Omelia (08-01-2012) |
Gaetano Salvati |
Alti e altri orizzonti Le parole che san Marco riporta all'inizio del suo Vangelo: "tu sei il Figlio mio, l'amato" (1,11), ci fanno comprendere l'importanza della festa del Battesimo del Signore. Tale episodio non rimane l'ultima gemma del ciclo delle solennità del Natale; ma è il segno tramite il quale il Dio fatto carne ribadisce il Suo amore per noi. Il Creatore, assumendo le dimensioni di un uomo, ha mostrato all'umanità che Dio s'immerge nelle tribolazioni umane; tanto da poter essere toccato, visto nei sacramenti e nei volti dei fratelli. La festa del Battesimo del Signore ci permette di instaurare un rapporto profondo con Gesù: immergendosi nel Giordano, Egli è sprofondato in ciascuno di noi. Il Battesimo, allora, è la strada che consente la risalita verso di Lui, il segnale che ci consente di rispondere al suo invito d'amore. Ora è evidente la differenza fra il Battesimo di Giovanni e quello di Gesù: il primo lascia il posto al Battesimo nello Spirito, inizio di una nuova era per l'umanità, portata a compimento dal Signore con la Sua missione, con la morte in croce e con la risurrezione. Per mezzo Battesimo di Gesù, ogni creatura viene coinvolta in questa nuova storia redenta, e non distrutta. Esso quindi non è un semplice tuffo nelle acque, ma l'impegno della Trinità a chiamarci figli di Dio. Col Battesimo di Gesù allora l'umanità ricomincia un nuovo cammino, viene indirizzata verzo Alti e altri orizzonti: nel compiacimento del Padre, noi riacquistiamo la dignità perduta a causa del peccato. Fratelli, Cristo Gesù non ha ignorato il nostro grido quando eravamo gettati nel mare dell'oblio: è sceso giù e ci ha sollevati. Impegnamoci, con la nostra testimonianza di uomini nuovi (cristiani), a rialzare chi è caduto nel peccato; vale a dire, come il Maestro ha assunto la carne di peccato senza mai peccare, anche noi dedichiamoci agli altri, senza mai dimenticare, ma rinnovando sempre, le promesse del nostro Battesimo. Amen. |