Omelia (08-01-2012) |
mons. Antonio Riboldi |
Col battesimo diventiamo figli di Dio Con la festa del Battesimo di Gesù, ricordiamo il grande dono del nostro Battesimo: un giorno che segnò la nostra vita e che dovrebbe farci infinitamente felici. Così descrive l'evangelista Matteo il Battesimo di Gesù: "In quel tempo. Giovanni predicava: "Dopo di me viene uno che è più forte di me ed al quale non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo". In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di Lui come una colomba. E sentì una voce dal cielo: 'Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto". (Mt. 1,7-11) La Chiesa oggi ci offre da meditare e chiedere: "Come mai il Battesimo veniva amministrato da Giovanni Battista, prima di Gesù? Che cosa voleva dire essere battezzati dal Precursore? Che significato ha allora il 'mio' Battesimo?" Sappiamo che nel piano di salvezza di Dio, Giovanni Battista, voluto dal Padre in modo straordinario fin dalla nascita, doveva essere 'la voce che grida nel deserto: Preparate la via del Signore'. Era talmente forte la sua testimonianza alla luce, che tanti accorrevano a lui. Lo ascoltavano. Mettevano in discussione la propria esistenza. Chiedevano: 'Cosa dobbiamo fare?' e suggellavano la loro volontà di cambiamento di vita con questo segno pieno di significato come era immergersi totalmente nel Giordano e farsi versare l'acqua sulla testa da Giovanni. Quel 'lavarsi' era come professare apertamente quanto gli Ebrei a suo tempo avevano compiuto proprio nel passaggio del Giordano: lasciare la sponda della schiavitù in Egitto e conquistare la sponda della libertà nella Terra promessa. Anche Gesù va da Giovanni per farsi battezzare e dopo quel gesto viene annunciato dal Cielo chi davvero Egli è: "Tu sei il mio fìglio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". Più che un battesimo di conversione come quello di Giovanni divenne solenne proclamazione di Chi era veramente Gesù in cielo e tra di noi. Tutti noi, che abbiamo la grazia di essere cristiani, iniziamo la nostra vita da 'figli in cui il Padre si compiace' nel battesimo. Quando siamo nati, per il peccato originale, che tutti ci portiamo come eredità di Adamo ed Eva, eravamo come persone senza un domani di felicità. Sì, avevamo un papà ed una mamma che ci volevano un grande bene, ma in pratica ci mancava quella paternità del Padre che ci aveva fatto dono della vita. E che significato potrebbe avere una vita che non ha domani, sentendo che la propria vera Casa, per cui Dio ci ha fatto dono proprio della vita, è chiusa? Davvero si sarebbe orfani del Papà, Abba, Dio, dal cui Cuore tutti, senza eccezione, nasciamo. Credo che chi di noi ha vissuto da orfano, anche su questa terra, sa molto bene che cosa significa essere senza papà e mamma. E' come vivere su questa terra con il cielo dell'amore chiuso. Ogni uomo, se ama la verità e sa ascoltarsi profondamente, sente il bisogno del Padre. E' una nostalgia che non si può nascondere. Altro è essere figli di papà e mamma e altro è essere, oltre che figli dei nostri cari genitori, figli del Padre. I genitori di questa terra possono darci quell'amore che hanno per i figli, ma è un amore-vicinanza che può 'seguirci' per poco, ossia finché loro sono tra noi e noi con loro, poi ognuno prende la sua strada. Ma nessuno può sostituirsi a Dio, che non solo ci fa dono della vita, ma vuole come 'papà' che conosciamo ed esperimentiamo il Suo Amore, come Presenza continua e certa qui, ma soprattutto nell'eternità con Lui, dove ritroveremo anche l'amore profondo dei nostri genitori e di tutte le persone che abbiamo amato e da cui siamo stati amati, rinvigorito e reso eterno in Lui, perché è Dio l'Amore e solo in Lui ogni nostro piccolo e misero amore può diventare eterno. Per cui il Battesimo ci libera da quello stato di figli orfani di padre e senza domani. Nel Battesimo, con il segno dell'acqua, che il sacerdote versa sul nostro capo, di fatto rinasciamo alla vera vita e entriamo a pieno diritto nel numero dei figli del Padre. Dal Battesimo, dovremmo, prima con l'aiuto dei nostri cari e poi, diventati adulti, consapevolmente e responsabilmente, impostare la vita come un cammino verso il Cielo, accogliendo la Grazia della Presenza del Padre nella nostra esperienza su questa terra, per vivere nella fede la nostra quotidianità, motivando pensieri, parole e gesti con la carità stessa di Gesù,. Diventare figli di Dio nel Battesimo, inevitabilmente chiede di vivere continuamente la dignità donataci. C'era un tempo in cui si veniva battezzati appena nati, come a non lasciare spazio ad una vita senza domani. Sono nato il 16 Gennaio. I miei genitori non aspettarono mesi o giorni per farmi entrare nel Cuore del Padre. Mi portarono al Battesimo il giorno dopo, il 17 gennaio, per questo mi chiamarono Antonio. E da allora iniziò la scuola di figlio di Dio, giorno per giorno, una scuola verso la santità. Il Battesimo non era una bella cerimonia e festa che finiva lì, ma era uno stile di vita imperniato nel conoscere, amare e servire Dio, per poi essere, un giorno, quando vorrà, con Lui per sempre in Paradiso. Era questo il ritornello che sentivamo ogni giorno e la grande pietra angolare della vita. Ricordo che quando tornavo a casa sporco per aver giocato nella polvere, mamma mi accoglieva con questa parole: 'Non hai davvero più il volto di un figlio di Dio'. E che dovremmo dire di chi, ignorando di essere battezzato, ossia figlio del Padre, vive in peccato, senza rimorso, in altre parole incurante di vivere fuori Casa? Ma è possibile che un battezzato non si preoccupi o non conosca il grande dono che ha ricevuto nel Battesimo? E' possibile che non si renda conto dell'insensatezza di una vita vissuta solo con un misero orizzonte terreno e non avverta la nostalgia di 'altrò? Diceva il Card. Ballestrero, un grande pastore di anime: "Punto di partenza per tutti, laici e ministri, è il battesimo. Fonte inesauribile che crea nuovi figli di Dio, nuovi fratelli di Cristo, nuove creature..... Dal battesimo nasce e si sviluppa la varietà delle vocazioni, dei ministeri, dei carismi al servizio del Regno di Dio. Dal Battesimo fluiscono le ricchezze mirabili della Chiesa". E il Concilio usa parole ancora più solenni parlando di noi battezzati: "Uno è il popolo eletto di Dio: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo comune è la dignità dei figli: comune la vocazione alla speranza e indivisa la carità. Nessuna ineguaglianza quindi in Cristo e nella Chiesa per riguardo alla stirpe o nazione, alla condizione e al sesso" ( L.G. 32) E' davvero un grande dono, sentirsi, nel Padre, tutti, senza distinzione di colore o razza, stessi figli e quindi fratelli. Vivere il Battesimo darebbe alla umanità il volto della giustizia e della carità. Forse troppe volte ci dimentichiamo del dono del Battesimo e viviamo come se non avesse valore nella vita. Ed è una vera scuola di santità nel Battesimo quanto scrive Paolo VI: "Teniamo bene presente questo fatto. Là, al Battesimo, noi abbiamo incontrato Gesù Cristo, incontro sacramentale e vitale. Fu il nostro vero Natale. Ora, attenzione. Che cosa comporta un simile incontro con Cristo? Ancora il Vangelo ci insegna: comporta seguire Cristo. Comporta uno stile di vita, comporta un impegno inscindibile: essere cristiani! Noi non faremo che ripetere ciò che abbiamo scritto, nella Enciclica 'Ecclesiam suam'. Bisogna ridare al fatto di avere ricevuto il santo Battesimo, e cioè di essere stati inseriti mediante sacramento nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, tutta la sua importanza, specialmente nella cosciente valutazione che il battezzato deve avere della sua elevazione, anzi della sua rigenerazione alla felicissima realtà di figlio adottivo di Dio, alla dignità di fratello di Gesù Cristo, alla fortuna, vogliamo dire alla grazia, della inabitazione dello Spirito, alla vita nuova che nulla ha perduto di umano" (6.2.1974) E' bello rileggere oggi le parole del profeta Isaia: "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano: ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni. Perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is. 42, 6-7) Con Tonino Bello prego: Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto; possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un'ala soltanto. L'altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me. Per questo mi hai dato un'ala sola, perché io fossi tuo compagno di volo." |