Omelia (15-01-2012)
don Luca Orlando Russo
«Rabbì, dove dimori?...Venite e vedrete»

Il discepolato e la testimonianza nasce e si nutre della comunione con il Signore Gesù. Il Vangelo di questa seconda domenica del tempo ordinario non lascia dubbi: è l'aver dimorato con lui che genera un'esperienza nuova. Cosa si saranno detti Giovanni e Andrea con Gesù di così significativo se da quell'incontro è venuto fuori un annuncio così forte: «Abbiamo trovato il Messia»? E non solo, cosa avrà sperimentato Giovanni evangelista se dopo molti anni ancora ricorda che quell'incontro è avvenuto alle quattro del pomeriggio?
Quell'incontro ha certamente segnato in maniera forte l'inizio di un percorso e ha per sempre determinato che all'origine della fede c'è un incontro. La dinamica che emerge dal testo evangelico la si può sintetizzare in tre verbi ascoltare-vedere-credere. A meno che non si tratti di casi particolari, possiamo concludere che la fede biblica è la successione di questi tre movimenti: ascolto, visione e fede. Andrea e Giovanni hanno ascoltato la parola del Battista che in Gesù ha indicato l'Agnello di Dio, hanno poi visto con i loro occhi dove dimorava Gesù e, infine, hanno creduto che lui è il Messia.
Da sempre la fede in Israele ha origine dall'ascolto della Parola profetica che quando ci parla, non si limita a comunicarci delle istruzioni, o a darci dei consigli, ma si offre di intervenire concretamente nella nostra vita, attraverso delle promesse il cui adempimento costituisce per noi il segno inequivocabile dell'affidabilità delle sue intenzioni nei nostri confronti (infatti, in ebraico il termine "parola" significa non solo "parola", ma anche "fatto": come dire che egli non si limita a parlare, fa anche i fatti). Certamente ciò che Dio ci promette, e che immancabilmente realizza, è sempre finalizzato alla realizzazione della nostra vita e alla scoperta che Dio è il migliore alleato della nostra vita: un alleato che, dopo averlo noi messo alla prova ed aver verificato la sua affidabilità, ci invita a sottoscrivere - in funzione della realizzazione della nostra vita - un patto di collaborazione con lui, stabile e duraturo. Tutto questo Dio lo fa in modo assolutamente gratuito e disinteressato: infatti, non guarda né ai nostri meriti, né ai nostri demeriti, ma ai nostri bisogni, e questi cerca - gratuitamente - di soddisfare.
Come non dare fiducia ad un Dio così e non lasciarsi coinvolgere in un discepolato che, sin dall'inizio, si presenta come il miglior affare della nostra vita?
Buona domenica e buona settimana!