Omelia (22-01-2012) |
don Roberto Rossi |
Gesù chiama e manda Nella Parola di Dio di questa domenica abbiamo annunci concisi, ma significativi. E tutti richiamano alla responsabilità di convertirsi perché il tempo della vita è breve e occorre viverlo secondo il Signore. Nella prima lettura Giona minaccia: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". Nella seconda l'apostolo Paolo ammonisce: "Il tempo ormai si è fatto breve". Nel vangelo Gesù proclama solennemente: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo". E' interessante riprendere l'esperienza di Giona. Dio lo chiama a predicare la conversione a Ninive. Lui ha paura e scappa dalla parte opposta. Viene buttato in mare e dopo l'esperienza del pesce finalmente capisce che deve obbedire a Dio, va a Ninive, fa la sua predicazione, ma forse non è molto convinto. E soprattutto quando gli abitanti della città lo ascoltano, si convertono e fanno penitenza, per cui il Signore li tratta con misericordia, lui si arrabbia col Signore perché non doveva perdonarli, ma castigarli per il male fatto. E Dio ancora una volta con la sua bontà cerca di far capire a Giona i pensieri del suo cuore e la sua volontà di portare gli uomini alla salvezza. Paolo invita i Corinzi a vivere nella fede e nella operosità per il regno di Dio. Passa velocemente la scena di questo mondo e noi dobbiamo meritare la Vita eterna. Gesù faceva le prediche corte, scarne ed essenziali. " Convertitevi e credete al vangelo, il regno di Dio è vicino". Penso che quelli che lo ascoltavano non ci capissero granché, ma restavano affascinati perché apriva loro la mente e il cuore, come un fiore esposto al sole. La parola veniva seminata dentro e ritornava la voglia di vivere, di lavorare, la vita non era più una condanna e ripartiva il motore della vita. Chi lo seguiva, usciva da una vita piatta e ritornava forza e linfa nuova e si metteva a disposizione come avvenne per Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, che colsero la novità... "Lasciate le reti, poiché erano pescatori, lo seguirono. Per essere discepoli i Gesù, qualcosa bisogna lasciare. Solo lasciando si ritrova la libertà, si ritrova tutto. Quante volte si ripete la scena del vangelo di oggi: Gesù passa, chiama alla conversione e la gente lo segue. Non tutti; ma alcuni lo seguono con prontezza, generosità, radicalità. Come gli Apostoli, che hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Le parole di Gesù che la Chiesa ci fa leggere oggi sono il messaggio essenziale del cristianesimo: «Il tempo è breve, il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo». Il tempo è breve: passano gli anni, cosa aspettiamo a convertirci? Cos'è la «conversione»? Dice Gesù nel Vangelo di Matteo che «convertirsi è diventare come bambini» (Matteo 18, 3). Il bambino si lascia guidare per mano dal papà e dalla mamma. Noi che siamo adulti dobbiamo volgere il nostro cuore e la nostra volontà al Padre che sta nei cieli: lasciarci guidare da Dio. Convertirci vuol dire seguire Gesù, abbandonare il peccato, cambiare vita, imitando il modello divino e umano che è Gesù Cristo. Gesù che passa invita noi tutti a seguirlo. La vita cristiana è una continua conversione, un distacco dalle cose passate per orientarci al servizio di Dio e del prossimo. Tutto questo costa sacrificio, rinunzia: la conversione è il cammino della Croce che dobbiamo fare per seguire Gesù. Ecco il significato del Vangelo di oggi: anche noi dobbiamo convertirci, cambiare vita. Non siamo mai convertiti abbastanza. Tentiamo di essere buoni cristiani, ma non lo siamo mai abbastanza. Tutti abbiamo nella nostra vita qualcosa a cui dobbiamo rinunziare: un amore, una passione, un attaccamento che non è secondo la volontà di Dio. Ecco la conversione. Gesù passa e ci chiama: rispondiamogli generosamente, perché Dio non si lascia mai vincere in generosità. |