Omelia (07-12-2003) |
mons. Vincenzo Paglia |
Commento Luca 3,1-6 Giovanni non è certo un uomo effimero. E' un uomo robusto e severo nella sua essenzialità. Egli ci viene incontro perché anche noi scopriamo il senso vero della vita che è nell'attesa del Signore, della salvezza. Egli ci chiede di allontanarci con lui dalla città, di allontanarci cioè da una vita intesa come consumo dì beni, di cose, di affetti, che via via mettiamo da parte per cercare una felicità che sta sempre oltre. È necessario recarci nel deserto: abbiamo bisogno di ascoltare e di riflettere. È infatti la Parola di Dio che spinge Giovanni, e noi, ad uscire dalla triste vita di sempre per lasciarci guidare dalla sua luce. La parola di Dio - nota l'evangelista -giunge "nell'anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare" .Questo per dire che la "parola", il Vangelo, non è un fatto evanescente, un'entità astratta e vaga; e neppure è una voce nascosta e privata. È una parola che riguarda tutti, l'intero impero. Essa scende nei cuori cambia la vita del mondo. |