Omelia (01-01-2004) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Dio è davvero credibile "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il Suo Figlio nato da donna..." (Gal 4, 3). Per "pienezza del tempo" non deve intendersi un determinato periodo della storia da noi individuato secondo i mezzi e le misure della cronologia terrena, quanto piuttosto il "momento propizio" che Dio a scelto per salvarci in via definitiva, che Lui solo conosce in forza della Sua libertà di decisione. Ora, nella pienezza del tempo, ossia quando Dio ha deliberato di venire a salvarci definitivamente, è avvenuto che Lui stesso nella persona del Suo Figlio entrasse nella storia dell'uomo percorrendo tutti i sentieri di terrena precarietà; in altre parole che si "incarnasse". In Gesù Cristo Dio assume infatti un corpo di carne e assimila in pienezza la carnalità (eccettuando il peccato) e materialità corporale umana; ed è per questo che doveva necessariamente nascere "da donna". E così San Paolo sottolinea involontariamente la necessità della nostra Liturgia odierna: se Dio si è fatto uomo, ciò è avvenuto nel senso che ha deciso di esserlo in tutto e per tutto e pertanto storicamente parlando doveva nascere nel seno di una donna comune anche se predisposta fin dall'eternità a tale scopo: Maria. Come conseguenza logica, ne deriva che Ella è madre di Dio; madre cioè del Dio fattosi carne allo scopo di apportare la nostra salvezza. Nel termine "donna" si evince del resto il richiamo a quella umana debolezza del sesso femminile di cui Eva era stata rappresentatrice: la donna Eva aveva contribuito alla "devastazione" dell'umanità attraverso il peccato; adesso, attraverso un'altra donna, simile per natura alla prima, Dio sta "restaurando" la medesima umanità... Facendosi uomo, poi, il Figlio di Dio pur rinunciando alle Sue posizioni di grandezza, non cessò di essere Dio, ma per un mistero ineffabile della nostra fede coniugò umanità e divinità e questo ancora una volta attesta alla legittimità del titolo donato a Maria: Madre di Dio. Da parte non cattolica si potrebbe obiettare su tanti altri titoli da noi attribuiti alla Vergine, quali Immacolata o Assunta, ma a ragion di logica quello di Madre di Dio dovrebbe essere da tutti inesorabilmente condiviso, anche perché attestato categoricamente nell'espressione di Elisabetta: "A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1, 48); ma al di là delle considerazioni teologiche ed ermeneutiche bibliche, tale appellativo assume una rilevanza anche per l'umanità stessa, la quale vede in Maria un ulteriore espressione dell'amore divino nei suoi confronti: non è stato forse in virtù degli obiettivi del nostro riscatto che Dio ha deciso di incarnarsi nel seno di una donna? E non è stato sempre in forza della sua libera cooperazione alla nostra salvezza che codesta donna ha accettato di essere Madre improvvisa del Salvatore? Come Ella stessa affermava: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente", intendendo asserire che tali prodigi erano orientati in vista della redenzione e della salvezza dell'uomo. Adesso però riflettiamo attentamente su un altro aspetto di questa tematica: Dio, nella sua infinita perfezione, grandezza, onnipotenza e onniscienza decide di deliberare per gli affetti materni... Cioè di scegliersi una madre! Secondo certi scritti di Freud sulla psicanalisi, se il papà sin dalla nascita costituisce per il bambino il "principio della realtà", la mamma inculca tuttavia il "principio del sollazzo e del piacere": in effetti, come abbiamo già riflettuto in altra sede, è cosa reale che un fanciullo esprima le proprie confidenze in primo luogo alla mamma, nella quale trova il luogo primario per riporre le proprie fiducie e la motivazione delle proprie confidenze e se del padre si potrebbe sotto certi aspetti anche sopportare la mancanza, ciò non è fattibile a proposito della mamma... La figura materna è quanto meno indispensabile per un fanciullo, un adolescente e perfino per un adulto. Ebbene, nello scegliersi una mamma terrena e materna, Dio rivendica la legittimità e l'importanza del ruolo della madre, quindi afferma in primo luogo verso se stesso, per poterlo poi affermare agli altri, l'amore in senso pieno, feriale e "concreto": quello che appunto una mamma darebbe al proprio figlio. Sperimentare in prima persona l'amore di cui si deve essere annunciatori è la via più efficace per ottenere credibilità; se Dio sperimenta in primo luogo l'amore verso se stesso l'amore di cui è dispensatore per gli uomini, allora è davvero credibile... Oggi il nostro orientamento con molta probabilità sarà rivolto più alla festa del Capodanno che alla liturgia; ma in fondo che cosa può meglio di tutto inaugurare i prossimi 365 giorni che ci attendono se non la riflessione sul fatto che Dio ci assiste addirittura con amore di madre? Se pure il 2004 passerà come tutti gli altri, ossia repentinamente e senza che ce ne accorgeremo, è tuttavia legittimo che noi ci soffermiamo a festeggiarne l'inizio e a apportare delle considerazioni: esso certamente costituirà per molte persone l'occasione propizia di vedere realizzati i propri progetti e di concludere determinati itinerari e perseguire molteplici obiettivi; a parte gli spari e i botti questa notte avremo certamente riflettuto sulle ansie e le prospettive che conterranno i singoli giorni dell'anno che si sta aprendo... Tutto questo fonda la motivazione che la nostra festa sia accompagnata da un'attitudine di preghiera fervorosa e dalla disposizione a riporre in Dio la nostra speranza... Dio che ci ama ulteriormente con amore di madre. BUON ANNO A TUTTI!! LA PAROLA SI FA' VITA --Se sono madre, come interpreto il mio ruolo verso i miei figli? Come lo vivo? --(Se sono mamma) Che cosa rimprovero a me stessa nel mio ruolo materno? --Esercizio: cerchiamo di giustificare il fatto che "Dio ci ama" parlando delle esperienze concrete della nostra vita, anche quelle in negativo --Si apre il nuovo anno... Che cosa vuol dire per me la parola "auguri" che ho già rivolto a terzi? --Che cosa mi aspetto dal nuovo anno? Che cosa mi propongo? |