Omelia (08-01-2012)
don Roberto Rossi
"Tu sei mio Figlio"

In questo giorno ci piace fermare lo sguardo, come in una splendida icona, su Gesù, immerso nelle acque del Giordano, mentre riceve il Battesimo da Giovanni. Gesù è all'inizio della sua missione, probabilmente prima di trascorrere i quaranta giorni di digiuno nel deserto, prima di essere stato additato come l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo; ha quasi bisogno di un mandato ufficiale, come diremmo noi; un mandato ed una consacrazione, che dovranno essere scanditi con solennità e potenza dallo stesso Iddio.
Il battesimo è l'occasione propizia per operare il misterioso incontro tra la debole umanità di Cristo, tra il flebile segnale che poteva emanare dal rito sacramentale di Giovanni e la grandezza di Dio, il mistero di una incarnazione del Verbo finalizzata alla salvezza del mondo. Cristo, immerso nelle acque, prelude con quel gesto di profonda umiltà, la sua morte e la sua sepoltura; s'immerge non per sé, egli non ha colpa alcuna da cui essere lavato, ma per tutti noi, che carichi di colpe e di peccati, abbiamo urgente bisogno di un lavaggio totale e di una salutare e definitiva purificazione: è la prima volta che Gesù sperimenta su di sé il peccato del mondo; è il momento in cui assume ufficialmente il suo ruolo di Salvatore e di Redentore dell'umanità.
A questo punto, dopo aver fissato lo sguardo, porgiamo l'orecchio per ascoltare la Voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento". Non abbiamo dubbi, è Dio che parla, anzi è il Padre che si rivolge al suo Figlio prediletto; viene quindi affermata la divinità del Cristo, tutto il mistero della Trinità palpita in quelle parole. La predilezione del Padre verso il Figlio è scandita dall'Amore. L'amato è indubbiamente il Figlio, ma non possiamo dimenticare che Egli è amato perché calandosi nelle acque sta dando il proprio assenso a tutta l'opera della redenzione, anzi viene da dire che già sta operando la redenzione, autorizzandoci così a fare nostre le parole che il Padre rivolge a Gesù. Oggi, poi, che tutto è compiuto, che il Battesimo di "fuoco" ci ha rigenerati a vita nuova, possiamo legittimamente credere che su ognuno di noi il nostro Padre celeste ripeta: "Tu sei mio figlio".
Questa è per noi la grande epifania, la grande rivelazione, il grande dono! Noi siamo stati battezzati-­immersi nella vita di Cristo, e quindi siamo invitati a percorrere la sua strada: siamo invitati a rivivere Cristo. "per me vivere è Cristo", dirà San Paolo. Ecco allora la grande domanda di questo giorno: il Battesimo, dono di Dio, sta diventando oggi una mia risposta a Dio? Il mio Battesimo sta trovando ogni giorno di più un impegno di imitazione di Cristo? Sono cristiano di nome o anche con la vita? È un esame di coscienza, che dobbiamo fare costantemente. Soprattutto dobbiamo ricordarci che il Battesimo va vissuto nella vita di ogni giorno e nella nostra crescita.
Una volta accolto il battesimo come proposta di vita, non ci si può più fermare. Infatti non si finisce mai di diventare cristiani. La vita è tutta una conversione e il vero cristiano porta dentro di sé una perenne giovinezza.
Come i Santi, che hanno sempre qualcosa di nuovo da dare e da inventare. Mi viene in mente Padre Lino da Parma: morì nell'antica­mera di un industriale, mentre cercava lavoro per un ex-carcerato! Fu cristiano... fino all'ultimo istante! Il Battesimo produce questi eroismi, perché è una vita nuova, è una vita divina, è una vita di amore fino all'ultimo respiro: fino a quando si apriranno i cieli e vivremo in luce piena il mistero di amore, che ci è stato donato quaggiù.