Omelia (29-01-2012)
Giovani Missioitalia
Gesù insegnava come uno che ha autorità

Uno scienziato o un professore competente e preparato è considerato un'autorità in una certa materia o campo di lavoro. Il genitore, il dirigente di fabbrica, il sindaco, il comandante militare, il vescovo o sacerdote sono tutte persone che hanno autorità su altri proveniente dalla loro posizione o ruolo. La famiglia Filippina è vista in genere come una struttura matriarcale e gerarchica per cui il padre è il ‘capo di famiglia' e a volte persona autoritaria e opprimente, ma il vero ‘manager' o chi ha autorità vera in casa è la madre; anche tra fratelli e sorelle c'è una gerarchia di autorità e responsabilità per cui la sorella più vecchia "Ate" o il fratello piu' vecchio "Kuya" sono riconosciuti come secondi genitori e vengono rispettati come autorità in casa e da parte loro si sentono responsabili del futuro degli altri. Avere autorità comporta assumersi delle responsabilità, ma spesso c'è gente che ne abusa per interessi personali mentre altri adattano metodi oppressivi nell'uso dell'autorità. Nello stesso tempo si vede sempre più emergere in Occidente - e non solo tra i giovani ma anche tra gli adulti- un'allergia all'autorità, alle regole. Ognuno vuole fare scelte o gestire la sua vita come crede. Comunque si può osservare che in tutte le culture la gente riconosce e rispetta l'autorità di una persona non tanto per la competenza o la posizione che occupa ma per la sua coerenza di vita; è riconosciuto come autorevole uno/a che, come si dice in inglese, ‘who walks the talk'.

L'evangelista Marco presenta nel brano di oggi parte della cosiddetta ‘giornata-tipo' di Gesù a Cafarnao. Il Signore entra nella sinagoga in giorno di Sabato e parla ed agisce con autorità: ha non solo una parola definitiva, autorevole riguardo al Regno di Dio - diversa da quella dei Farisei e degli Scribi - ma anche una parola efficace dove rivela la potenza di Dio liberatrice dell'uomo disintegrato e oppresso dalla forza maligna; Cristo da la possibilità all'uomo di recuperare dignità, integrazione e libertà. La sua è una parola che scuote lo ‘status quo' e per questo trova resistenza: "Che centri con noi? Gesu' Nazareno? Sei venuto a rovinarci!". Questa resistenza continua pure oggi: tante strutture sociali, politiche, economiche - anche ecclesiali - oppongono resistenza alla Parola; gente che vive a volte in uno stato ‘disfunzionale' preferisce continuare come niente fosse senza lasciarsi toccare o provocare dalla Parola e Presenza autorevole di Gesù. Il maligno continua ad operare oggi in modi nuovi, in strutture, tecnologie e modelli oppressivi che disumanizzano. Il famoso processo di ‘globalizzazione' ha portato a nuove forme di abuso, sfruttamento dei poveri e migranti, di disintegrazione di culture e confusione tra i giovani e gente comune. Nonostante tutto Cristo rimane ‘il più forte' perciò apriamo il nostro cuore e lasciamoci provocare, toccare dalla Parola Vera di Gesù che continua a parlare con autorità, che ci illumina, porta libertà e dignità ad ognuno di noi. Benedetto XVI, nella Verbum Domini no. 12, ci dice: "Cristo, Parola di Dio incarnata, crocifissa e risorta, è Signore di tutte le cose; egli è il Vincitore e tutte le cose sono così ricapitolate per sempre in Lui (cfr Ef 1,10). Cristo, dunque, è «la luce del mondo» (Gv 8,12), quella luce che «splende nelle tenebre» (Gv 1,5) e che le tenebre non hanno vinto (cfr Gv 1,5). Qui comprendiamo pienamente il significato del Salmo 119: «lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (v.105); la Parola che risorge è questa luce definitiva sulla nostra strada. I cristiani fin dall'inizio hanno avuto coscienza che in Cristo la Parola di Dio è presente come Persona. La Parola di Dio è la vera luce di cui l'uomo ha bisogno."

Commento a cura di padre Carlo Bittante, Manila - Filippine