Omelia (22-01-2012) |
mons. Gianfranco Poma |
Gesù si recò in Galilea annunciando il Regno di Dio Il piccolo brano del Vangelo che la Liturgia della terza domenica del tempo ordinario ci offre (Mc.1,14-20), si apre con il primo dei sommari di cui Marco si serve per segnare i punti importanti che danno una struttura precisa alla sua opera. "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò in Galilea annunciando il Vangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e si è avvicinato il regno di Dio; convertitevi e credete nel Vangelo": per due volte ritorna il richiamo al "Vangelo", già presente nella frase con cui Marco apre la sua opera. Tutto questo ci orienta a sottolineare l'importanza di questi due versetti, sintesi di tutto il messaggio di Gesù: qui troviamo la risposta alla domanda che ci poniamo quando ci chiediamo quale sia il contenuto essenziale dell'esperienza cristiana. "Il Vangelo di Dio" è la sintesi del messaggio che Gesù porta all'umanità in nome di Dio, il cui contenuto, come mostrerà il seguito dell'opera, è la persona stessa di Gesù: il senso del "Vangelo di Dio" slitta quindi verso Gesù, il Dio che si è fatto vicino per annunciare all'uomo la liberazione che Dio opera in Cristo. "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò in Galilea": l'arresto di Giovanni provoca l'allontanamento di Gesù dalla Giudea e l'inizio della sua predicazione in Galilea. Tutto in realtà è simbolico: Gerusalemme che avrebbe dovuto accogliere il profeta, lo ha ucciso, mentre la Galilea, simbolo del mondo, regione esposta al peccato, accoglie Gesù e proprio in Galilea Gesù risorto aspetterà i suoi discepoli per camminare con loro sulle strade del mondo. Così Marco comincia a presentare l'esperienza storica di Gesù, manifestazione della realtà del Vangelo di Dio che egli annuncia, come una realtà sconvolgente: il centro religioso di Israele, chi avrebbe dovuto essere pronto ad accogliere l'inviato di Dio, lo respinge; chi era ritenuto lontano, chiuso a Dio, in realtà si apre a Lui e lo accoglie. Così Marco, con il suo modo narrativo semplice e scarno che l'accompagna fino alla fine, comincia a presentare il Vangelo di Dio, con la sua logica radicalmente provocatoria, perché, chi legge e vuol essere discepolo di Gesù, sia consapevole di essere chiamato a decidere con estrema chiarezza con una logica che è opposta a quella del mondo. "Io infatti, non mi vergogno del Vangelo - dirà S.Paolo - perché è potenza di Dio per la salvezza di chi crede" (Rom.1,16). E ancora: "Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio" (1 Cor.1,22-24). Al seguito di Marco, noi oggi dobbiamo domandarci se alla radice della nostra fede c'è una scelta consapevole e chiara della radicalità che essa comporta. Gesù in Galilea annuncia il "Vangelo di Dio": è un lieto annuncio quello che egli porta. Anche Matteo comincia il suo Vangelo con un lieto annuncio, quello che l'angelo porta a Giuseppe: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa.: tutto questo è avvenuto perché si adempisse ciò che è stato detto dal Signore, per mezzo del profeta: Ecco la giovane ragazza concepirà un figlio che si chiamerà Emmanuele, nome che significa Dio con noi" (Mat.1,20-22). E in Luca, l'angelo porta il lieto annuncio ai pastori: "Non temete: ecco, vi porto un lieto annuncio. Oggi è nato per voi un salvatore che è Cristo Signore". (Lc.2,10). Anche Giovanni, a modo suo comincia il suo Vangelo con il lieto annuncio che viene da Dio: "In principio era la Parola.e la Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria." (Giov.1,1.14). In Marco è Gesù stesso che porta il "lieto annuncio": è sostanzialmente lo stesso "lieto annuncio" di tutti i quattro Vangeli. Aderire al Vangelo, ascoltare la Parola che ci è annunciata, credere in Gesù è entrare in una esperienza di gioia, una gioia che viene da Dio, che Lui solo può darci: è la felicità che l'uomo cerca e che Dio, ora, gli dona. Ma proprio perché è dono di Dio, è Lui stesso che si dona, è sconvolgente: mai l'uomo potrebbe immaginare ciò che Egli stesso gli annuncia. Entrare nella gioia di Dio richiede la fede in Lui. Il lieto annuncio che viene da Dio è che Dio, per amore, si è fatto carne, perché Dio è l'Amore; è nato come ogni bambino, per poter parlare, vivere, morire come noi, condividere tutto ciò che è fragile perché noi potessimo vivere la nostra fragilità con la gioia di poterla scoprire e sentire abitata dall'infinita bellezza di Dio. Il "Vangelo di Dio" annunciato da Gesù secondo Marco, assume una forma precisa: è singolare il fatto che il Vangelo di Marco sia stato per secoli sottovalutato perché ritenuto solo narrativo, fonte degli altri Vangeli. In realtà, ad una lettura fattasi sempre più attenta, rivela la sua raffinatezza e precisione teologica. "Il tempo è compiuto e si è avvicinato il regno dei cieli; convertitevi e credete nel Vangelo": gli esegeti hanno studiato attentamente questa frase sottolineando la rielaborazione teologica delle parole di Gesù fatta dalla comunità credente. "Il Vangelo di Dio" è anzitutto l'annuncio di ciò che, imprevedibilmente, Dio compie. "Il tempo è compiuto": nello scorrere cronologico del tempo, è accaduto un evento che è il compimento di ciò che nel tempo viene sempre atteso, un evento che contiene il senso pieno del tempo e della storia, è la presenza della persona di Gesù, inaugurata dalla sua nascita, è la presenza di Dio nel tempo che fa sì che il tempo sia pieno di Dio. "Il regno dei cieli si è avvicinato": l'esperienza operante di Dio che salva, che dà senso alla fragilità, è presente, è già in atto, non è più da attendere come conclusione della storia. Tutto il seguito del Vangelo mostrerà concretamente come nelle parole e nei gesti di Gesù si realizzi il compimento del tempo e come il regno dei cieli si sia avvicinato. "Il Vangelo di Dio" comprende pure l'annuncio di come sia chiamato a porsi l'uomo di fronte all'opera di Dio: "convertitevi e credete nel Vangelo". Anzitutto "convertitevi": la conversione è anzitutto cambiamento di mentalità, di modo di vedere, di pensare, è il veder Dio in tutte le cose, percepire tutto come dono, talvolta misterioso e incomprensibile, dell'amore del Padre. E poi, "credete nel Vangelo": significa dar credito totale al "lieto annuncio", a questa "Parola liberante" che ci annuncia la presenza amorevole di Dio, significa affidare tutta la nostra vita a Colui che mostra che il Vangelo proclamato è una realtà operante che ci afferra e ci trasforma se noi abbiamo il coraggio di abbandonarci in Lui. La seconda parte del nostro brano comincia a narrare la realtà del Vangelo: lo sguardo di Gesù e la sua parola rifondano l'esistenza di persone precise, due coppie di fratelli, Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni, che si trovano nella concretezza della situazione della loro vita. "Ed essi, subito, lasciarono le loro reti.lasciarono il loro padre nella barca con i garzoni, e seguirono Lui": spesso la risposta dei primi discepoli è stata interpretata come abbandono dei beni materiali. Forse Marco intende parlare di una radicalità frutto di una esperienza nuova: chi incontra lo sguardo e la parola di Cristo vive una tale esperienza di amore che genera la vera libertà, di poter vivere di tutto o di niente e comunque di non essere schiavo di nulla. |