Omelia (22-01-2012)
don Giovanni Berti
Nella rete di Gesù

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La scorsa settimana i ragazzi e ragazze del gruppo adolescenti con i loro animatori si sono impegnati in una impresa davvero ardua: invitare al gruppo nuovi ragazzi.
Animatori e adolescenti hanno scritto e firmato, una per una, le lettere, da portare poi a mano, a tutti gli adolescenti della classe 1997, che nella nostra parrocchia sono circa una settantina. I ragazzi del ‘97 hanno celebrato la Confermazione lo scorso anno, ma poi solo in pochissimi hanno proseguito il cammino nel gruppo degli adolescenti. Da qui l'idea di invitarli di nuovo personalmente con queste lettere personalizzate...
L'invito era quello di partecipare alla riunione di mercoledì scorso.
Alla fine se ne sono presentati 3.
Ho visto chiara la delusione di ragazzi e animatori, anche se i 3 venuti sono stati accolti benissimo e con un sorriso.
Come mai una risposta così scarsa a tanto impegno ed entusiasmo?
Ho pensato a questa cosa dopo aver letto il breve passo del Vangelo di Marco che narra della chiamata dei primi discepoli.
Nel racconto tutto appare così facile e veloce: Gesù passa per la riva del lago, vede i pescatori, li chiama, ed essi, lasciando tutto lo seguono subito. Questo accade due volte, in rapida successione.
Magari fosse così facile! Magari bastasse un semplice "vieni" per mettere in moto le persone ad uscire dalle loro case e partecipare alle varie iniziative della parrocchia.
Mi viene in mente ora un'altra immagine, quella dei vari volontari nelle situazioni di emergenza, durante i disastri naturali. Molto si è detto e sottolineato riguardo la generosità di molti giovani e meno giovani, che si sono mossi subito e con generosità, immediatamente dopo l'alluvione di Genova lo scorso novembre. E' bastato poco perché in molti si muovessero per spalare il fango e portare un po' di solidarietà.
Sembra quindi che la maggiore resistenza e difficoltà a metter in moto i giovani si sperimenti proprio nei nostri ambienti parrocchiali. Dico "sembra", perché non vorrei far troppo semplici le cose. Ma certamente non posso non riflettere ed interrogarmi sul "perché".
La parte del Vangelo che racconta rapidamente la chiamata dei primi discepoli non va sezionata da ciò che la precede. Infatti l'evangelista Marco ha appena ricordato quello che Gesù sta facendo: Gesù si muove per la Galilea e lancia un annuncio chiaro e solenne: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo!".
Sicuramente i discepoli rispondono alla chiamata di Gesù, abbandonando tutto per seguirlo, non per un cieco senso del dovere, ma perché sentono che realmente tutto quel che possiedono e che stanno facendo, vale molto meno di quello che Gesù propone e annuncia.
"Il tempo è compiuto" dice Gesù. In altre parole il Maestro dice che il tempo che viviamo non è un girare a vuoto, non è senza direzione, non è senza senso.

La vita è un tempo prezioso nelle mani di Dio, e che si può vivere in modo pieno perché "il Regno di Dio è vicino". Gesù annuncia qualcosa che in fondo è nei desideri più profondi dell'uomo, e quindi anche dei pescatori di Galilea. Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo lasciano le reti che hanno in mano per farsi prendere loro stessi dalla rete di Gesù. La barca su cui stanno, e che fino ad allora è stata tutta la loro vita, diventa troppo piccola rispetto alla barca che Gesù propone loro, per iniziare una avventura che non sarà facile, ma che riempirà la loro vita di senso pieno.
I primi discepoli entrano così nel dinamismo di Gesù, che non si ferma, e continua ad andare avanti, incontro alle persone, ai più poveri, a coloro che cercano Dio veramente.
E se anche cercheranno di fermarlo con la crocifissione, il cammino di Gesù non si ferma, anzi diventa ancor più universale e coinvolgente.
Anche se ho visto un po' di delusione negli animatori degli adolescenti, dopo lo scarso risultato del loro invito, ho detto loro di continuare e non fermarsi. Infatti sono sicuro che l'entusiasmo e la generosità del loro servizio alla fine faranno breccia anche nei cuori deli adolescenti più distratti e insofferenti agli inviti in parrocchia.
Viviamo in una realtà che purtroppo sente il messaggio cristiano non più come novità sconvolgente che muove la vita. Oggi la fede, il Vangelo e la comunità cristiana sono avvertiti, specialmente dai giovani, come realtà passate, e non più così significative per la vita. E forse è anche colpa di noi cristiani "di Chiesa" che non sempre mostriamo entusiasmo nel nostro modo di fare e di credere.
Ma nel cuore di ogni uomo e di ogni giovane, c'è comunque il desiderio di un mondo nuovo, migliore, più solidale, giusto e in pace. In altre parole, in tutti c'è il desiderio del Regno di Dio, quello che Gesù ha predicato e mostrato.
Se, come cristiani, sappiamo mostrare che essere Chiesa e vivere il Vangelo, risponde a queste attese, allora forse più persone saranno disposte, come i primi discepoli, a mettersi in gioco con noi, ed entrare nella rete di Gesù.


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