Omelia (29-01-2012) |
don Luca Orlando Russo |
Un insegnamento nuovo Il testo della prima lettura di questa IV domenica del Tempo Ordinario ci pone davanti ad un Dio il cui desiderio è quello di stabilire con noi un rapporto amichevole, di collaborazione. Egli si interessa di noi, è nostro amico e ci considera non suoi schiavi, ma suoi figli. Vuole perciò stringere con noi una relazione fondata sulla fiducia reciproca. Contrariamente a quanto pensiamo, non intende imporci la sua amicizia, tiene molto alla nostra libertà, anche se ha la facoltà per poter fare di noi tutto ciò che vuole. Ma Egli tiene molto alla nostra fiducia, perché solo questa fiducia gli consente di adoperarsi davvero per noi, per la realizzazione della nostra vita; e poiché sa che nessun uomo può fidarsi di chi non conosce, specie se si tratta di Dio, fa di tutto per conquistarsi la nostra fiducia. A tal fine fa di tutto per entrare in relazione con noi e farsi conoscere, manifestandosi a noi in molti modi. Tra le tante, anzi infinite vie medianti le quali Egli si manifesta, il testo del Deuteronomio ci insegna che ne privilegia una in particolare: parlare, non solo al nostro cuore, alla nostra coscienza, ma - in modo diretto ed immediato - alle nostre orecchie, attraverso la mediazioni di uomini come noi, che accettano di collaborare con Lui e che la tradizione biblica chiama "profeti". La mediazione profetica diventa così la vera peculiarità della tradizione biblica rispetto a qualsiasi altra esperienza religiosa. La prima lettura ci parla di un Profeta che più di ogni altro medierà la Parola del Signore al punto che Dio si riconosce pienamente in lui. È evidente il riferimento al testo evangelico nel quale l'evangelista Marco ci presenta Gesù, Profeta del Signore. La sua è una Parola efficace, che genera nuova vita, che comanda, una Parola che non passa inoperosa: è la Parola che agisce. E che dottrina sarà mai la sua? Non è certamente una dottrina umana: una serie di insegnamenti solo umani, relativamente capaci di cambiare la vita. L'insegnamento di Gesù Cristo è allora il rendere visibile questa Parola efficace; è il risultato del parlare di Dio. Non è solo un'esortazione verbale che colpisce il nostro udito, ma è una potenza in atto, è una manifestazione di un agire portentoso. È una Parola la cui efficacia salta i limiti dello spazio e del tempo; è una Parola sempre fedele a se stessa e che perdura nei secoli. È la Parola che guarisce e che sana; la Parola, finalmente, liberatrice per una umanità altrimenti perduta e bisognosa di guarigione e di salvezza. La sua è una dottrina che rigenera ancora oggi perché è di origine divina, che ci apre ad una nuova realtà. È una dottrina insegnata con autorità, con l'autorità che solo Gesù possiede. Rendiamo i nostri cuori, allora, pronti e disponibili per accogliere questa Parola che libera. Apriamo la nostra vita all'unica Parola che può guarirci e sanarci. Buona domenica e buona settimana! |