Omelia (30-01-2012)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Marco 5,15-17

Giunsero da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mc 5,15-17


Come vivere questa Parola?

Un episodio sconcertante. Un uomo era talmente preda delle forze demoniache che ne subiva le più drammatiche vessazioni anche nella sua realtà fisiopsichica. Era diventato un pericolo vivente per sé e per gli altri. Lo scontro tra Gesù e queste entità del male è fortissimo. Il Salvatore, riconosciuto come "Figlio dell'Altissimo" dagli stessi demoni, libera l'uomo che ritorna alla normalità, alla dignità del suo essere persona, alla pace. Tutta la legione demoniaca chiede però a Gesù ed ottiene di poter trasmigrare in una mandria di porci che si trovava presso il mare. Ed ecco tutto il folto branco posseduto e agitato dal demonio si scaraventa e muore nel mare. Due realtà sullo schermo: l'uomo recuperato a se stesso, alla sua vita e dignità in perfetta armonia e un branco di porci che va a perire in mare.

L'uomo: vivente lode di Dio con un destino eterno. I porci: l'equivalente di molto denaro che, con loro, va perduto.

Come si muove la scena? Nell'agitata perorazione dei Geraseni a Gesù. Non perché stia con loro a farli crescere liberi in umanità piena, ma perché se ne vada al più presto perché può scompigliare i loro affari, compromettere gli averi.
Altrove Gesù dirà che non si può servire Dio e la ricchezza. E davvero l'attaccamento a denaro e roba è qualcosa che impedisce lo sguardo interiore e il libero spaziare negli orizzonti di Gesù e della gioia del Regno.

Aiutami dunque, o Signore, a non essere prigioniero di roba, denaro, persone. Non l'avido possesso ma l'essere e l'amare sono libertà e crescita.

La voce di uno scrittore

Il denaro non rappresenta se non una nuova forma di schiavitù impersonale, al posto dell'antica schiavitù personale.
Tolstoi