Omelia (22-01-2012)
Gaetano Salvati
Coscienti e ricoscenti della sua presenza

L'inizio del ministero di Gesù, attuato da gesti concreti e annunciato da parole indiscutibili, è una tappa indispensabile per poter abbracciare la fede e crescere in essa.
Il primo gesto del Maestro è un viaggio in Galilea (Mc 1,14): non è un itinerario scelto a caso, bensì è la volontà del Salvatore di farsi prossimo agli uomini. Tale vicinanza è confermata dall'affermazione del Signore, "il regno di Dio è vicino" (v.15), nel senso che ora la creatura, se vuole, può ascoltare, vedere e toccare la verità. Per l'evangelista, Gesù è il contenuto del Vangelo (1,1), la notizia gioiosa che il Padre, per mezzo del Figlio, è presente nelle vicende del mondo, tanto da muoversi fra gli uomini. La prossimità del regno indica all'umanità anche la gratuità del dono della vita nuova: il Verbo eterno, incarnandosi, cioè entrando nella storia, dà la certezza di possederlo, la condizione necessaria per realizzare le nostre aspirazioni.
Per accogliere la vita nuova offerta dal Redentore, è necessario accettare due inviti: la conversione e la fede (v.15). Il Maestro rende possibile un mondo nuovo, una nuova condizione (essere figli di Dio), infine, la convinzione di stare alla Sua presenza, solamente se ognuno di noi indirizza lo sguardo verso di Lui. San Paolo, a riguardo, nella seconda lettura, ci offre un'immagine tagliente: "passa la figura di questo mondo" (1Cor 7,31). Tale urgenza, letta alla luce delle parole e dei gesti di Gesù, mostra, a chi ha deciso di aprirsi all'amore, che ogni cosa è secondaria rispetto all'invito del Maestro di cambiare rotta. Spalancare l'intimo all'iniziativa di Dio (mutarsi) significa, perciò, lasciare lavorare il Signore nel nostro cuore: Egli ci nutrirà con la Sua azione, e noi, crescendo con Lui, saremo in grado di individuare, nei sentieri interrotti del patire umano, la serenità della speranza già ottenuta con il Suo sangue.
Riconoscenti e coscienti della Sua presenza fra di noi, possiamo ascoltare la Sua voce: la vocazione a seguirlo, rimanendo dietro di Lui (Mc 1,17). L'incessante appello del Signore a testimoniare nella società l'andatura differente dell'uomo redento, indica al credente che il dono della fede non è mai una meta; ma, è sempre un nuovo inizio, un continuo meravigliarsi degli splendori che il Figlio compie nella comunità e in noi.
Sia la conversione che la fede, oltre ad aiutare il credente a maturare nel cammino spirituale dietro il Maestro, sono di sostegno al nostro itinerario nel mondo. La comunità pellegrina nel tempo è convocata per annunciare il Vangelo della pace; a proclamare al mondo che Gesù è la nostra buona notizia, l'amico fedele, Colui che interpella l'uomo per fargli gustare la gioia di una vita dedicata agli altri, al Dio vicino. Amen.