Omelia (22-02-2012) |
Gaetano Salvati |
La sana inquietudine L'itinerario quaresimale si offre ogni anno come un'occasione per rientrare al proprio cuore, e, dopo essere rientrati in se stessi, fare ritorno al Padre. La Quaresima, quindi, è il tempo della purificazione, della preparazione in vista dell'incontro con Cristo risorto. Lo sforzo che la Chiesa propone al credente sta proprio nel rendere possibile la compenetrazione fra il mistero del Signore Gesù e il mistero dell'uomo. Per concretizzare l'incontro con Cristo è necessario trasformare l'intimo, convertirsi. La Quaresima rinnova la possibilità di riandare alle sorgenti della nostra vita di fede e di estirpare, mediante la preghiera e il digiuno, tutto ciò che occlude i pozzi della grazia (Gen 26,15). La Chiesa, oggi, ci introduce in questo cammino mediante parole e gesti particolari. La liturgia della Parola ci illumina sul senso e sul modo di vivere la Quaresima. Il profeta Gioele, anticipando il messaggio evangelico, invita il credente a lacerarsi il cuore, più che le vesti (Gl 2,13); a prendere coscienza che Dio è misericordioso e perdona il peccatore pentito. È l'esperienza saggiata dal salmista: "pietà di me, o Dio, nel tuo amore... cancella la mia iniquità" (Sal 50,3); vale a dire, provato dalle delusioni dell'esistenza, Davide si è reso conto che solo Dio desidera ardentemente il suo bene; ma, per tornare a Lui, ha bisogno di cambiare vita (convertirsi), di mutare le abitudini, di volgere lo sguardo verso alti orizzonti. Questo procedimento di fede, che porta il cuore ad unirsi con il Creatore, è illuminato da san Paolo. Egli, pur rivolgendosi ai corinzi, esorta ciascuno di noi a lasciarsi "riconciliare" (2Cor 5,20) con Dio. Non dice "ritornate a lui con le vostre forze"; bensì, affidatevi a Cristo Signore: "perché in lui possiamo diventare giustizia di Dio" (v.21), otteniamo la salvezza. Egli è la ragione per cui è possibile iniziare il percorso di ritorno a Dio. Il Maestro, infatti, desidera che noi apriamo il cuore alla speranza, alla gioia offerta dal suo sacrificio. Dunque, il nostro impegno a crescere, a maturare e a migliorare, non avviene mediante rinunce, ma attraverso la riqualificazione della persona: nel suo nome, l'uomo è capace di riflettere sulle proprie azioni e di ritornare sui suoi passi. In questo senso, il rinnovamento del cuore, portato avanti con la preghiera (Mt 6,5), la pratica della giustizia (v.1), il digiuno (v.16), le opere di carità (v.2), va compiuto nella forma della sana inquietudine (v.17), che ci fa stare distanti dal peccato e in ascolto della verità. La liturgia odierna ci mostra anche un gesto significativo per il nostro cammino quaresimale: l'imposizione delle ceneri. Tale azione non vuole richiamare la morte, o la tristezza del tempo che scorre inesorabile. Piuttosto, è il simbolo dell'unica realtà che non viene dispersa da alcun vento: la misericordia del Padre. La Chiesa impone le ceneri per ricordare all'uomo che, se vuole vedere Dio, è necessario non ricercare se stessi, ma, con il capo piegato e deterso dall'amore infinito della Trinità, vivere in comunione con tutti i fratelli e sorelle. Sentiamo, allora, la quaresima come una questione di cuore: il Signore vuole salvarci e cerca la nostra collaborazione. Affidandoci a Colui che solo può mutare l'esistenza, riusciremo a mettere in questione il nostro intimo: chi amo? Chi da senso e letizia alla mia esistenza? Solo se chiudiamo la "porta della stanza", cioè senza farci distrarre dal frastuono del mondo, riusciremo ad ascoltare il Signore: io ti amo, io do senso e letizia al tuo cuore, a tutta la tua persona. In quest'amore, iniziamo la Quaresima. Amen. |