Omelia (26-02-2012)
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COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Rocco Pezzimenti

1. Brani, a prima vista, misteriosi quelli delle letture odierne, ma brani fondamentali se è vero che nelle poche righe del Vangelo odierno è proposto l'invito fondamentale per un'autentica vita di fede cristiana: "convertitevi e credete al vangelo". A sottolineare l'urgenza del richiamo Gesù sottolinea: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino". Non è un qualcosa da ritenere lontana. Ciascuno è chiamato ad aderire alla buona novella ora e subito. Come? Convertendosi. La parola prescrive un radicale cambiamento di rotta e di direzione, attuabile solo con una vita di penitenza che parte proprio dal desiderio di resistere alle tentazioni.

2. Per darci l'esempio Gesù, spinto dallo Spirito, andò nel deserto dove rimase per quaranta giorni tentato da Satana. Nella tentazione, tra le fiere, gli angeli lo servivano. Da quelle difficoltà arrivò poi a presentare a tutti noi il Regno. Le tentazioni che il Signore subì riassumono quelle che, in ogni tempo, subisce la natura umana, ma è proprio la fede nel regno di Dio, già in mezzo a noi, che può sostenerci e metterci in condizione di resistere. Soprattutto se non ci si isola, ma si vive in comunione con la Chiesa, che ci serve come gli angeli servirono il Signore, e con i nostri fratelli lungo il cammino della salvezza, sospinti e incoraggiati dallo Spirito.

3. La più grande tentazione può venire dall'incomprensione di chi ci sta vicino. Marco, oltre a parlare di satana, parla esplicitamente di fiere. Quelle che complicano la vita anche a coloro che la pensano come noi, come accadde allora tanto che ci viene ricordato che "Giovanni fu arrestato". È quasi fare terra bruciata attorno a noi. Il deserto di cui si parla, ovviamente, deve essere inteso nel senso più ampio possibile. Il senso, o meglio la paura della solitudine, sembrano rendere complicata la missione di Dio, ma è allora che si assiste alla proclamazione del Regno. È questa la più alta forma di testimonianza, quella alla quale ci invita Nostro Signore.

4. A sostegno ci viene anche la promessa fatta a Noè. Quella alleanza già segnata con la sua discendenza, "dopo di voi e con ogni essere vivente che è con voi". Alleanza che interessa tutto il creato: "volatili, bestiame e fiere della terra, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca". Viene detto esplicitamente: "Io stabilisco con voi la mia alleanza: non sarà più distrutta".

5. La garanzia di questa certezza, come ci ricorda Pietro, ci è data da Cristo stesso che "morì una volta per i peccati ... per ricondurci a Dio". Morì una volta per tutti tanto che "andò a portare l'annuncio anche agli spiriti in prigione, che un tempo erano stati disobbedienti". La bontà di Dio si rivolge anche a loro, proprio per la promessa fatta a Noè, la cui vicenda dell'acqua è "come figura del battesimo, ... è invocazione a Dio di una coscienza retta in forza della resurrezione".