Omelia (22-02-2012)
Omelie.org - autori vari


COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di don Paolo Ricciardi

La Quaresima quest'anno è stata preceduta da un inverno veramente particolare ... Abbiamo ancora nella mente immagini di neve, sensazioni di freddo, gioia per i bambini e tanti disagi per adulti ed anziani.
Nel gelo tutto si ferma, sembra che non ci sia più permesso fare un passo senza il rischio di scivolare.
Quante volte ho pensato che questa situazione esterna assomigli alla nostra vita spirituale... un po' raffreddata, per non dire ghiacciata!
La Quaresima che inizia oggi è un'ottima occasione per riscaldare la nostra vita con il fuoco dell'Amore di Dio: Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore! (Sal 94,8).
Il primo giorno di questo tempo inizia subito a "rompere il ghiaccio" del cuore. Il punto di partenza è lo stesso amore di Dio, talmente misericordioso da dimenticare i peccati, anche più gravi, per il bene del peccatore convertito. Il Signore Dio che ha creato tutto, ama tutto, non disprezza nulla e a tutti dà la possibilità del pentimento.
"Fiocca" un po' di cenere sul capo iniziando così un itinerario "dalla testa ai piedi", come direbbe don Tonino Bello, indicando così il gesto delle ceneri sulla testa e la lavanda dei piedi come il punto di partenza e quello di arrivo di ogni credente che, convertendosi e credendo al Vangelo, si apre al servizio del prossimo; le nostre tavole dovrebbero farsi più semplici, perché il digiuno ci aiuti ad avere fame di Dio. Le nostre mani si dovrebbero aprire maggiormente per essere tese verso le necessità del prossimo.
Solo così possiamo "affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male". Quaresima vuol dire quindi lotta nella speranza di una vittoria. E la luce della Parola ci offre i mezzi per questo combattimento. Basterebbe rileggere e meditare bene il vangelo di oggi, "immergerci" in questo sguardo del Padre che vede nel segreto, per gioire di questa sua attenzione per me, per ciascuno di noi... e desiderare di essere "più bianchi della neve".
Eppure, anche se tutti, all'inizio di questo tempo, ci impegniamo a convertirci... poi tutti sperimentiamo la fragilità e la separazione tra il desiderio della santità e la vita concreta.
Siamo fatti così: propositi, rinunce, "fioretti" e... non cambia nulla!
Forse dovremmo ricominciare da capo. Forse dovremmo credere veramente - e può essere questo l'anno buono - che vivere la Quaresima è, ancor prima di un impegno da parte nostra, un dono immenso da parte di Dio. Lui vede il mio cuore, sa che va purificato, e mi dà l'occasione di "mettere ordine" alla mia vita.
In Quaresima, tempo propizio di 40 giorni, è Dio il primo a camminare venendomi incontro, nel deserto della mia vita, con la sua Alleanza, la sua tenera e forte Amicizia. Ci viene incontro con Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.
Il deserto per Israele non fu un luogo facile. Il tempo dei 40 anni significò vivere sotto una tenda, senza fissa dimora, nella totale mancanza di sicurezza. Tante volte fu preso dalla tentazione di tornare in Egitto, dove almeno il cibo era assicurato, sebbene fosse quello degli schiavi.
Nella precarietà del deserto fu proprio Dio a provvedere l'acqua e il nutrimento per il suo popolo, difendendolo dai pericoli. Così l'esperienza della completa dipendenza da Dio divenne per gli Ebrei un cammino di liberazione dalla schiavitù al servizio" di Lui e del prossimo.
Il periodo quaresimale ci spinge a percorrere spiritualmente lo stesso itinerario, esortandoci a quella conversione che ci consentirà di arrivare purificati, per il giorno di Pasqua, al cuore del mistero cristiano.
Siamo chiamati ad essere nel mondo testimoni gioiosi della Pasqua, credenti che professano con convinzione la resurrezione e la vita eterna, gioiosi annunciatori del Paradiso. Eppure sperimentiamo di essere spesso tiepidi, incapaci di gridare il Vangelo con la vita. È necessaria più che mai in questo tempo la conversione, come revisione di vita e superamento delle mediocrità, nella consapevolezza che ad essa non giovano gesti clamorosi e teatrali.
Non è tempo di stracciarsi le vesti; questo gesto rituale per esprimere indignazione possiamo lasciarlo ai farisei. Nel nostro caso, invece, bisogna cambiare il cuore: "Laceratevi il cuore e non le vesti", ci ha detto il profeta Gioele.
La conversione deve dunque partire dall'intimo del cuore umano poiché, come dice Gesù, "dal cuore provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie" (Mt 15, 19).
La conversione è un'occasione di ravvedimento per arrivare dall'amore di sé all'amore di Dio. Un passaggio, necessario per la nostra gioia, dall' "io" a "Dio".
Convertirsi significa ammettere umilmente che abbiamo tanti sbagli; significa pentirsi per le scelte fatte e ripetere le parole di Davide: "Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi" (Sal 50, 5). Convertirsi significa prendere esempio dal figliol prodigo, che stretto dalla fame "rientrò in se stesso" (Lc 15, 17), abbandonando la strada del peccato per tornare tra le braccia del Padre celeste.
Dio attende da tempo il nostro ritorno in questa Quaresima di grazia.
Lo stesso Gesù c'insegna come impiegare questo tempo di preparazione alla Pasqua, suggerendo quello che si deve evitare e ciò che invece occorre fare.
Egli dice anzitutto: "guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini".
Lo stile del mondo, lo sappiamo, è quello delle apparenze, le più sfacciatamente vuote, purché l'inganno faccia il suo gioco, tanto che gli uomini vivono di espedienti meschini, vuoti e ridicoli.
Il tempo della conversione ha invece bisogno della solidità delle cose, secondo quel principio della vita spirituale in base al quale non conta nulla quanto viene fatto solo per apparire.
Come disse Dio al profeta Samuele, "io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore" (1 Sam 16,7).
Se cerchiamo il consenso degli uomini dimostriamo di non essere intelligenti, perché la loro approvazione, anche se ci piace, non ci potrà mai dare quello che noi non abbiamo.
È bene ricordare ciò che ha scritto in proposito l'apostolo Paolo: "È forse il favore degli uomini che intendiamo guadagnarci, o non piuttosto quello di Dio?... Se ancora io piacessi agli uomini non sarei più servitore di Cristo!" (Gal 1, 10).
Quanto poi agli impegni che debbono caratterizzare il nostro cammino quaresimale, il Signore si sofferma su tre punti della pratica religiosa, cari alla tradizione di Israele: l'elemosina, la preghiera e il digiuno, proponendoli in forma persuasiva e toccante, come se fosse un pressante e insieme delicato invito personale.
"Quando fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra..., quando preghi, entra nella tua camera..., quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto... e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà".
Con questi tre grandi esempi il Signore ci insegna la strada dell'interiorità e del primato di Dio sulla vita. Iniziamo in particolare questo periodo con l'osservanza del digiuno, in modo serio, guardandoci anche intorno per vedere i tanti poveri che ci tendono la mano. Ci può essere di stimolo la quanto mai espressiva parola di S. Pietro Crisologo: "Digiunando, dunque, fratelli, poniamo il nostro pranzo nella mano del povero, [...]. La mano del povero è la banca di Cristo, perché Cristo accoglie tutto ciò che il povero riceve. Da' dunque, uomo, la terra al povero, per avere il cielo; da' il denaro, per avere il regno; da' una briciola, per avere il tutto" (S. Pietro Crisologo, Sermoni, 8, 4).
Buona Quaresima, fratelli. Diamo spazio a Dio, diamogli il nostro tempo. E Lui non farà altro che riempirci di Festa.