Omelia (22-01-2012)
don Luciano Cantini
Camminare dietro

«Convertitevi e credete nel Vangelo»
La conversione è un tempo di rottura, di discontinuità con il passato e un puntare sul nuovo, un terreno propizio dove affondare le radici. Il tempo, dice Gesù, è compiuto, dunque inizia un tempo nuovo.
La stabilità della nostra vita, delle nostre strutture, della Chiesa stessa, a volte ci impedisce di capire e sperimentare il senso della conversione. La tendenza a spiritualizzare eccessivamente l'esperienza religiosa ci impedisce di concretizzare il termine conversione relegandolo in un ambito piuttosto moralistico che pratico. Eppure conversione indica un cambiamento di strada, di direzione, di prospettive. Se vogliamo capire praticamente il senso e la portata della parola conversione, proviamo ad avvicinarci al mondo delle migrazioni. Persone che hanno lasciato alle proprie spalle luoghi conosciuti ed amati, affetti e legami familiari, abitudini e cultura per tuffarsi, spesso annaspando, in un mondo totalmente nuovo e diverso, portandosi con sé praticamente nulla, nella speranza di trovare una indicazione o un sostegno in chi ha già fatto esperienza di questa rivoluzione nella propria vita e cammina avanti.

«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini»
La conversione chiede di abbandonare certezze consolidate, benessere acquisito e mettersi in cammino. A Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni è chiesto di lasciare tutto quello che rappresentava il proprio quotidiano, la propria vita, la stessa sussistenza per camminare dietro Gesù. Non c'è una nuova prospettiva o una nuova certezza, anzi si entra dentro una nuova provvisorietà dove nulla è certo, fatte salve le spalle di Gesù che cammina avanti in una qualche direzione che rimane, comunque, una incognita.
Lasciarono le reti, il loro capitale, il loro lavoro, il senso della loro vita, le loro sicurezze. Non la loro identità: sono pescatori e Gesù li farà diventare Pescatori di uomini. Non possiamo immaginare quanto sia suonata sibillina questa espressione, ma certamente l'identità di ciacuno rimane quello che è, per cui è stato educato e cresciuto: un pescatore.

Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Lasciarono il loro presente, con la barca ed i garzoni, lasciarono il passato con il loro padre Zebedèo. Il tempo è compiuto è necessario aprirsi alle incognite e alle novità del tempo nuovo che si ha davanti senza troppe certezze, senza troppe sicurezze che intrappolano una libertà che il Signore ci sta offrendo.
Andare dietro di lui non è una mèta, non è una stabilità diversa, non è una barca altra con cui salpare. Andare dietro di lui è disponibilità a nuovi eventi e nuove ampiezze, scoprire orizzonti nuovi, nella incertezza di un passo che ci sta dinanzi e che ogni volta chiede di essere scoperto e scelto.