Omelia (05-02-2012)
don Luca Orlando Russo
«Guarì molti …»

Questa quinta domenica del Tempo Ordinario ci offre la possibilità di riflettere sul tema, sempre difficile, del male e di Dio, tra loro scandalosamente intrecciati nella storia.
Sono davvero tante le volte in cui veniamo sollecitati dalla domanda: «In che rapporto stanno il male, la sofferenza, la morte e Dio». Molte, forse troppe volte la ricerca di una risposta a questo enigma non ci fa vivere con serenità. Dalla risposta che ciascuno di noi dà o cerca di dare a questo interrogativo dipendono le nostre scelte.
C'è chi guarda al male, alla sofferenza e alla morte come a delle realtà che bisogna accettare passivamente, come facenti parte della nostra esistenza. Nessuno può eliminarle dalla condizione umana e anche Dio ad esse si sottomette impotente, finendo di essere Dio. Altri pensano, come gli amici di Giobbe, che il male, la sofferenza e la morte sono la giusta retribuzione che Dio, sommamente giusto, commina a coloro che hanno peccato. Molti, infatti, appena incorrono nella sofferenza, nel male o nella morte non possono fare a meno di dire: «Che male ho fatto per meritare tutto ciò?». Certo, sarebbe davvero terribile pensare che Dio, ammessa la sua responsabilità della sofferenza, del male e della morte, distribuisca tutto ciò senza alcun criterio. È molto più ragionevole pensare che Dio faccia le cose con somma giustizia e allora eccoti la giusta punizione per il male commesso. Dal problema non si esce se si pensa al dolore "innocente", ovvero a quella sofferenza cui vanno incontro quelli che non hanno nessuna colpa, perché incapaci di commettere il male (vedi bambini).
L'evangelista Marco questa settimana e la settimana scorsa ci ha presentato una giornata tipo di Gesù: trattandosi di un sabato, al mattino partecipa alla liturgia che ogni sabato si tiene in sinagoga dove annuncia e compie un esorcismo; uscito dalla sinagoga si reca in casa di Simone dove guarisce sua suocera; dopo il tramonto del sole, si dedica a guarire quanti erano afflitti da varie malattie e compie molte liberazioni dal male; si alza quando è ancora buio per ritrovare l'intimità con suo Padre nella preghiera e così comprendere come continuare la sua missione.
Insomma, l'evangelista ci vuol far capire che la presenza di Gesù in mezzo a noi è un grande dono: Gesù con la sua Parola e con i suoi gesti ci libera dal male, in tutte le sue forme e dalla morte. Certo, dovremo seguirlo fin sotto la croce per comprendere pienamente qual è il vero male che minaccia la nostra vita e come Egli può liberarci da tutto ciò che ci impedisce di vivere.
I demoni vorrebbero che i miracoli compiuti da Gesù siano la "prova" per credere, ma Gesù li fa tacere. Ci basti sapere che Gesù ha ricevuto in dono dal Padre la forza di sottomettere a sé il male e la morte.
Ma ora è tempo di cambiare villaggio, in cammino dietro Gesù!