Omelia (05-02-2012) |
don Roberto Rossi |
La giornata di Gesù, tra preghiera e opere L'evangelista Marco sembra descriverci una giornata-tipo di Gesù. Gesù va alla sinagoga per la preghiera del popolo davanti a Dio e l'ascolto delle Scritture. Va nella casa degli amici, di Pietro, assieme agli altri, guarisce la suocera, che si mete a servirli perché essi restano in dialogo con lui. A sera l'accoglienza dei tanti malati che gli vengono portati e che lui avvicina e guarisce. Poi un po' di riposo. Al mattino presto, quando è ancora buio, si alza, va in un luogo deserto per vivere a lungo la sua preghiera. E ancora la preoccupazione, per quelli che sono fuori. "Tutti ti cercano". Non interessa a Gesù un bagno di folla, ma andare ad aiutare ancora molti altri: "Andiamo altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là. Un giornata intensa: piena di relazioni vissute nell'amore, amore a Dio Padre, amore agli uomini, ai tanti malati, poveri, bisognosi di verità e di guarigione interiore e fisica. Anche le mie giornate sono piene: quanto amore c'è in esse, verso il Signore e verso gli altri? Quanto tempo do a Dio e quanto a chi ha bisogno. Il mio stesso lavoro, la mia vita di famiglia è vissuta con questa intensità di amore? Il tempo dato a Dio e l'attenzione amorosa alle persone, dona calma al nostro spirito e rende più fruttuose le nostre azioni ed attività. E' interessante vedere come Gesù sceglie i luoghi e i tempi per la preghiera: la sinagoga, di giorno, unito agli altri credenti, la notte o il mattino presto, in un luogo solitario e deserto, per l'esperienza dell'intimità col Padre, per ritrovare in Lui il senso della sua missione di salvezza. Vediamo poi la sua accoglienza, la sua compassione, la sua tenerezza per tutti gli ammalati che gli portano e come impegna per loro tutta la sua potenza di Figlio di Dio, che guarisce il corpo e lo spirito. Non solo accoglie e guarisce, ma sappiamo che Cristo Gesù ha preso su di sé le nostre infermità e si è caricato delle nostre malattie. Veramente si fa un tutt'uno con i malati e i peccatori. Nelle mie malattie, nelle mie debolezze, nei miei peccati come sento Cristo accanto a me? Come mi affido a Lui? Come imploro di poter fare la volontà del Padre con amore? E verso i malati, le persone deboli e in difficoltà, come mi rapporto? So portare amore, condivisione, sostegno? Aiuto a guarire? Pensiamo agli aiuti che possiamo dare per chi è malato o povero, come fanno i Missionari? Scrive p. Piero Gheddo: "tante volte le missioni che ho visitato erano assediate da affamati, da profughi che venivano dalle regioni del nord, invase dalla sabbia e senz'acqua. I missionari non facevano miracoli, ma distribuivano cibo, medicine, acqua, foraggio per i greggi di vacche salvate dalla morte. Nelle situazioni di emergenza, le missioni sono letteralmente prese d'assalto da gente ai limiti della sopravvivenza. Ma anche normalmente, nei paesi poveri e soprattutto in Africa, i missionari annunziano Gesù salvatore in modo concreto, con la vita, aiutando la gente, educando, curando i malati, insegnando a coltivare bene i campi" Rimane l'insegnamento finale: Gesù sente il bisogno di andare in villaggi nuovi, di rivolgersi ad altri, di non rimanere chiuso nella piccola cerchia che gli è attorno. Lui che dirà ai suoi: "Andate in tutto il mondo, predicate il vangelo ad ogni creatura..." S. Paolo aveva compreso bene questo e lo viveva intensamente: "Annunciare il Vangelo per me è una necessità: guai a me se non annuncio il vangelo". Noi sentiamo l'urgenza della evangelizzazione nel nostro tempo e nella nostra società? Siamo innamorati del Signore da parlarne il più possibile con le persone? Vogliamo veramente bene alle persone da offrire loro la conoscenza, la grazia e la forza del Signore Gesù? Come collaboriamo all'opera dell'evangelizzazione nelle nostre parrocchie e nella Chiesa intera? |