Omelia (12-02-2012)
don Roberto Seregni
Se vuoi...

Ho appena salutato un gruppo di ragazzi che ogni lunedì vengono in casa mia per pregare i Vespri. Hanno sfidato il vento gelido di questa sera, qualcuno arriva dall'allenamento ancora con i capelli bagnati, altri sono appena riemersi dai libri di fisica o di filosofia. Mi piace pregare insieme a loro, recitare i salmi sottovoce e sentirmi dentro un unico respiro che raccoglie desideri, sogni, sofferenze per portarle - insieme - davanti al Padre.

Dopo la guarigione della suocera di Pietro, la liturgia ci propone l'incontro di Gesù con l'innominato lebbroso.
Il libro del Levitico (Lv 13,45-46) lo dice chiaramente: il lebbroso è un impuro, è uno da tenere alla larga, è l'emarginato per eccellenza del mondo giudaico. Quell'uomo è per tutti un intoccabile. Sì, per tutti. Tranne che per Gesù.
Molto interessante è la richiesta del lebbroso, perché è coraggiosa e timida allo stesso tempo: "Se vuoi, tu puoi guarirmi!". Egli supera la barriera sociale che gli era rigidamente imposta perché si vuole mettere in relazione con Gesù. Dentro di sé ha un desiderio e vuole portarlo davanti al Nazareno, ma allo stesso tempo sembra quasi che non voglia disturbarlo. La sua richiesta è in punta di piedi: "Se vuoi...".
Forse il lebbroso pensa che incontrare Gesù sia un privilegio di pochi, ma la buona notizia del Vangelo di Gesù capovolge radicalmente questo criterio di merito e innesta nella vita del discepolo la certezza della gratuità.
Per poter gustare la compagnia di Gesù non serve la "tessera punti" delle buone azioni, ma la libertà di lasciarsi amare e raggiungere dal Suo amore trasformante.
Proprio in questo contesto, per la prima volta, l'evangelista Marco parla della compassione di Gesù: è davanti alla richiesta cruda del lebbroso che Gesù svela la sua tenerezza.
Il volto di Dio annunciato dal Nazareno è quello di un Padre che si lascia turbare, coinvolgere, appassionare e ferire. Che meraviglia!

Buona settimana
don Roberto