano un profeta, Giovanni, sta "battezzando". A lungo ha gridato nel deserto, predicando un cambiamento di vita. Ha annunciato il tempo della liberazione ai poveri e agli oppressi. Si è confuso con loro, è diventato uno di loro. Ha negli occhi e nel cuore le parole del profeta Isaia: " O voi tutti a assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?" ( Isaia 55,1-2). Giovanni non è un "miserabile". Proviene da una famiglia il cui status sociale gli avrebbe consentito un inserimento di tutto rispetto nella società del tempo. Ma per Giovanni la povertà è stata una scelta, si è incamminato sulla strada, faticosa e scoscesa, della fedeltà ai poveri. In mezzo a quella folla che attende di immergersi nelle acque del fiume arriva Gesù. Senza staffette a precederlo, povero tra i poveri, senza cappe di ermellino, senza responsabili dell'immagine al seguito. Non ha privilegi, oggi si direbbe che paga le tasse come tutti coloro che non godono di esenzioni, si mette in fila con gli altri e aspetta pazientemente il proprio turno. Una sobrietà, la sua - la sobrietà dei poveri - accentuata dalle scarne parole dell'evangelo di Marco: " In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni" ( Marco 1,9). Non dice l'evangelista che il cammino da Nazaret è stato lungo, denso di insidie. Sulle piste aride e brulle del percorso Gesù ha ripensato alla sua scelta di vita. Il figlio del falegname e di Maria ha lasciato la sua casa, il suo lavoro da artigiano, un cibo caldo e un letto, non per fare un'esperienza da "Isola dei famosi", ma per fare un cammino di conversione. Ha scelto i poveri, coloro che fanno più fatica, gli "espulsi" dalla città, coloro cioè che non hanno potere e che dipendono dal potere dei ricchi. Che cosa significa per le coppie e le famiglie "andare all'acqua"? Significa prima di tutto riconoscersi assetati, non migliori né peggiori delle altre coppie e delle altre famiglie, coppie e famiglie "modello" o coppie e famiglie un po' "scalcagnate", senza cedere al vizio spesso presente nelle nostre comunità di classificarle, perché tutte, sia le prime che le seconde, condividono la non facile, talvolta addirittura tragica, avventura dell'esistere e sentono il bisogno profondo, inesprimibile, di un rinnovamento, di una "conversione", cioè di una rinnovata filtrazione di senso. Significa mettersi in fila, non per conformismo, ma per condividere ciò che fanno i poveri tutti i giorni, da sempre. Significa trovare le strade faticose dell'inserimento in una comunità, perché da soli si fa poca strada: una comunità povera, costantemente in ricerca, che non si autocelebra, ma che celebra invece il rito dell'accoglienza incondizionata nei confronti di tutti. C'è, è vero, chi ritiene che la diffusione del Regno vada gestita con criteri imprenditoriali, con tanto di budget, di studi di mercato, di campagne pubblicitarie. Per Gesù - si dice, e l'alibi è fin troppo scoperto - non si deve badare a spese. Noi crediamo invece che la comunità cristiana debba ritrovare la strada delle scelte povere nelle consapevolezza che l'efficacia dell'annuncio non è direttamente proporzionale alla profusione dei mezzi finanziari stanziati. Questa è l'esigenza dell'evangelo. Nella comunità cristiana le famiglie e le coppie, soprattutto quelle che vivono tempi di fatica e d'angoscia, non devono mai sentirsi a disagio, o fuori posto. Chi le fa sentire a disagio, chi, prima di pensare alla propria conversione, pretende di "convertirle", si assume una terribile responsabilità. Forse il battesimo di Gesù, in fila con tutti gli altri poveri, vuol significare anche questo. TRACCIA PER LA REVISIONE DI VITA 1) Che cosa significa per me, per la mia coppia e la mia famiglia "mettersi in fila", come Gesù al Giordano, e ricevere un battesimo di conversione? 2) Qual è il modo concreto con cui la mia coppia e la mia famiglia condivide le scelte dei poveri? Con cui esprime la propria fedeltà ai poveri? 3) Cerco di fare amicizia con quelle coppie e con quelle famiglia che fanno più fatica, che spesso vengono emarginate, non per "convertirle", ma per condividere con loro un tratta di strada? Luigi Ghia Direttore della rivista "Famiglia Domani" |