Omelia (25-12-2011) |
Giovani Missioitalia |
La grande speranza Ogni anno l'atmosfera Natalizia o ‘the spirit of Christmas' ha qualcosa di ‘magic' in tutto il mondo. Parla di gioia, pace, amore, unità di cuori, condivisione ecc.; solleva il cuore, fa sentire tutti più buoni. Ma purtroppo il Natale è stato gradualmente ‘commercializzato' al punto che si fa dello shopping la preoccupazione primaria, dello scambio di doni e della cena in casa coi parenti l'evento principale. "Tutti al mare" ha detto un famose calciatore Italiano! Si fanno gli auguri di Buone Feste o "Happy holiday"! In pratica la stragrande maggioranza, anche di cattolici, sembra celebrare il Natale senza l'attore e causa principale: Cristo! Nello stesso tempo una crisi profonda, non solo economica, ma di valori sta colpendo l'Italia, la Grecia e altri paesi Europei chiedendo sacrifici e provocando incertezza, ansietà per il futuro specie tra le categorie più deboli della società. Pochi giorni fa', la notte tra il 16 e il 17 dicembre, il tifone "Washi/Sendong" ha colpito il Mindanao, nel Sud delle Filippine, e ha lasciato alle spalle disastro e miseria: più di 1000 morti specie in Cagayan De Oro e Iligan city. È possibile parlare di Natale in questo contesto? È possibile per noi vivere una parentesi gioiosa dimenticando questi nostri fratelli e sorelle che sono nell'ansia o nella sofferenza? A loro e a noi cosa dice il Natale? Il vangelo ci ricorda che mentre i potenti facevano i loro piani - il censimento - il Padre nel suo amore infinito, come dice l'evangelista, lavorava nel silenzio per il vero "Piano" e dava il suo unico Figlio, dono più prezioso, la ricchezza che rimane per sempre, il Re dei re, la luce che risplende nelle tenebre del mondo; Gesù Cristo, l'Emmanuele -Dio-con-noi arrivava nel mondo e nasceva nella povertà della stalla in Betlemme. A collaborare in questo piano di rinnovamento e risanamento - che non deve essere approvato dai politici! - erano i poveri: una coppia giovane come Maria e Giuseppe, che non era stata accolta o aveva trovato posto nel paese; i pastori che vivono ai margini... gente umile ma aperta e accogliente della Parola di pace e speranza. Sono loro che celebrano il primo e vero Natale nella trepidazione, ma anche nella gioia e fede. Nella crisi attuale Betlemme ci parla di semplicità ed essenzialità di vita, di solidarietà e condivisione nell'amore. Gli angeli invitano anche noi ad andare a Betlemme perché come ci dice il Papa nell'Esortazione Verbum Domini, Cristo è la nostra speranza nella crisi che viviamo oggi: «la Parola eterna si è fatta piccola - così piccola da entrare in una mangiatoia. Si è fatta bambino, affinché la Parola diventi per noi afferrabile». Adesso, la Parola non solo è udibile, non solo possiede una voce, ora la Parola ha un volto, che dunque possiamo vedere: Gesù di Nazareth... In effetti, ciò che la Chiesa annuncia al mondo è il Logos della Speranza;l'uomo ha bisogno della «grande Speranza». S. Luca ci dice che (v.12) "non c'era posto per loro..!" e dopo 2000 anni il Bambino Gesù continua a bussare, non solo a Natale ma ogni giorno, e chiedere un posto ,‘a room', nel nostro cuore! Accogliamolo sia nella Parola, Eucarestia, che nella persona povera, debole, straniera ed emarginata. Il commento è stato realizzato da padre Carlo Bittante, Manila, Filippine. |