Omelia (15-01-2012) |
Gaetano Salvati |
L'ora giusta per cambiare (alla Sua presenza) La vicenda del giovane Samuele, narrata nella prima lettura (1Sam 3,3b-10.19) rende radiosa l'esperienza dell'incontro dei primi discepoli con il Maestro. San Giovanni, che fu uno dei protagonisti di quest'evento, conserva una memoria viva, tanto da poter ricordare perfino l'ora esatta dell'incontro che ha cambiato la sua esistenza (Gv 1,39). Cosa avrà detto il Signore ai due discepoli? Quale verità, il Nazareno, avrà rivelato a Giovanni e ad Andrea? L'evangelista non dice nulla a riguardo; riferisce solamente le domande: "cosa cercate?" (v.38), "Rabbì, dove dimori?" (v.38), e la risposta di Gesù: "venite e vedrete". L'esperienza con il Maestro, comunque, deve essere sconvolgente: è bastato un pomeriggio in presenza del Signore e i due discepoli sono diventati i primi annunciatori della salvezza fatta carne (v.41). Infatti, subito dopo essi proclamano a Simone: "abbiamo trovato il Messia" (v.41). Quando Simone viene condotto dinnanzi a Gesù, lui non dice nulla; ma, è il Maestro che prima compie dei gesti, e dopo parla. Innanzitutto, lo fissa, lo ama; poi gli dice: "tu sei Simone" (v.42), cioè io ti conosco da sempre; infine, gli modifica il nome (v.42). Adesso, anche il pescatore, come i due discepoli, non è più lo stesso: egli, andando da Cristo Gesù, ha visto la differenza fra la Luce e le tenebre, fra un prima e un dopo l'incontro con il Messia, e ha scelto la vita nuova con il Maestro. Alla parola di Gesù: "venite e vedrete", e alla nostra possibile replica, si gioca anche la nostra sequela. Secondo l'evangelista l'ora della chiamata (la nostra chiamata) s'identifica con l'ora dell'salvezza offerta dal Salvatore sulla croce: "segno" dell'amore che Dio nutre verso l'uomo. Di conseguenza, ogni istante della nostra vita deve essere vissuta quale momento giusto da dedicare a Dio: senza perdere tempo, bisogna fare esperienza del Signore, mettersi dietro di Lui e accettare, mai passivamente, la trasformazione che San Paolo ci prospetta: "chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito" (1Cor 6,17), diveniamo membra di Cristo (v.15) Ma, come faremo a seguire il Maestro? In che modo riusciremo ad ascoltare l'appello del Redentore? A quest'invito, noi abbiamo risposto con le parole del Salmo: "ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido" (Sal 39,2). Dunque, è Lui che prende l'iniziativa: ci conosce, ci chiama per nome, come Simone, e accompagna gradualmente, se lo desideriamo, il nostro cammino di conversione. Egli esige da noi, perciò, una profonda intimità, un'intensa familiarità. Difatti, ai due discepoli, come a ciascuno di noi, Gesù non pone la questione se andare con Lui o no: prima chiede cosa desideriamo (di essere alla Sua presenza); in seguito, ci ripete che per salvarci dobbiamo bramare la sua compagnia. E noi saremo in grado di accogliere il Signore della pace, e perseverare nella Sua amicizia, partecipando assiduamente ai sacramenti: segni visibili che proclamano la grazia di Dio su di noi; e pregando, elemento necessario per essere più attenti, più partecipi della Sua presenza in mezzo a noi. L'iniziativa di Dio deve incoraggiarci a non essere dei cristiani sfiduciati. Dio, apparentemente lontanissimo (trascendente), è in perenne ricerca dell'uomo. Tale inquietudine Lo ha spinto ad incarnarsi, a nascere in una grotta, a morire per noi. Questo significa che Egli segue l'umanità, e quando trova un cuore disponibile a rispondere al Suo amore infinito, gli fa dono del potere di diventare figlio di Dio, inizio di una nuova vita nel Suo Nome. Amen. |