Omelia (08-12-2011) |
don Cristiano Mauri |
Madonna della comunione Anche lei, seppur Immacolata, avrà sentito quel sibilo sottile e suadente, da brividi: sussurro minaccioso e magnetico insieme. Non ci dev'essere stato nemmeno lo spazio di un attimo tra il fruscio dell'arrivo dell'angelo e il soffio biforcuto. D'altronde l'occasione era decisiva e, dunque, propizia. Gelido come una lama avrà puntato al cuore della ragazza mettendola nuda davanti a suoi limiti. Se solo fosse stata meno giovane, più esperta, magari di nobile famiglia, uno spirito profetico, almeno di un paese meno sconosciuto di quello... Se fosse stata diversa, un'altra donna, se avesse avuto l'intelligenza della sua vicina, lo spirito di sua cugina, le idee dell'amica d'infanzia... L'arma sussurrante è puntata al cuore per spaccare la giovane in due: dividere per regnare, la regola è sempre la stessa. Dividere Maria da se stessa. Impedirle di abbracciare quella semplicità che Dio stava amando in modo talmente immenso. Creare una frattura nella comunione con se stessa. «Eccomi, sono la serva del Signore». Lo Spirito della Comunione soffia in lei e un altro Regno è in via di costruzione. La ragazza stringe a sé la propria identità, amandola come il Padre la ama. La testa è schiacciata e il sibilo strozzato, ma non tarderà a farsi sentire ancora. L'ardente impulso di accusare il buon Giuseppe l'assale come alle spalle. D'altronde stavolta il marito non poteva che aver torto. Quando lei gli chiese - per l'ennesima volta - se si era assicurato circa la presenza di Gesù nella carovana che ripartiva da Gerusalemme dopo la Pasqua, si era sentita rispondere con apparente sufficienza che il ragazzo era già grande, sapeva ormai arrangiarsi da sé. Ora il pasticcio era fatto e il ragazzo perduto. Il pensiero o il desiderio di un marito più all'altezza non avrà mancato di colpirla con forza. L'impulso a prenderne le distanze rovesciandogli addosso ogni responsabilità è quasi irrefrenabile. La voce ingannatrice l'aggredisce con i ricordi e le impressioni di tutte le pochezze di quell'uomo che Dio le ha messo accanto. Dividere Maria da Giuseppe, dividere per regnare. Spingerla a smettere di tenere con sé l'umile e limitata forza di quell'uomo grande e buono. Aprire una crepa nella comunione sponsale. «Figlio, tuo padre e io ti stavamo cercando». Lo Spirito della Comunione è potente e il nuovo Regno, pure. La sposa stringe a sé il suo sposo in un abbraccio invincibile, amandolo come Dio lo ama. Di nuovo la testa sibilante è sotto i piedi. Insieme si torna a Nazaret. «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Chi compie la volontà del Padre». Chi conosceva meglio di lei l'animo di Gesù? Sapeva bene quali orizzonti d'amore ormai il cuore del figlio aveva raggiunto. Intuiva con profondità femminile e materna la maturazione del cuore di quel ragazzo ormai uomo, figlio suo e, sempre più in modo evidente, Figlio di Dio. Aveva da tempo compreso che le parole dell'angelo andavano realmente compiendosi: Gesù stabiliva il suo Regno istituendo relazioni nuove, comunioni insperate, salvezze inattese. Eppure quelle parole dovettero essere amare come un fiele. D'altronde era venuta apposta per vederlo, da troppo non lo aveva con sé e si sa qual è lo struggersi del cuore di una madre nel tempo in cui il figlio è lontano dai suoi occhi. Improvviso e inaspettato l'istinto di andar via le si accovaccia alla porta del cuore sussurrando parole di giudizio. Avrebbe meritato ben più rispetto l'amore di una madre. Se non per accontentarla, almeno per non umiliarla davanti a tutti. La voce menzognera si maschera di moralismo: forse il figlio ha perso un po' il filo e ha bisogno di una lezione. Sarebbe utile una presa di distanza, dissociarsi dal Figlio è il minimo. Incrinare il rapporto col figlio è la strisciante minaccia, dividere per regnare. Spezzare l'invisibile cordone ombelicale che lo Spirito Santo ha tessuto. Ma lo Spirito della Comunione in lei ha la strada aperta e il Regno viene. La madre stringe a sé il figlio, ancora una volta, amandolo come il Padre lo ama. Perché il Vangelo tace, ma Maria quel giorno si sedette sulla testa del serpente, in fondo da ultima della fila, come discepola figlia delle parole del Figlio. Non pensava facesse così male. Gliel'aveva predetto la profetessa Anna che una spada le avrebbe lacerato l'anima. E' la morte, sua prima che del Figlio. E non pensava che facesse così male. Stavolta l'assalto è decisivo e attacca all'origine, alla sorgente della donna stessa. Come può essere suo Padre? Come può essere mio Padre? Gli artigli del sibilante la straziano con pensieri di rabbiosa e violenta ribellione a quel Dio che si era promesso a lei. Il cuore vuole essere tomba e l'anima sheol, oblio. Non sarò più la sposa di questo Dio crudele, non farò più del mio animo il talamo di amplessi misteriosi. La lotta è aspra, e il sussurro invincibile: basta una scalfitura, una piccola crepa in cui infilarsi ed ella sarà strappata da Lui, Padre, Figlio e Spirito. Un gesto, l'ultimo perché la lotta si concluda, ancora mosso dallo Spirito della Comunione, lievito nella pasta: è il Regno che viene. La donna abbraccia il Padre nel corpo straziato del Figlio ricondotto al Suo grembo. Immacolato animo di comunione, lo Spirito della Pentecoste, anelito della Pasqua, in te soffiava dalle origini. Il sibilo della divisione non ha saputo vincere il vento della Comunione scritto in te come virtù originale. In te la Pasqua è dote originale. Per te, da sempre, il Regno è casa. |