Omelia (05-02-2012) |
don Luigi Trapelli |
Una giornata con Gesù Il Vangelo di Marco è una perla. E' la giornata di Gesù a Cafarnao. Quante volte avremmo voluto sapere come Gesù conduceva la sua vita e Marco abbozza una risposta. Dalla sinagoga dove aveva guarito l'indemoniato, Gesù passa alla casa di Simone e Andrea. In casa, avviene un episodio molto singolare. La suocera di Simone è a letto con la febbre. Gesù si accosta, la prende per mano, la solleva e la donna sta meglio e comincia a servirli. L'episodio sembra banale in se, perché appare come un miracolo in salsa famigliare. Se analizziamo i verbi, allora il brano ci stupisce. Il verbo usato per sollevare la donna è lo stesso utilizzato per indicare la risurrezione. Gesù risorto che sale da terra e torna in posizione verticale. Lo stesso servizio che la donna compie richiama la Chiesa stessa. Questa donna rappresenta la Chiesa che, guarita da Gesù, può finalmente compiere il servizio di sanare altre persone. Anni fa lessi un famoso testo dal titolo: " Il guaritore ferito" che analizzava la figura del prete partendo dal fatto che chi sana, è stato a sua volta sanato. Ora la Chiesa vive proprio questa dimensione. Poi arriva la sera. Gesù è circondato da malati e indemoniati. Guarisce e toglie il male. Vive la sua esperienza di taumaturgo e di esorcista. Tutta la città è alla porta. Aspettano da lui un segno. Ma Gesù non si ferma lì, non si ferma alla gloria. Al mattino presto, forse ancora a notte, si alza e prega da solo in un luogo deserto. E' stupenda questa affermazione, perché richiama un Gesù che sente la necessità di pregare, per dare senso a tutti i suoi incontri e alla sua vita. Gusta il silenzio, la preghiera solitaria, mettendosi in disparte. Pensavo oggi alla vita delle persone. Non faremo molti miracoli, però stiamo molto a contatto con la gente per lavoro, in famiglia, con gli amici. Ciò che oggi viene a mancare è trovare i nostri tempi, i nostri spazi, sia per la preghiera, ma anche per starcene tranquilli a riflettere, a meditare. La domenica dovrebbe avere questo significato, anche se non sempre oggi è vissuta in questo modo. Noi cresciamo non solo perché stiamo in mezzo alla gente, ma soprattutto perché stiamo da soli e in questa solitudine cercata troviamo la linfa' che da senso al nostro esistere. Gesù non può stare tranquillo, perché arriva Simone e dice che tutti lo cercano. Ciò che afferma Gesù mi ha sempre messo in crisi. Io avrei risposto che sarei arrivato subito, in fondo era diventato importante per tutti, aveva gloria, fama. Invece no. Gesù sceglie di andare altrove. La preghiera non è stata solo passiva, ma nella preghiera Gesù ha capito che il suo compito era quello di andare anche in altri villaggi e là annunciare il Vangelo. Per questo è venuto, per questo è uscito dal Padre. Inizia così il suo cammino itinerante di annuncio e di annientamento del male. Ciò che conta è seguire un progetto più grande, non l'applauso o i propri ristretti interessi. Ciò che conta è donare a tutti la pienezza della vita. Oggi celebriamo la giornata per la vita, dal titolo "Giovani aperti alla vita". Vorrei condividere l'appello dei Vescovi che affermano: "La vera giovinezza si misura nell'accoglienza al dono della vita, in qualunque modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio." |