Omelia (12-02-2012) |
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Grazie alla liturgia, continuiamo a seguire il viaggio che Gesù ha compiuto in Galilea e in tutta la Palestina. Il nostro "navigatore", lo sappiamo, quest'anno è Marco, e lui nel suo racconto parla, sebbene in modo sintetico, di tanti segni prodigiosi avvenuti ad opera di Gesù. Eventi miracolosi che lo rendono famoso, potremmo dire a tal punto che deve allontanarsi, rifugiarsi in luoghi deserti! Gesù in questo brano del Vangelo viene dipinto compassionevole, ma anche severo (ammonisce severamente il lebbroso). Sembrano due espressioni che insieme non possono stare, specie se sono rivolte alla stessa persona! Infatti una persona che si mostra compassionevole è colui/colei che comprende fino in fondo il nostro malessere o sofferenza, mentre la severità ha più a che fare con le regole, perciò in genere le persone severe sono coloro che amano far rispettare la legge! Come mai Gesù non vuole che si sappia in giro che può guarire, e far vivere meglio chi lo incontra? Come mai proprio Lui che aveva compreso ed assecondato il lebbroso nella sua richiesta, si mostra così severo? Forse non voleva si sapesse in giro chi fosse? Oppure che poteva guarire? Allora, quale volto Gesù vuole mostrarci in questo episodio? Oggi i medici bravi a cui magari riescono operazioni importanti, delicate, fanno a gara nel farsi pubblicità! E chiunque ha un malanno è disposto ad attraversare l'Italia e non solo per farsi visitare da quel medico. Ad esempio mio cugino che da piccolo non vedeva tanto bene e rischiava di perdere la vista, ha girato tutta Italia ed è andato fino in Russia perché i genitori avevano saputo di una cura sperimentale! I miei zii infatti erano preoccupatissimi e dunque disposti a tutto pur di aiutarlo a star bene. Mio cugino mi raccontava che questi dottori avevano studi bellissimi, quando parlavano o lo visitavano avevano sempre un'aria seria. Lui non capiva quasi niente, ed era terrorizzato sia prima di partire che dopo. Quando hanno trovato la cura per lui, i miei zii contenti lo dicevano a tutti, consigliavano di andare da quel medico così bravo. So anche, che gli hanno regalato cose preziose in segno di riconoscimento. E Gesù, invece?! Evidentemente non amava la pubblicità! O forse non quel tipo! Insomma non vuol passare semplicemente per un guaritore prodigioso! Inoltre chiede al lebbroso di andare a presentarsi al sacerdote! Come? Dalla concorrenza addirittura!? E no, i fratelli ebrei - non dimentichiamo che Gesù era ebreo! - non sono nemici, bensì coloro che hanno per primi conosciuto e creduto in Dio Padre, e dunque inviare il lebbroso dal sacerdote era per Gesù un segno che rispettava le indicazioni della legge ebraica. In più il lebbroso avrebbe avuto la benedizione da parte dei sacerdoti e quindi di Dio che già lo aveva purificato. Le cose, lo sappiamo non son andate così: troppo contento della nuova vita che gli si prospettava innanzi, comincia a dirlo a tutti. Gesù diventa ancora più conosciuto in Galilea. Perché, possiamo chiederci, Gesù compie miracoli? Sono un segno della divinità cioè del suo rapporto con Dio, Lui stesso è Dio e contemporaneamente uomo! Dunque i miracoli sono gesti che ci aiutano a rapportarci a Dio e a Gesù come Colui che ci ha dato la vita e non esita a rinnovarla, quindi sono segni della potenza divina. Gesù però, non vuole essere solo un medico per il lebbroso come per noi, vuole entrare in relazione con noi, desidera partecipare alla nostra vita ed essere nostro compagno d'avventure. Il dottore invece viene ricordato solo in caso di malattia poi è facile dimenticarlo, in genere non si diventa amici del proprio medico! Durante la settimana possiamo fermarci a riflettere proprio su come parliamo, siamo in relazione con Gesù e ringraziarlo per essere parte della nostra quotidianità. Commento a cura di Antonella Stolfi |